Cosa sta per accadere nei mercati in 3 punti

Violetta Silvestri

07/09/2024

I mercati alle prese con la volatilità monitorano almeno 3 temi chiave, in grado di impattare sulle Borse e creare nuovi shock finanziari.

Cosa sta per accadere nei mercati in 3 punti

Gli investitori sono alle prese con un settembre più volatile del solito e si chiedono quali saranno i prossimi segnali da banche centrali, dati macroeconomici e asset finanziari.

Dati preoccupanti, da tempo previsti nei mercati obbligazionari e delle materie prime, hanno allertato questa settimana i trader di asset rischiosi, registrando la peggiore performance per le azioni dalla crisi bancaria regionale del 2023.

Dopo essersi ripresi dal crollo di inizio agosto, gli investitori hanno ceduto ai timori di crescita grazie a un ritmo costante di notizie economiche scoraggianti di recente, guidate dal mercato del lavoro Usa. L’S&P 500 è sceso per quattro giorni consecutivi, gli spread creditizi si sono ampliati al ritmo più rapido da inizio agosto e un indice dei produttori di chip per computer è crollato del 12%, il massimo dopo il crollo della pandemia.

I titoli azionari, trascinati al ribasso dalle aziende economicamente sensibili, si sono uniti a ribassi di mercato più duraturi che hanno colpito petrolio, rame e rendimenti obbligazionari per oltre di un mese.

Sebbene la Fed si stia avvicinando all’atteso taglio dei tassi, il timore su una recessione Usa e, in generale, su una debole crescita economica mondiale è riaffiorato.

In questo contesto, la settimana in arrivo accende i riflettori su almeno 3 punti: Bce, inflazione Usa, movimenti di bond, azioni e oro.

1. Riunione Bce, un altro taglio tassi?

È praticamente certo che la Bce attuerà il suo secondo taglio dei tassi nella riunione del 12 settembre. I dubbi degli investitori sono riversati piuttosto sulle decisioni dei prossimi incontri, sui quali si attendono indicazioni durante la conferenza stampa di Lagarde.

Gli operatori stimano pienamente un altro taglio dopo settembre e ci sono circa il 50% di possibilità che si verifichi un ulteriore movimento quest’anno. A metà luglio, le possibilità di un taglio successivo a settembre erano ancora scarse.

I decisori politici della Bce, però, sono cauti nel fare promesse. Alcuni falchi continuano a rifiutarsi di impegnarsi per settembre, mentre alcune voci delle cosiddette colombe insistono sulla debole prospettiva di crescita come prova sufficiente a mettere a tacere i timori sull’inflazione.

Ad agosto l’inflazione è scesa appena al di sopra dell’obiettivo della Bce del 2,2%, ma la rigidità dei servizi e delle misure fondamentali ha spinto alcuni decisori politici a voler dimostrare prudenza nell’allentamento.

2. Inflazione Usa

L’attenzione degli investitori potrebbe essersi spostata sull’occupazione e sulla crescita economica degli Stati Uniti, ma i prossimi dati sui prezzi al consumo, attesi l’11 settembre, potrebbero comunque essere molto indicativi.

I mercati stanno ancora valutando di quanto la Federal Reserve dovrà tagliare i tassi nella riunione del 17-18 settembre, il che accresce l’importanza di ogni rapporto sui dati.

Le prove che l’inflazione non è così calda potrebbero essere contrarie a un taglio dei tassi di 50 punti base, attualmente considerato uno scenario meno probabile rispetto alla riduzione dei tassi da parte della Fed di soli 25 punti base.

Un brusco calo dei prezzi al consumo, d’altro canto, potrebbe essere interpretato come un segnale che la crescita economica ha iniziato a rallentare più del previsto, facendo pendere la bilancia verso un taglio più ampio. Alcuni analisti, però, hanno già messo in guardia che una simile mossa potrebbe essere un grave errore e innescare l’allarme recessione inutilmente.

3. Azioni, bond, oro, petrolio: quali segnali?

Gli investitori stanno cercando di capire se il mercato obbligazionario o azionario abbia ragione sull’economia. I bond indicano una recessione imminente, mentre le azioni, nonostante questa recente svendita, sono balzate a nuovi massimi record, riflettendo un senso di fiducia.
Il problema è che solo uno può avere ragione secondo gli analisti.

C’è poi da considerare il rapporto oro/petrolio. Questa metrica, che riflette quanti barili di greggio servono per acquistare un’oncia d’oro, è al suo massimo dal 2020 come evidenzia un’analisi Reuters.

Il rapporto cala quando aumenta la fiducia nell’economia, poiché presuppone che la domanda di energia migliorerà e sale quando si manifesta la preoccupazione per la crescita e la recessione, e quindi la prospettiva di tagli dei tassi favorevoli all’oro.

L’oro si sta muovendo vicino ai massimi storici intorno ai $2.500 l’oncia, mentre il petrolio sta lottando per rimanere sopra i $70 al barile. Ancora una volta, solo uno può avere ragione ricordano gli esperti.

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