Covid e bollette mettono in difficoltà la sanità. Le Regioni unite lanciano l’allarme per i costi di gestione e il rischio di abbassare il livello dei servizi ai cittadini.
Covid e bollette sono ancora un’emergenza per la sanità. A lanciare l’allarme per il rischio di inefficienza del Sistema sanitario nazionale sono le Regioni. Le Regioni hanno stilato un documento dai toni duri e che riporta la condizione critica delle casse della sanità.
Alle Regioni mancano molti soldi, circa 5,2 miliardi di euro, dichiarano. Sono le spese complessive sostenute per il Covid-19 fino al 2021 e quelle del caro energia, che corrispondono rispettivamente a 3,8 miliardi e 1,4 miliardi di euro. Le casse in rosso sono da intendersi per via delle spese affrontate entro il 2021, ma ci sono anche i costi sostenuti per il Covid-19 e il caro energia degli anni seguenti. Il 2023 non si presenta migliore, per esempio.
Il documento delle Regioni non fa sconti e palesa l’allarme per il settore sanità, sottolineando che senza un’azione concreta bisognerà spiegare ai cittadini di dover abbassare le loro aspettative nei confronti del Servizio sanitario nazionale, perché si vedranno inevitabilmente ridotte le offerte e i servizi sanitari.
Le Regioni lanciano l’allarme per la sanità: a rischio i servizi
Il documento prodotto dalle Regioni in merito alle spese per la sanità è senza sconti e con toni duri dichiara che senza un adeguamento finanziamento al Servizio sanitario nazionale bisognerà spiegare ai cittadini perché mancheranno i servizi. Il rischio, continua il documento, è quello di produrre un ulteriore sistema di iniquità che vada ad aggravare quello già esistente.
Le Regioni chiedono che la prospettiva del livello di finanziamento del Sistema sanitario nazionale al 6% del Pil venga assolutamente scongiurata. La richiesta proviene, con urgenza e all’unanimità, dalle Regioni di destra e sinistra, senza distinzione.
Il documento ricorda che le spese extra del sistema sanitario negli ultimi anni non sono ancora state coperte dallo Stato. Si tratta di almeno 5,2 miliardi di euro per il costo del Covid-19 e del caro energia per il solo 2021; al calcolo si devono infatti aggiungere l’annata 2022 e i futuri costi del 2023, per il quale c’è da considerare l’inflazione al 7%. Un esempio concreto è portato dalla Regione Emilia-Romagna dove solo per il 2022 i costi non coperti per la gestione del Covid-19 sono stati di 400 milioni di euro.
Nel documento si legge anche dello sforamento di spesa per i dispositivi medici, dai costi più piccoli come le garze, fino alle spese più grandi come le risonanze magnetiche che sarebbero a carico delle imprese, ma che non vogliono pagare. Per il 2015-2018 si tratta di un ulteriore spesa di 2,2 miliardi di euro, ai quali vanno aggiunti almeno +1,8 miliardi di euro stimati per gli anni successivi.
Cosa chiedono le Regini al tavolo dell’esecutivo?
Le Regioni ritengono inaccettabile il rischio di disavanzo e di potenziale commissariamento, con la conseguente necessità di ridurre il livello dei servizi ai cittadini, non a causa della loro gestione bensì del parziale ristoro dei costi dovuti al Covid-19 e dei costi energetici. Non solo quindi le Regioni chiedono di non far pesare sulle loro casse i costi pregressi non coperti - anche se sono in pochi a illudersi che il governo possa coprire tali spese - ma anche di rivedere il tetto di spesa per il personale, ancorato ancora ai livelli del 2004.
Inoltre le Regioni chiedono, “per evitare ricadute pesantissime sull’offerta di servizi cittadini”, che questi importi non corrisposti dal valore di 5,2 miliardi di euro “vengano spalmati in un piano di ammortamento almeno decennale e non contribuiscano al calcolo del deficit che porterebbe altrimenti al commissariamento di molte Regioni”.
Orazio Schillaci, ministro della Salute, chiede alle Regioni di fare una ricognizione sui soldi non spesi dell’edilizia sanitaria, un valore di circa 11 miliardi di euro e di fare uno sforzo per efficientare l’assistenza territoriale. Basterà? Il sistema sanitario rischia di collassare, conclude il documento, e servono risposte rapide e immediate, con provvedimenti concreti entro aprile.
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