Covid, Italia verso nuova ondata: le regioni più a rischio nelle prossime 4 settimane

Laura Pellegrini

5 Marzo 2021 - 17:32

Secondo i dati raccolti dall’Università di Trento, nelle prossime 4 settimane il numero di contagi da Covid-19 potrebbe aumentare drasticamente: agire d’anticipo è l’unica soluzione per contenere una nuova ondata.

Covid, Italia verso nuova ondata: le regioni più a rischio nelle prossime 4 settimane

L’epidemia in Italia è in crescita: a dirlo sono i consueti bollettini sanitari quotidiani, che riportano ormai più di 20 mila contagi - a livello nazionale - in 24 ore. I governatori delle singole Regioni hanno adottato opportune restrizioni per scongiurare una nuova ondata pandemica, circoscrivendo i territori a maggior rischio e introducendo nuove zone rosse o arancione scuro.

Bisognerà vedere gli effetti del Dpcm in vigore dal 6 marzo per un mese, ma c’è già chi sospetta che le nuove misure potrebbero non bastare, avanzando l’ipotesi di lockdown nazionale come unica misura in grado di abbassare la curva dei contagi e, di conseguenza, ridurre anche il valore di Rt (ormai oltre l’1 a livello nazionale).

Cosa possiamo aspettarci dalle prossime settimane? La nuova ondata di Covid-19 sarà peggiore della prima? Quali restrizioni potrebbero contrastare l’avanzata del virus? Ecco cosa dicono i dati.

Contagi in crescita: cosa dicono le proiezioni?

Sulla base dei dati raccolti dagli algoritmi realizzati dall’Osservatorio dei dati epidemiologici dell’Università di Trento - pubblicati sul sito Agenas - si possono analizzare gli andamenti nazionali, regionali e provinciali dei contagi da Covid-19.

I grafici presi in considerazione valutano l’andamento degli indici Rt, il cui livello nazionale attualmente è stazionario all’1,16, ma soprattutto è cresciuto di 25 centesimi rispetto alla scorsa settimana. Inoltre, nell’ultimo periodo, è stato registrato un andamento crescente del numero di contagi in molte Regioni italiane. Sappiamo già che nel momento n cui l’indice di trasmissibilità supera la soglia di 1 (ovvero ciascuna persona positiva ne contagia più di un’altra) si rendono necessari opportuni interventi e chiusure.

Al vaglio del Governo ci sarebbe già la possibilità di mettere l’Italia in zona rossa e anticipare il coprifuoco alle ore 20, ma soltanto qualora i contagi dovessero superare la soglia limite di 40 mila casi al giorno. Il problema sono i tempi: un intervento tardivo potrebbe portare al collasso le strutture ospedaliere e causare una nuova pesante ondata come quella dello scorso marzo.

Nuova ondata tra 4 settimane: sarà peggiore della prima?

Roberto Battiston, professore di Fisica Sperimentale presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento, analizza da mesi i dati sull’andamento epidemiologico italiano.

Paragonando il periodo di ottobre 2020 a quello attuale, l’esperto ha chiarito che l’andamento e la crescita dell’Rt nazionale nei due periodi considerati sono molto simili - a ottobre l’indice era passato in tre settimane e mezzo da 1,15 a 1,85 -. Cià significa che tra 4 settimane potremmo assistere a una recrudescenza del virus e all’arrivo di una nuova ondata pandemica.

La differenza rispetto allo scorso ottobre, quindi, è che mentre prima avevamo a disposizione un ventaglio di restrizioni da applicare per contenere la curva, ad oggi abbiamo già adottato tutti i provvedimenti a disposizione, “ma abbiamo di fronte le varianti, molto più aggressive del virus ordinario, che stanno diventando le forme più diffuse”.

Le regioni più a rischio

I dati raccolti dall’Università di Trento fanno riferimento, in particolare agli andamenti epidemiologici di alcune Regioni o Province italiane, tra le quali: Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Perugia, Campobasso. In questi territori sono stati evidenziati livelli di rischio alti, con crescite di contagio rilevanti. In compenso, però, nei territori dove sono stati attuati lockdown immediati - come nella Provincia di Perugia - si registrano delle diminuzioni importanti nel numero di casi giornalieri.

Tra i territori analizzati, le Regioni e le Province dove si registrano le crescite più preoccupanti sono:

  • Lombardia;
  • Friuli Venezia Giulia;
  • Provincia di Frosinone;
  • Provincia di Como;
  • Provincia di Cremona;
  • Provincia di Caserta;
  • Provincia di Avellino;
  • Provincia di Napoli.

Gli unici territori che fanno eccezione - come scrive l’esperto sul suo sito - sono la Sicilia e la Sardegna, che beneficiano dell’isolamento naturale, oltre a Bolzano e Perugia, rimasti a lungo in zona rossa, e in parte ancora Lazio, Puglia, Calabria e Valle d’Aosta.

Come funziona l’indice Rt di Trento

L’Università di Trento utilizza parametri diversi da quelli dell’Iss per calcolare il valore dell’indice Rt: per tale motivo i due numeri non si possono paragonare. La stima viene fatta, infatti, sulla base di alcuni algoritmi matematici diversi da quelli dell’Istituto di Sanità oltre a tenere in considerazione una diversa base di dati. Quest’ultima è fondata sulle pubblicazioni giornalieri del bollettino sanitario della Protezione Civile.

In questo modo, gli algoritmi sono in grado di valutare se in un dato territorio - che sia Regione, Provincia o Comune - si possono registrare valore crescenti o decrescenti nei 7 giorni successivi ai dati attualmente disponibili, andando ad agire d’anticipo sui territori maggiormente esposti al rischio.

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