Quali sono il significato e la definizione dei derivati in economia e, più nel dettaglio, in borsa? Scopriamone funzione ed esempi concreti.
I derivati finanziari sono strumenti il cui valore dipende da un’attività sottostante, come azioni, obbligazioni, valute o materie prime. In pratica, sono contratti il cui prezzo è legato all’andamento di un altro asset.
Oggi, per chi opera in Borsa, i derivati svolgono un ruolo cruciale. Secondo dati recenti, il mercato globale dei derivati ha raggiunto un valore nozionale di oltre 600 trilioni di dollari, evidenziando la loro diffusione e importanza. Questi strumenti sono utilizzati da istituzioni finanziarie, aziende e investitori per gestire rischi legati a variazioni di tassi di interesse, valute e prezzi delle materie prime. Ad esempio, un’azienda europea che esporta negli Stati Uniti potrebbe utilizzare un contratto derivato per proteggersi dalle fluttuazioni del tasso di cambio euro-dollaro, garantendo così stabilità nei ricavi.
Tuttavia, nonostante i benefici nella gestione del rischio, i derivati sono stati al centro di dibattiti, soprattutto dopo la crisi finanziaria del 2008, dove l’uso eccessivo e complesso di alcuni strumenti derivati ha contribuito all’instabilità dei mercati. D’altronde, questi strumenti sono utilizzati sia per coprire rischi finanziari che per scopi speculativi. Scopriamo, allora, a fondo cosa siano i derivati, come funzionano e quali siano i potenziali rischi associati.
Cosa sono gli strumenti derivati: significato e definizione
I derivati finanziari sono contratti il cui valore deriva dall’andamento di un’attività sottostante o dal verificarsi di un evento futuro osservabile. L’attività sottostante può essere di natura finanziaria, come titoli azionari, tassi di interesse, valute o indici di Borsa, o reale, come materie prime. Il termine «derivato» sottolinea proprio questa dipendenza dal valore di un’altra attività.
La funzione principale dei derivati è trasferire il rischio associato all’attività sottostante tra le parti coinvolte nel contratto. Ad esempio, un agricoltore potrebbe utilizzare un contratto future per vendere il proprio raccolto a un prezzo fissato in anticipo, proteggendosi così dalle possibili diminuzioni dei prezzi al momento della vendita effettiva. Allo stesso modo, un investitore potrebbe acquistare un’opzione per avere il diritto, ma non l’obbligo, di acquistare azioni a un determinato prezzo entro una certa data, beneficiando di eventuali aumenti di prezzo senza essere obbligato all’acquisto in caso di ribasso.
Proprio per la molteplicità di opzioni possibili, i derivati possono essere racchiusi in due categorie:
- Commodity derivatives: i derivati legati ad attività reali come petrolio, oro, grano, caffè e che hanno lo scopo di coprire i rischi di oscillazione del costo delle materie prime;
- Derivati finanziari: legati cioè azioni, titoli, valute, tassi d’interesse che combinano la finalità di copertura (hedging) con l’investimento vero e proprio, sfruttando quello che in finanza è chiamato l’effetto leva. Cosa sono i derivati inizia ad essere più chiaro.
Come funzionano e a cosa servono i derivati finanziari?
I derivati finanziari, quindi, funzionano come contratti tra due o più parti, in cui il valore del contratto è legato all’andamento di un’attività sottostante. Ma questi strumenti possono essere utilizzati per diverse finalità: eccone alcune.
- Copertura del rischio (Hedging): le aziende e gli investitori utilizzano i derivati per proteggersi dalle fluttuazioni dei prezzi che potrebbero influenzare negativamente le loro attività o investimenti. Ad esempio, un’azienda che importa materie prime dall’estero potrebbe utilizzare un contratto a termine per fissare il tasso di cambio, evitando così l’incertezza legata alle variazioni valutarie.
- Speculazione: gli investitori possono utilizzare i derivati per scommettere sulle variazioni future dei prezzi dell’attività sottostante, cercando di ottenere profitti. Ad esempio, un trader potrebbe acquistare un’opzione call su un’azione, sperando che il prezzo dell’azione aumenti oltre il prezzo di esercizio dell’opzione, permettendogli di acquistare l’azione a un prezzo inferiore al valore di mercato e realizzare un profitto.
- Arbitraggio: l’arbitraggio consiste nell’approfittare delle differenze di prezzo dello stesso asset in mercati diversi. I derivati possono essere utilizzati per sfruttare queste discrepanze, acquistando l’asset in un mercato dove è sottovalutato e vendendolo in un altro dove è sopravvalutato, ottenendo un profitto senza rischio.
- Gestione del portafoglio: gli investitori istituzionali utilizzano i derivati per gestire l’esposizione del loro portafoglio a determinati rischi o per replicare la performance di un indice senza dover acquistare tutti i componenti dell’indice stesso.
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Tipi di derivati finanziari più comuni
I derivati finanziari si presentano in diverse forme, ciascuna con caratteristiche specifiche che le rendono adatte a particolari esigenze di copertura o speculazione.
Contratti a termine (forward e futures)
- Contratti forward: si tratta di accordi personalizzati tra due parti per acquistare o vendere un’attività sottostante a un prezzo specifico in una data futura. Essendo negoziati over-the-counter (OTC), i forward offrono flessibilità in termini di quantità, scadenza e altre condizioni contrattuali. Tuttavia, comportano un rischio di controparte maggiore, poiché non sono standardizzati né regolamentati da una Borsa.
- Contratti futures: simili ai forward, i futures sono contratti standardizzati negoziati su mercati regolamentati. Questa standardizzazione riguarda aspetti come la dimensione del contratto, le date di scadenza e le modalità di consegna. La presenza di una camera di compensazione riduce il rischio di controparte, garantendo l’adempimento delle obbligazioni contrattuali. I futures sono comunemente utilizzati per la copertura di rischi legati a materie prime, valute e tassi di interesse.
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Opzioni
Le opzioni sono contratti che conferiscono al detentore il diritto, ma non l’obbligo, di acquistare (opzione call) o vendere (opzione put) un’attività sottostante a un prezzo predeterminato (prezzo di esercizio o strike price) entro una specifica data di scadenza. Il compratore dell’opzione paga un premio al venditore per acquisire questo diritto.
- Opzioni call: conferiscono al detentore il diritto di acquistare l’attività sottostante al prezzo di esercizio. Gli investitori acquistano opzioni call quando prevedono un aumento del prezzo dell’attività sottostante.
- Opzioni put: conferiscono al detentore il diritto di vendere l’attività sottostante al prezzo di esercizio. Gli investitori acquistano opzioni put quando prevedono una diminuzione del prezzo dell’attività sottostante.
Le opzioni sono strumenti versatili utilizzati sia per strategie di copertura che per speculazione, offrendo la possibilità di limitare le perdite potenziali mantenendo opportunità di guadagno.
Swap
Gli swap sono contratti attraverso i quali due parti si scambiano flussi di cassa o altre variabili finanziarie secondo termini predefiniti. Gli swap più comuni includono:
- Interest Rate Swap: due parti si scambiano pagamenti di interessi su un importo nozionale concordato, solitamente uno a tasso fisso e l’altro a tasso variabile. Questo tipo di swap è utilizzato per gestire l’esposizione ai tassi di interesse;
- Currency Swap: coinvolge lo scambio di capitale e interessi in valute diverse. Le aziende multinazionali utilizzano i currency swap per gestire l’esposizione al rischio di cambio derivante da operazioni in diverse valute;
- Credit Default Swap (CDS): funziona come una sorta di assicurazione contro il default di un debitore. Il compratore del CDS paga un premio periodico al venditore, il quale si impegna a compensare il compratore in caso di default o altro evento creditizio dell’entità di riferimento.
Altri derivati
Oltre alle categorie principali, esistono altri strumenti derivati utilizzati per specifiche esigenze. Ne citiamo alcuni.
- Contratti per Differenza (CFD): sono accordi tra due parti per scambiarsi la differenza tra il valore corrente di un’attività sottostante e il suo valore al momento della stipula del contratto. I CFD permettono agli investitori di trarre profitto dalle variazioni di prezzo senza possedere effettivamente l’attività sottostante. Sono strumenti popolari nel trading speculativo, soprattutto per l’accesso ai mercati azionari, valutari e delle materie prime.
- Strumenti cartolarizzati: la cartolarizzazione implica la trasformazione di un insieme di attività illiquide (come prestiti o mutui) in titoli negoziabili. Questi titoli derivati consentono agli investitori di accedere a flussi di cassa generati da attività sottostanti diversificate, offrendo opportunità di investimento e gestione del rischio.
Il mercato dei derivati e rischi possibili
Vale innanzitutto la pena di notare come i derivati siano negoziati sia in Borsa, sia in mercati over the counter o OTC, (fuori la Borsa) creati da professionisti e istituzioni finanziarie e che non sono tenuti a rispettare i regolamenti e i limiti dei listini principali.
Il mercato dei derivati italiano è l’IDEM, letteralmente Italian Derivative Market: esso è gestito da Borsa Italiana Spa e al suo interno si negoziano strumenti aventi come attività sottostante indici e titoli azionari quotati presso la stessa Borsa.
Ma quali sono i rischi dei derivati finanziari? Nonostante i vantaggi, vanno comunque considerati:
- il rischio di mercato: il valore dei derivati dipende dall’andamento dell’attività sottostante e può subire variazioni impreviste;
- il rischio di controparte: nei contratti OTC, esiste la possibilità che una delle parti non onori il proprio impegno;
- l’effetto leva: i derivati possono amplificare sia i guadagni che le perdite, rendendoli strumenti ad alto rischio;
- una certa complessità: alcuni derivati, come i CDS, possono risultare difficili da comprendere, aumentando il rischio di utilizzo improprio.
I derivati della storia recente: qualche esempio per capire
Ora che abbiamo capito cosa sono i derivati e a che cosa servono, procediamo con un esempio pratico che ha riguardato una delle banche più antiche del mondo: Monte dei Paschi di Siena.
Lo scandalo MPS ha riguardato un contratto non comparso in bilancio, volto ad addebitare a Nomura le perdite causate da un derivato sui mutui ipotecari. In altre parole, per abbellire il proprio bilancio, Monte dei Paschi ha scaricato su Nomura le perdite derivanti da un derivato altamente rischioso (Alexandria).
E la crisi del 2008? Anche quella è stata causata da una categoria particolare di derivati, i già citati credit default swaps, utilizzati dagli investitori per proteggersi dal fallimento, con relativa inadempienza, del proprio debitore (l’esempio più famoso è quello dei CDS sul debito greco).
La crisi fu dovuta all’improvvisa sfiducia degli operatori per lo strumento sottostante (gli immobili), da cui questi credit default swaps derivavano. Sfiducia tra l’altro giustificata dai prestiti senza garanzie che le varie banche concedevano cullandosi sul valore degli immobili.
Da qui è iniziato un circolo vizioso che ha esteso la crisi all’interno comparto dei derivati, alle banche e al mondo intero.
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