Genitori o suoceri che rivogliono indietro la casa dopo averla prestata ai figli per la costruzione di un nucleo familiare, ecco cosa fare in questi casi secondo la legge.
Quando si forma una nuova famiglia, non è raro che genitori e suoceri contribuiscano materialmente alla sua stabilità, anche mettendo a disposizione un’abitazione. Per via dei rapporti familiari che intercorrono difficilmente questa concessione viene regolamentata, insomma non sembra esserci alcun contratto che sancisca l’accordo, basato più che altro sulla fiducia delle parti. Ma allora cosa fare se i suoceri o i genitori vogliono indietro la casa?
Bisogna lasciare l’abitazione da un momento all’altro oppure c’è qualche possibilità di tutela? Iniziamo con il dire che pur mancando, almeno in apparenza, un contratto, l’impegno preso dai suoceri o genitori che hanno prestato la propria abitazione non può sempre essere deliberatamente ignorato. Vediamo cosa prevede la legge.
Genitori o suoceri che prestano la casa, cosa succede
Nel momento in cui i genitori o i suoceri – intesi anche figurativamente nel caso in cui la coppia non sia sposata – mettono a disposizione una propria abitazione si realizza un contratto di comodato. Anche se l’accordo avviene spesso in modo completamente informale e senza forma scritta, c’è comunque un contratto alla base che regolamenta la situazione.
Il contratto di comodato, infatti, non necessita della forma scritta, né tantomeno della trascrizione (se in forma verbale), ma si può semplicemente realizzare in forma verbale con la manifestazione della volontà delle parti, anche implicita, e senza esigenza di particolari formalismi. Di fatto, il contratto di comodato realizza un prestito a titolo gratuito (se non specificato altrimenti), con il quale la famiglia acquisisce il diritto di utilizzare la casa, mentre la proprietà resta ai titolari; quindi, i genitori o i suoceri.
Capire che quello che si realizza, spesso inconsapevolmente, è un contratto di comodato è fondamentale per individuare quali sono le tutele a disposizione delle parti. Da un lato, vi sono i suoceri o i genitori che conservano la proprietà e potrebbero averne necessità. Dall’altro, però, la famiglia che vi abita non dovrebbe rischiare di rimanere senza abitazione da un momento all’altro.
Cosa fare se i genitori o i suoceri rivogliono indietro la casa
Quando i genitori o i suoceri rivogliono indietro la casa prestata alla famiglia è importante verificare la scadenza prevista del comodato. La scadenza del contratto può essere stata prevista in modo specifico, per esempio fissando una data o un certo limite di tempo concesso alla coppia per trovare un’altra sistemazione.
Altrimenti, la scadenza del comodato può essere anche desunta dalla finalità per cui è stato stipulato. Per esempio, se la casa viene prestata come abitazione coniugale e la coppia si separa, lo scioglimento del matrimonio può essere considerato una scadenza.
Lo stesso si applicherebbe anche nel caso in cui i coniugi abbiano trovato un’altra sistemazione, oppure un’occupazione che consenta loro di sostenere le spese d’affitto in un altro immobile. Tutto dipende dalle motivazioni dell’accordo, ma in ogni caso alla scadenza i suoceri o i genitori che hanno prestato la casa hanno diritto a riaverla.
Di conseguenza, è possibile opporsi alla richiesta di restituzione dell’appartamento fino al termine della scadenza. Oltretutto, quando la coppia ha dei figli, il comodato non si può considerare terminato al divorzio della coppia e in ogni caso i diritti dei minori sono meritevoli di particolare tutela. Di conseguenza, il genitore che vive con i figli ha diritto a utilizzare ancora l’abitazione.
Quanto detto si applica al comodato ordinario, caratterizzato per l’appunto di una scadenza o una finalità specifiche e, più in generale, un periodo di tempo comunque determinabile. In questo caso, la restituzione prima della scadenza o prima della realizzazione della finalità e dovuta soltanto in caso di urgente e imprevisto bisogno dei proprietari.
Al contrario, quando il comodato non può essere subordinato a una scadenza o a una finalità prende il nome di comodato precario. In questa ipotesi, i suoceri o i genitori possono richiedere la restituzione della casa in qualsiasi momento. Di fatto, se il procedimento avviene in sede giudiziale può comunque richiedere più tempo in presenza dei minori, ai quali deve essere garantita una congrua sistemazione, ma la casa dovrà comunque essere data indietro, a prescindere dalla motivazione.
Il comodato precario è difficilmente applicabile al prestito della casa da parte dei genitori o dei suoceri, che spesso lo realizzano per le necessità del nucleo familiare. Per avere questo tipo di garanzia, infatti, i titolari dell’immobile dovrebbero stipulare un contratto scritto che indichi la precarietà e la scadenza (a breve termine) ultima.
Ne risulta che la famiglia può facilmente opporsi alla richiesta di restituzione della casa, anche in ipotesi di citazione in giudizio, purché riesca a provare l’esistenza del comodato. Di norma, anche se si tratta di un contratto verbale, la prova è piuttosto semplice nei rapporti familiari, ad esempio può essere rilevante il fatto che i figli abbiano vissuto a lungo nell’abitazione senza alcuna opposizione da parte dei genitori proprietari.
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