Ecco cosa rischia chi fa il furbo alle casse self-service e perché molto più di quanto si creda.
Il taccheggio è un problema grave in tanti Paesi. Con questo termine ci si riferisce al furto nei supermercati, anche se non esiste alcuna distinzione di questo tipo sul piano giuridico. Nella sensibilità comune questi furti sono spesso associati a danni di poco conto, ma non c’è niente di più diverso dalla realtà. Spesso il valore sottratto al negozio è tutt’altro che irrilevante e il ladro rischia pene decisamente severe.
Ci sono perfino degli studi che dimostrano una crescita esponenziale dei furti nelle casse automatiche dei supermercati, che in qualche modo fanno cadere in tentazione. Fare i furbi alle casse self-service è un vero e proprio impegno di fantasia per tante persone, che inventano stratagemmi di ogni genere per eludere i controlli. In alcuni casi, l’obiettivo è merce di grande valore, in altri soltanto risparmiare illecitamente pochi euro.
I diversi sistemi antitaccheggio e di sorveglianza non scoraggiano queste menti creative. C’è chi non scannerizza tutti gli articoli - opzione sempre più difficile vista la rilevazione del peso - chi scambia le etichette dei prodotti, chi, più “tradizionalmente” occulta alcuni oggetti tra i propri effetti personali. Poco cambia, si tratta sempre di un reato, anche se la percezione sociale pare essere molto indulgente sul punto. Ecco cosa si rischia.
Cosa rischia chi fa il furbo alle casse self-service
Come anticipato, tante persone considerano poco grave il taccheggio, nonostante si tratti di un reato a tutti gli effetti. Il furto è infatti definito dall’articolo 624 del Codice penale come l’appropriarsi di una cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, per trarne un profitto. Le modalità adottate possono influire sulla determinazione di eventuali aggravanti, ma fare i furbi alle casse automatiche resta sempre un furto, tutt’al più un tentato furto.
Questo reato è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e la multa da 154 a 516 euro, ma non è possibile fare una generalizzazione. Per quanto la fattispecie del furto al supermercato possa apparire banale, infatti, dal punto di vista giuridico offre spunti molto interessanti. La ricca giurisprudenza della Corte di Cassazione fornisce però preziosi elementi per capire meglio la situazione.
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Il furto nei supermercati è spesso punito più severamente, per via di due ricorrenti circostanze aggravanti: l’esposizione alla pubblica fede e il mezzo fraudolento. L’esposizione alla pubblica fede rileva per lo più nell’atto di nascondere prodotti prelevandoli dagli scaffali, appunto approfittando del fatto che per ragioni di utilità pubblica sono a disposizione, ma la giurisprudenza tende a escluderne l’applicazione in presenza di adesivi antitaccheggio.
Il mezzo fraudolento si ha invece quando il ladro utilizza degli accorgimenti per eludere le difese poste dal detentore dei beni. Tra questi esempi, come confermato anche dalla sentenza n. 52827/2023 della Corte di Cassazione, c’è anche buona parte degli stratagemmi adottati alle casse self-service. Per esempio, non scannerizzare tutti i prodotti.
In queste ipotesi la pena aumenta, come anche quando è riconosciuta la particolare destrezza e abilità, tale da superare le difese. In particolare, la pena della reclusione va da 2 a 6 anni, la multa da 927 a 1.500 euro. Per effetto della riforma Cartabia, anche se aggravato il furto resta procedibile soltanto a querela di parte, dunque non denunciabile da chiunque ma soltanto dagli aventi diritto. Di pari passo, l’arresto è facoltativo.
La pena potrebbe però diminuire in caso di attenuanti o addirittura il tribunale potrebbe considerare il reato non punibile per la particolare tenuità del fatto, valutata a seconda del valore della merce rubata e quando il comportamento non è abituale. Da non confondere con lo stato di necessità, peraltro riconosciuto in ipotesi davvero rare. Infine, il furto potrebbe essere soltanto tentato, qualora colto dagli operatori di sicurezza del supermercato prima del superamento delle casse. In questo caso la pena può essere ridotta da un terzo a due terzi.
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