Secondo tanti ci sarà la cosiddetta apocalisse del software ma nella realtà dei fatti non accadrà nulla di grave.
Grazie alla forza dei social, è facile far diventare virali teorie di complotto o cospirative. Tutti ricordano la famosa profezia Maya del 21 dicembre 2012 sulla fine del mondo. Ovviamente non accadde nulla. In questi giorni sta spopolando di nuovo sui social una data precisa: il 19 gennaio 2038. Precisamente per molti alle 3 e 14 e 7 secondi avverrà l’apocalisse del software, un bug che manderà in crash moltissimi sistemi operativi e app causando non pochi danni.
Un qualcosa che non è nuovo, già 4 anni fa se ne parlava in famosi forum informatici. Ma così come allora il parere degli esperti è unanime: non accadrà nulla di così grave da incidere sui consumatori finali. Non ci sarà alcun tipo di impatto anche perché tra 14 anni i sistemi operativi e software attuali saranno aggiornati e quelli attuali non più utilizzati. Vediamo che cosa si intende per l’apocalisse del software.
Il 19 gennaio 2038 e l’apocalisse del software: perché non c’è da preoccuparsi
Si tratta di un problema che è già sorto in passato e che ogni volta è stato prontamente risolto. Si tratta di qualcosa legato al modo in cui i computer registrano l’ora e la data e poi come la rappresentano. È importante che un computer sappia sempre che ore sono per poter sincronizzare tutte le attività. Per mantenere il conto, si parte da una data di partenza (Per Unix e Linux è il 1 gennaio del 1970, per i Mac è il 1 gennaio 1904 e per Windows il 1 gennaio 1601) e da lì il sistema operativo lo aggiorna aggiungendo un secondo alla volta. Il problema è che aggiungendo un secondo alla volta, si arriva ad un punto che la cifra diventa molto grande e richiede tantissimi numeri per rappresentarla. Così succede che l’ora si resetta tornando al punto iniziale.
Facendo questo refresh alcuni programmi possono andare in crash smettendo di funzionare o non si collegano più ad internet perché viene persa la sincronizzazione. La soluzione sta semplicemente nell’aggiornare i programmi e i sistemi operativi spostando ogni volta più in là la data di refresh. Si può anche usare un numero intero a 32 bit, che permette di gestire un quantitativo di secondi relativamente grande e in un arco di tempo ampio. Ad esempio il sistema operativo Linux è già tranquillo fino al 2486.
È stato il 1° gennaio del 2000 quando ci siamo accorti che i computer avevano orologi limitati e questo poteva causare bug e problemi. Ci fu il cosiddetto Millennium Bug. In pratica i sistemi operativi dell’epoca usavano solo le ultime due cifre dell’anno per registrare la data. Entrando nel 2000 la data segnata sarebbe stata 00, tornando indietro. Questo avrebbe causato non pochi problemi. Alla fine con i dovuti aggiornamenti non ci furono particolari danni. Così come non ci saranno nel 2034 quando senza aggiornamento i sistemi operativi potrebbero andare in crash, causa refresh.
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