Tutte le conseguenze possibili con il primo taglio dei tassi di interesse della Bce: cosa sta per accadere a mutui, prestiti, debito pubblico, obbligazioni, euro dollaro?
Cosa cambia con il taglio dei tassi Bce in arrivo domani, giovedì 6 giugno?
La tanto attesa diminuzione del costo del denaro avrà un impatto ampio e visibile sia per gli investitori, che per i cittadini con mutuo, per i risparmiatori e per gli imprenditori alla ricerca di nuovi prestiti.
Il tasso di interesse, è bene ricordarlo, in sostanza si traduce nel costo da pagare per prendere il denaro in prestito. Di conseguenza, se per esempio un consumatore o un’impresa desiderano un finanziamento bancario per avere liquidità attraverso un prestito, il tasso di interesse da pagare al prestatore (in tal caso l’istituto di credito) sale, rendendo meno conveniente chiedere soldi.
In generale, dalle azioni alle obbligazioni, fino alla valuta, alle rate dei mutui, al mercato immobiliare, alla convenienza di finanziamenti e agli oneri che spettano allo Stato sul debito emesso, tutto è influenzato dalla politica dei tassi della Bce.
Per questo, la decisione del 6 giugno di un taglio al costo del denaro di 25 punti base, con probabile riduzione del tasso di riferimento al 4,25% e di quello di deposito al 3,75% avrà conseguenze rilevanti. Ecco cosa succederà dopo la riunione di giovedì.
Mutui e prestiti
Le coppie e famiglie con mutuo a tasso variabile sono tra le categorie che più delle altre si accorgeranno del taglio al costo del denaro.
Come evidenziato in un nostro precedente articolo sul tema, infatti, considerando il possibile taglio a giugno dello 0,25% sui tassi d’interesse, secondo gli esperti l’importo e la durata media di un finanziamento per l’acquisto della casa varierà nei seguenti modi:
- Per chi ha un mutuo a tasso variabile dovrebbe già registrare una riduzione di -48 euro al mese rispetto al picco di novembre 2023, risparmiando fino a 576 euro all’anno.
- Per chi ha un mutuo a tasso fisso dovrebbe registrare una riduzione massima di - 100 euro entro giugno 2025.
L’Euribor, dal quale si calcola il tasso di interesse di un mutuo variabile, è un indice collegato alla politica monetaria Bce, nel senso che aumenta con un rialzo dei tassi della banca centrale. Finora le rate da pagare per l’acquisto di una casa sono state piuttosto salate e hanno subito un incremento da quando la Bce ha adottato l’approccio restrittivo.
La prima diminuzione del costo del denaro sarà quindi un sollievo anche per il mercato immobiliare, strettamente legato alle dinamiche dei mutui e della disponibilità economica delle famiglie.
Anche le imprese possono spendere più fondi per investimenti utili all’attività produttiva e commerciale se gli oneri da pagare sui prestiti diminuiscono. L’aspettativa è di un rilancio dell’economia anche attraverso una maggiore propensione a investire.
Obbligazioni e risparmio
I tassi di interesse della Bce influenzano i rendimenti delle obbligazioni di Stato, che si muovono inversamente al loro prezzo.
Chi ha acquistato titoli di Stato, quindi, potrebbe subire cambiamenti di valore nel portafoglio investimenti perché la riduzione dei tassi di interesse spinge al ribasso i rendimenti (e in alto il prezzo delle obbligazioni). Inoltre, potrebbe rendere i Btp meno attraenti tra i risparmiatori, proprio per la possibilità di cedole meno remunerative.
Come scritto in una analisi di Money.it, il suggerimento dell’esperto è di “concentrarsi ancora sulle scadenze extra-lunghe e, per chi può permetterselo perché ha un profilo di rischio adeguato, approfittare del BTP 4.50% ottobre 2053 e del BTP 4.45% settembre 2043, ambedue in area 101 (al 31 maggio)”.
Con tassi di interesse in calo, chi ha denaro su conti di deposito può vedere diminuita la remunerazione poiché, come spiegato dalla stessa Bce: “l’interesse è l’ammontare che fruttano i tuoi risparmi, ossia il rendimento che ricevi quando è la banca a “prendere denaro in prestito” da te.”
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Debito pubblico
Con un debito pubblico a 2.900 miliardi di euro, il calo dei tassi di interesse è un sollievo per le casse dello Stato italiano. Il nostro Paese, infatti, paga gli interessi sulle obbligazioni immesse nel mercato per finanziare il suo indebitamento.
Da mesi il Tesoro aspetta un allentamento monetario per alleggerire il pagamento degli oneri. Per fare un esempio, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha stabilito che si possono risparmiare anche 3 miliardi di euro quest’anno a fronte di una diminuzione totale dei tassi della Bce di 100 punti base nel corso del 2024. L’anno prossimo il risparmio potrebbe raggiungere i 7 miliardi, per poi salire a circa 10 miliardi nel successivo.
Euro dollaro
La politica monetaria impatta anche sul cambio euro dollaro, soprattutto nell’attuale contesto di divergenza tra Bce e Fed. Il taglio dei tassi di 25 punti base in Eurozona a giugno, infatti, non sarà seguito da una mossa simile della Fed una settimana dopo. Questo significa che ci sarà un gap nel costo del denaro tra le due sponde dell’Atlantico.
La prima conseguenza si paleserà sull’euro. Una politica monetaria accomodante solitamente indebolisce la valuta. L’euro, quindi, dovrebbe diminuire sul dollaro, rafforzato da tassi Usa più alti più a lungo. Se l’EUR/USD scende, con alcuni analisti a stimare addirittura una parità nel cambio, le importazioni in dollaro saranno più costose per l’Eurozona. Questo può danneggiare le imprese. Più convenienti, invece, le esportazioni pagate con il biglietto verde.
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