Il significato e la definizione dei crediti deteriorati o NPL (Non Performing Loans), tra classificazione, effetti e situazione attuale delle banche italiane.
I crediti deteriorati rappresentano una delle sfide più significative per il sistema bancario italiano. La Banca d’Italia, per gestire questa situazione, ha classificato i crediti deteriorati in tre precise sottocategorie: crediti in sofferenza, inadempienze probabili ed esposizioni scadute.
Nella nostra guida, analizzeremo in dettaglio cosa sono i crediti deteriorati, come vengono classificati e quale impatto hanno sul sistema bancario italiano. Esamineremo, inoltre, le strategie di gestione e recupero. Ecco tutto quello che devi sapere.
Cosa sono i crediti deteriorati? Definizione dei crediti NPL
I crediti deteriorati o Non-Performing Loans (NPL) - letteralmente «prestiti non performanti» - costituiscono un elemento di preoccupazione per gli istituti finanziari di tutto il mondo. Infatti, essi appresentano esposizioni creditizie il cui rimborso è incerto o non avviene secondo i termini stabiliti dal contratto originario.
Il termine NPL, acronimo inglese di «Non-Performing Loans», identifica prestiti che i debitori non riescono più a ripagare regolarmente o del tutto. Secondo la definizione della Banca Centrale Europea (BCE), un credito è considerato deteriorato quando il debitore è inadempiente da più di 90 giorni o quando esiste un’elevata probabilità che non rimborsi l’importo dovuto.
In pratica, si tratta di crediti delle banche (mutui,finanziamenti, prestiti) per i quali la riscossione è incerta sia in termini di rispetto della scadenza sia per l’ammontare dell’esposizione di capitale.
L’impatto degli NPL sull’economia reale è particolarmente significativo per Paesi come l’Italia, caratterizzati da un sistema fortemente «bank based». Le piccole e medie imprese, che dipendono principalmente dal credito bancario, sono le più colpite da questa situazione.
La differenza tra crediti in bonis e crediti deteriorati
I crediti in bonis sono quelli regolarmente rimborsati che non presentano rischi per l’istituto di credito. In altre parole, sono esposizioni che la banca ritiene solvibili, dove il debitore è in grado di fare fronte puntualmente e secondo le modalità prestabilite al rimborso del suo debito.
Inoltre, i crediti in bonis si suddividono in due gruppi:
- performing: con rischio di credito basso e senza perdite alla data di prima iscrizione;
- underperforming: con qualità creditizia significativamente peggiorata dalla data di prima iscrizione.
È fondamentale distinguere anche tra valori lordi e netti dei crediti deteriorati. I primi rappresentano l’ammontare che il debitore deve restituire alla banca, mentre i secondi sono una stima di quanto la banca prevede di recuperare effettivamente.
L’impatto dei crediti non performanti sui bilanci bancari
I crediti deteriorati influiscono negativamente sulla solidità finanziaria delle banche, generando diversi effetti critici:
- riduzione della liquidità: immobilizzano risorse finanziarie che potrebbero essere utilizzate per altre attività;
- incremento delle perdite: le banche devono accantonare risorse per coprire il rischio di perdita;
- peggioramento della reputazione: un elevato livello di NPL può danneggiare l’immagine dell’istituto e ridurre la fiducia degli investitori.
Pertanto, con un NPL Ratio (rapporto tra crediti deteriorati lordi e totale dei crediti lordi) che si attestava al 5,3% nel 2020, il settore bancario italiano ha registrato il valore più basso dal 2009, dimostrando un miglioramento nella gestione di questa problematica.
Le tre categorie principali di crediti deteriorati secondo Banca d’Italia
La Banca d’Italia, in conformità con i criteri stabiliti dall’Autorità Bancaria Europea, classifica i crediti deteriorati in tre principali sottocategorie.
- Sofferenze (Bad loans): rappresentano esposizioni verso soggetti in stato di insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili. È la categoria più grave, in cui il debitore è incapace di onorare i propri obblighi finanziari. Non è necessario che lo stato di insolvenza sia accertato giudizialmente.
- Inadempienze probabili (Unlikely to Pay - UTP): sono crediti per i quali la banca ritiene improbabile il completo recupero senza attivare misure come l’escussione delle garanzie. Queste esposizioni possono ancora essere riportate in bonis grazie a interventi mirati.
- Esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate (Overdrawn and/or past-due exposures): sono crediti scaduti o che eccedono i limiti di affidamento da oltre 90 giorni e superano una predefinita soglia di rilevanza.
Il ciclo di vita di un credito non performante
Il percorso che trasforma un prestito regolare in un credito deteriorato segue un processo graduale, caratterizzato da fasi specifiche che le banche monitorano attentamente. Questo ciclo rappresenta un aspetto fondamentale nella gestione del rischio bancario.
Da credito in bonis a credito deteriorato: i segnali d’allarme
La trasformazione di un credito da «in bonis» a deteriorato non avviene improvvisamente. Il primo campanello d’allarme è generalmente rappresentato dai ritardi nei pagamenti, che costituiscono un indicatore precoce del processo di deterioramento. Infatti, quando un cliente mostra difficoltà a rispettare le scadenze concordate, la banca intensifica il monitoraggio della posizione.
I principali segnali di allerta includono, quindi:
- ritardi di pagamento fino a 90 giorni;
- sconfinamenti non rilevanti sulle linee di credito;
- peggioramento della situazione economica e finanziaria del debitore.
Va comunque sottolineato che la segnalazione di una posizione a sofferenza non scaturisce automaticamente dal verificarsi di singoli eventi specifici, ma richiede una valutazione complessiva della situazione finanziaria del cliente.
Il processo di classificazione interna delle banche
Quando una banca identifica posizioni problematiche, avvia un processo di classificazione interna che prevede diverse fasi.
- Posizioni con primi segnali di anomalia.
- Posizioni deteriorate gestibili tramite concessioni o ristrutturazioni.
- Posizioni deteriorate da gestire in ottica liquidatoria.
- Gestione delle garanzie escusse nell’ambito dell’attività di recupero.
Le banche stabiliscono politiche interne per la transizione delle posizioni da un centro di responsabilità all’altro, spesso con l’ausilio di indicatori specifici. Inoltre, per valutare l’efficacia della gestione, gli istituti sviluppano sistemi di indicatori chiave di performance (KPI) che misurano i progressi compiuti nell’attività di recupero.
Gestione attiva del credito problematico
Le banche sono tenute ad adottare un approccio proattivo nella gestione dei crediti non performing.
Questo implica la predisposizione di piani operativi di breve periodo (circa 1 anno) e medio-lungo periodo (3-5 anni), in cui vengono definiti obiettivi di chiusura delle posizioni e azioni da intraprendere.
Le principali strategie di gestione delle banche possono includere:
- misure di concessione (forbearance) per debitori in difficoltà temporanea;
- ristrutturazione del debito per problematiche strutturali;
- affidamento a gestori esterni specializzati;
- cessioni sul mercato secondario.
In quale alle banche, viene valutata attentamente la situazione finanziaria del debitore prima di concedere qualsiasi misura di concessione, per evitare che tali interventi diventino espedienti per ritardare la classificazione di un’esposizione come deteriorata.
Nel 2022, il flusso annuo di nuovi prestiti deteriorati in rapporto alla consistenza di quelli in bonis (default rate) si è attestato all’1%, in significativa riduzione rispetto al picco del 5,3% raggiunto nel 2014, dimostrando un miglioramento nella capacità di prevenzione e gestione dei crediti deteriorati da parte delle banche italiane.
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Banche italiane e crediti NPL, il trend attuale
Nel 2025, il panorama dei crediti deteriorati nelle banche italiane presenta dinamiche complesse, influenzate da trend storici, interventi normativi e contesti macroeconomici.
Dopo un periodo di significativa riduzione degli NPL, culminato nel 2023, si è osservata una lieve inversione di tendenza nel 2024.
Secondo un rapporto di PwC, le esposizioni deteriorate nei bilanci delle banche italiane sono aumentate leggermente nel primo semestre del 2024, raggiungendo circa 55 miliardi di euro rispetto ai 53 miliardi di dicembre 2023.
Questo incremento è stato attribuito a diversi fattori, tra cui un rallentamento economico e l’aumento dei tassi di interesse, che hanno influenzato la capacità di rimborso di alcune imprese e famiglie. In risposta, le banche italiane hanno adottato misure prudenziali, incrementando gli accantonamenti per far fronte a potenziali perdite su crediti. Nonostante ciò, il rapporto tra crediti deteriorati lordi e totale dei crediti è ulteriormente calato al 2,7%, indicando una gestione efficace del rischio creditizio.
A livello normativo, la Banca d’Italia ha recepito la Direttiva 2021/2167 sugli acquirenti e gestori di crediti deteriorati, introducendo disposizioni volte a migliorare la gestione e la cessione degli NPL. Queste misure mirano a favorire la trasparenza e l’efficienza del mercato secondario dei crediti deteriorati, facilitando la riduzione degli stock nei bilanci bancari.
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