Cosa sta succedendo in Siria e quali saranno le conseguenze

Maria Paola Pizzonia

08/12/2024

La Siria sull’orlo del caos: gli attori in gioco e il futuro incerto del regime di Assad.

Cosa sta succedendo in Siria e quali saranno le conseguenze

La Siria è tornata al centro dell’attenzione internazionale a causa di un’escalation militare che ha cambiato drasticamente la situazione sul campo. L’offensiva di alcuni gruppi ribelli ha portato alla caduta di Aleppo, una città strategica, e ha evidenziato l’indebolimento del regime di Bashar al-Assad. Le dinamiche tra le forze ribelli, il regime e gli attori internazionali stanno plasmando un quadro estremamente complesso.

Cosa sta succedendo

Nelle ultime 24 ore, l’offensiva di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) ha raggiunto nuovi livelli, con il gruppo che ha dichiarato il controllo totale su Hama (città situata lungo il fiume Oronte), ampliando significativamente la sua influenza nella Siria centrale. Intanto, fonti locali riportano un’escalation nei bombardamenti delle forze governative sulle aree sotto il controllo delle Forze Democratiche Siriane (SDF), segnalando un possibile cambio di strategia del regime. Gli sviluppi sottolineano come la situazione sia in rapida evoluzione, rendendo ancora più urgenti le risposte della comunità internazionale. Gli Stati Uniti, l’Unione Europea, la Russia, l’Iran e la Turchia giocano un ruolo chiave nel determinare il futuro della Siria.

Gli Attori coinvolti e i loro posizionamenti

La complessità della situazione siriana emerge chiaramente osservando gli attori coinvolti, ciascuno con agende politiche, strategie militari e alleanze diverse. Ecco chi sono i principali protagonisti e le loro posizioni:

  • Hayat Tahrir al-Sham (HTS): questo gruppo jihadista ha lanciato un’offensiva a sorpresa su Aleppo, riuscendo a prendere il controllo della città dopo otto anni. L’HTS ha poi esteso la sua avanzata nella provincia di Idlib e verso Hama. Nonostante sia stato isolato da gran parte della comunità internazionale a causa della sua ideologia estremista, l’HTS ha cercato di presentarsi come un attore più pragmatico, evitando di attirare l’intervento diretto delle potenze occidentali.
  • Esercito Siriano Libero (FSA) e Forze Democratiche Siriane (SDF): questi gruppi hanno approfittato dell’indebolimento delle forze governative per avanzare in altre regioni chiave, tra cui Homs e Deir ez-Zor. Le SDF (Forze Democratiche Siriane), una coalizione di milizie curde e arabe sostenute dall’Occidente, hanno consolidato il controllo nel nord-est del paese, utilizzando questo supporto per rafforzare le proprie strutture amministrative e militari. La loro alleanza strategica con Washington potrebbe essere determinante per il futuro della Siria, dato che gli Stati Uniti mirano a mantenere un’influenza nell’area per contenere il potere di Iran e Russia.
  • Le truppe fedeli ad Assad, comunemente chiamate lealiste, comprendono l’Esercito Arabo Siriano (EAS), l’ala principale delle forze armate incaricata dei combattimenti sul campo contro ribelli e jihadisti, la Guardia Repubblicana, un’unità d’élite responsabile della protezione del regime e delle infrastrutture strategiche, e le Forze di Difesa Nazionale (NDF), una milizia paramilitare composta principalmente da volontari filo-regime, spesso reclutati localmente. A queste si aggiungono milizie sostenute dall’Iran, come Hezbollah, che operano attivamente lungo i confini strategici, e il supporto delle forze speciali russe, che hanno fornito addestramento, equipaggiamenti avanzati e supporto aereo, contribuendo in modo cruciale alla sopravvivenza del governo di Assad.

Le forze governative siriane e i vari alleati

Nonostante il supporto di Russia e Iran, le forze lealiste (le truppe fedeli al regime di Assad) hanno subito pesanti sconfitte. Il presidente Assad ha promesso di “usare la forza per eliminare il terrorismo”, ma le sue truppe non sono riuscite a contenere l’avanzata ribelle. La perdita di Aleppo segna un colpo devastante per il regime. Probabilmente la Russia, impegnata in altri teatri geopolitici, potrebbe ridurre il suo coinvolgimento diretto, lasciando il regime più vulnerabile. L’Iran, d’altra parte, potrebbe intensificare il proprio supporto, rischiando però di entrare in conflitto con i nuovi attori emergenti.

Le relazioni con le forze occidentali

Il futuro della Siria dipenderà anche dalle dinamiche di alleanza e opposizione con le potenze occidentali. Gli Stati Uniti, pur rimanendo ufficialmente concentrati sulla lotta contro il terrorismo, potrebbero vedere nelle recenti evoluzioni una possibilità per ridisegnare gli equilibri di potere nella regione. Le SDF, come principale interlocutore degli Stati Uniti, potrebbero ricevere ulteriore supporto economico e militare, specialmente se riusciranno a consolidare un governo locale stabile.

L’Unione Europea, dal canto suo, sembra più interessata a garantire la stabilità per prevenire nuove ondate migratorie. Gli aiuti umanitari e la mediazione diplomatica saranno probabilmente i principali strumenti europei per influenzare la situazione. Tuttavia, il rischio è che una frammentazione del potere sul terreno riduca l’efficacia di queste iniziative.

La Turchia rimane un attore fondamentale nella regione, ma il suo rapporto con le forze occidentali è ambivalente. Pur essendo formalmente un alleato NATO, Ankara potrebbe utilizzare le nuove dinamiche siriane per consolidare la propria influenza, in particolare contro le SDF, viste come una minaccia alla propria sicurezza nazionale a causa dei legami con il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), considerato un’organizzazione terroristica dalla Turchia.

Impatto delle alleanze occidentali sugli esiti futuri

L’interazione tra le forze siriane e i paesi occidentali potrebbe avere un ruolo cruciale nel determinare gli sviluppi futuri. Tuttavia, le dinamiche restano complesse e instabili. Se gli Stati Uniti e l’UE riusciranno a rafforzare le SDF e a favorire una transizione politica inclusiva, si potrebbe avviare un fragile processo di stabilizzazione. Tuttavia, un maggiore interventismo occidentale potrebbe anche intensificare le tensioni con la Russia e l’Iran, trasformando il conflitto siriano in un campo di battaglia per le grandi potenze.

In parallelo, la possibilità che l’HTS riesca a ottenere una sorta di riconoscimento informale – ad esempio attraverso il controllo stabile di aree strategiche – potrebbe complicare ulteriormente gli sforzi internazionali per un accordo politico. La frammentazione del potere sul terreno rischia di creare un mosaico di alleanze e rivalità che continuerà ad alimentare l’instabilità nel lungo periodo.

Impossibile fare previsioni

In conclusione, la Siria sta attraversando una fase di cambiamento tumultuoso. L’attuale instabilità non è solo il risultato di dinamiche interne, ma anche di un conflitto di interessi tra potenze globali e regionali che usano la Siria come campo di battaglia per le proprie ambizioni. Se le potenze occidentali continueranno a vedere la Siria come un terreno per contenere l’Iran e la Russia piuttosto che un’opportunità per costruire una pace duratura, il rischio di un conflitto prolungato rimane alto.

Infine, l’assenza di un fronte unito tra i ribelli potrebbe portare a ulteriori frammentazioni, aprendo la strada a nuovi conflitti interni. Un approccio internazionale più coeso e una reale volontà di mediazione saranno determinanti per evitare che la Siria diventi l’emblema di un conflitto eterno e senza soluzione. Gli sviluppi sul campo e le decisioni delle potenze internazionali nei prossimi mesi definiranno non solo il destino della Siria, ma anche la capacità del sistema internazionale di gestire una crisi così intricata e di portata globale.

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