Corte dei Conti: le finanze italiane sono fragili

Finanze deboli e crescenti incertezze mettono l’Italia di fronte a un 2020 per nulla facile. È questo il parere della Corte dei Conti, che spicca all’interno del rapporto di Programmazione dei controlli e delle analisi per l’anno da poco in corso.

Secondo l’organismo governativo presieduto da Angelo Buscema si preannunciano 12 mesi “impegnativi per il governo dei conti pubblici”.

Pesano infatti, sullo scenario economico del Belpaese, le “crescenti incertezze derivanti dal quadro macroeconomico internazionale” e finanze italiane “già largamente al di sotto della media europea”:

“La condizione dei conti del nostro Paese appare fragile ed esposta a rischi nel breve e nel medio termine”,

scrive la Corte dei Conti nel suo rapporto di Programmazione annuale.

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Corte dei Conti: le finanze italiane sono fragili

L’analisi della Corte dei Conti arriva dall’annuale rapporto di Programmazione dei controlli e delle analisi, riferito al 2020 da poco iniziato.

12 mesi etichettati dall’organismo governativo come “impegnativi”, sulla scia di un trend di certo non nuovo per il Belpaese, ma di fronte ora a una serie di difficoltà sempre più incalzanti in arrivo dallo scenario internazionale.

Difficoltà che pesano in maniera ancora più grave considerando finanze italiane “già largamente al di sotto della media europea”:

“Le difficoltà interessano ampi comparti della domanda, in particolare le componenti interne. Gli investimenti, pur mostrando una maggiore vivacità, non sembrano nel complesso in condizione di dare un impulso adeguato all’esigenza sempre più vitale di aumentare lo stock di capitale della nostra economia”,

rileva la Corte dei Conti all’interno del rapporto di Programmazione dei controlli e delle analisi per il 2020.

Situazione più in rilievo quella relativa ai consumi delle famiglie, in costante discesa malgrado un mercato del lavoro in - seppur modesta - ripresa.

L’influenza sugli “equilibri della finanza pubblica” è notevole secondo la Corte, che cita poi le clausole di salvaguardia come possibile espediente utile a frenare un deficit che si avvicina pericolosamente alla soglia del 3%.