I bambini non sono immuni al Covid-19 e il mito è caduto già da diverso tempo, quando i primi sintomi di un’infiammazione grave si sono presentati lo scorso anno. Ora la scoperta sull’origine.
A lungo le notizie sul Covid-19 hanno tenuto fuori le informazioni sui bambini positivi. All’inizio si credeva che fossero immuni, poi si è capito che semplicemente guarivano prima e meglio dall’infezione.
Anche se non presentano tutti i sintomi gravi del Covid-19 come gli adulti, sono quindi suscettibili a infiammazioni più o meno gravi. Infatti, il Covid-19 ha impatti diversi a seconda dell’età, ma non lascia scampo a nessuno.
Nature, lo scorso anno, ha pubblicato uno studio sulla sindrome infiammatoria multisistemica, che ha portato alla luce i meccanismi patogenetici alla sua origine: da lì si è iniziato a parlare di effetti sulla concentrazione e sull’energia, ipotizzando sindromi infiammatorie che oggi hanno un nome e un’evidenza scientifica.
leggi anche
Allarme nuova variante Covid: «È la causa dell’epatite nei bambini». Ecco cosa sta succedendo
La sindrome in questione è una complicazione potenzialmente grave dovuta non a un effetto diretto del virus, ma a una predisposizione all’iperinfiammazione di alcuni bambini. Può arrivare a interessare tutti gli organi: l’intestino, il cervello, la cute, gli occhi e anche il cuore.
Le sindromi infiammatorie infatti interessano per l’80% il cuore, una complicanza rara, ma seria e con possibilità di ricovero in terapia intensiva, oltre a (raramente) complicanze per il resto della vita. Nella maggior parte dei casi, è giusto ribadirlo, i bambini recuperano in tempo e con facilità grazie alla giusta terapia.
Cosa sappiamo della sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini
Un nuovo studio pubblicato su Nature da un team di ricercatori del Murdoch Children’s Research Institute-Mcri e dell’Università di Melbourne, ha identificato 137 proteine immunitarie che vengono attivate nei casi gravi di Covid-19 tra i più piccoli. Il team di ricerca ha analizzato il sangue di 20 bambini sani e di 33 positivi al Covid-19 che presentavano la sindrome infiammatoria multisistemica. Questo perché era nota la coagulazione del sangue e una particolare reazione delle proteine all’infezione.
I campioni di sangue messi a confronto hanno dimostrato la presenza di 85 e 52 proteine specifiche rispettivamente per la sindrome infiammatoria multisistemica e la sindrome da distress respiratorio acuto, le due sindromi che aggravano la positività al Covid-19 sui bambini.
Conor McCafferty, ricercatore Mcri, ha spiegato come la ricerca «è stata la prima a scoprire le vie specifiche della coagulazione del sangue e delle proteine immunitarie che hanno avuto un impatto nei bambini con Covid-19 che hanno sviluppato sintomi gravi». Questa permetterà di cogliere per tempi i sintomi, quindi anticipare la diagnosi e di agire con trattamenti mirati per evitare complicazioni nel lungo periodo.
I sintomi della sindrome infiammatoria multisistemica e la differenza con la malattia di Kawasaki
Fin dall’apparire dei primi casi di sintomi di iperinfiammazione si era sospettata un’altra origine: la malattia di Kawasaki. Ben presto però sono emerse le differenze tra le due, dimostrando che il Covid-19 può avere conseguenze anche gravi sui bambini. L’infiammazione, in genere, si manifesta in due gruppi: in bambini di età inferiore a 3 anni o in bambini in età superiore a 7 anni. Inoltre, la comparsa dei sintomi può avvenire anche a distanza di un paio di settimane dalla positività al virus.
I bambini possono presentare sintomi quali febbre persistente, eruzione sulla pelle (rash cutaneo), dolori articolari e dolori addominali con diarrea. In alcuni casi anche infiammazione al cuore (miocardite). A differenza della malattia di Kawasaki, le caratteristiche cliniche e le analisi del sangue non manifestano i sintomi tipici come la cosiddetta lingua a fragola, la congiuntivite e la tumefazione dei linfonodi del collo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA