Il leader di Forza Italia, immortalato dallo zoom delle telecamere al Senato, ha scritto su un foglietto di carta una serie di aggettivi con cui qualifica il comportamento di Giorgia Meloni.
Supponente, prepotente, arrogante, offensivo, ridicolo. Anzi no “ridicolo” lo ha cancellato con un tratto di penna, ma ha aggiunto “è una con cui non si può andare d’accordo”. Sono tutti gli aggettivi e gli epiteti con cui Silvio Berlusconi qualifica il comportamento delle ultime ore di Giorgia Meloni. Il leader di Forza Italia è stato colto a scriverlo su un foglietto durante la seduta al Senato che ha eletto Ignazio La Russa presidente d’aula.
In molti dicono che ieri abbia sofferto parecchio il mancato accordo con gli alleati e poi l’elezione a sorpresa del numero due di Fratelli d’Italia, con l’aiuto di una ventina di senatori d’opposizione. Chi sa se proprio per questo il Cavaliere, claudicante, ma anche azzoppato politicamente dal protagonismo della presidente del Consiglio in pectore, non l’abbia fatto apposta. Uno dei suoi morsi da Caimano, insomma, in una legislatura che, volente o nolente, lo vedrà ancora decisivo, anche se oramai come terza scelta del centrodestra, per le sorti della maggioranza.
La replica di Giorgia Meloni
Il neo presidente del Senato, Ignazio La Russa, a proposito dello scatto di ieri si dice intanto convinto che non sia vero. “Io credo - ha spiegato - che il presidente Berlusconi dovrebbe dichiarare quello di cui io sono quasi certo, che quella foto è fake, però deve dichiararlo lui non lo posso dire io”. Meloni, però, ha replicato stizzita, dicendo che Berlusconi si è dimenticato di aggiungere che lei “non è ricattabile”.
Perché Berlusconi “ha litigato” con Giorgia Meloni
Nelle ultime ore, intanto, la frattura tra Forza Italia da una parte e il duo sovranista Meloni-Salvini dall’altra, sembra essersi ricomposta. Antonio Tajani, vice di Berlusconi ed ex presidente del Parlamento europeo, ha fatto ricorso a tutte le sue doti da moderatore e paciere, spingendo Berlusconi a dare l’ok per l’elezione di Lorenzo Fontana, in quota Lega, a presidente della Camera. D’altronde quello dello stesso Tajani pare l’unico nome sicuro di Forza Italia al governo (Meloni avrebbe dato l’ok per la Farnesina).
Anche se i diretti interessati negano, fonti di Forza Italia confermano che l’ex presidente del Consiglio è molto arrabbiato per il “no” a Licia Ronzulli ministra ripetuto più volte da Meloni (che non la riterrebbe abbastanza competente e rifiuta anche la cessione di troppi dicasteri di peso a FI). E in effetti l’indignazione traspare dalle dichiarazioni pubbliche in cui avverte gli alleati chiedendo di “non mettere veti”.
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Secondo alcuni Berlusconi sperava di trovare “riconoscenza” nella leader di Fratelli d’Italia, che in qualche modo lanciò lui come ministra delle politiche giovanili nel 2008, dopo che fu votata da Forza Italia vicepresidente della Camera nel 2006. Invece la leader di Fdi sembra muoversi da vera e propria regina della coalizione, parlando di più con Matteo Salvini, con cui sembra aver ritrovato compattezza, a partire dai nomi che comporranno il prossimo esecutivo (si parla sempre più insistentemente di affidare un ministero di peso come quello dell’Economia al leghista Giancarlo Giorgetti).
Berlusconi può far cadere il governo Meloni?
Un Berlusconi “tradito”, in effetti, è sembrato anche quando si è lasciato andare ad un vaffa probabilmente contro Ignazio La Russa, con cui stava parlando, a margine della votazione in Senato. Tornato in aula dopo otto anni il Cavaliere trova equilibri totalmente nuovi e dovrà adattarsi ad essere partner minore di un governo che pensava, in qualche modo, di poter indirizzare molto, soprattutto dopo che Meloni aveva candidato diverse personalità a lui vicine nelle sue liste (come Marcello Pera, Gianfranco Rotondi, Eugenia Roccella e Giulio Tremonti). Invece, forse, così non sarà.
Nei prossimi mesi, quindi, Berlusconi potrebbe essere un fattore di instabilità dell’esecutivo che sta per essere costruito. Tutto, però, dipenderà dall’influenza che effettivamente Forza Italia riuscirà ad avere sull’azione di governo, in modo diretto o indiretto.
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