Crediti incagliati da Superbonus, parte la class action

Nadia Pascale

4 Gennaio 2024 - 11:18

Novità per i titolari si crediti incagliati da Superbonus e altri bonus edilizi, proposta la prima class action contro un istituto di credito che ha bloccato le cessioni. Chiesto risarcimento danni.

Crediti incagliati da Superbonus, parte la class action

Il 2024 si apre con vecchie problematiche mai risolte, in particolare quella dei crediti incagliati da Superbonus.
Sono numerose le famiglie e le imprese che, avendo iniziato lavori di ristrutturazione edilizia con la cessione del credito e lo sconto in fattura e quindi senza anticipare denaro, hanno difficoltà ora a riscuotere i crediti.

Per ora non sembrano esservi soluzioni normative in grado di tutelare questi soggetti e di conseguenza le associazioni di categoria cercano tutele utilizzando le strade più disparate. Tra queste vi è la class action contro Poste Italiane per il risarcimento danni causati dalla chiusura improvvisa della piattaforma.

Ecco le motivazioni e i termini della class action per crediti incagliati.

Cosa sono i crediti incagliati

Per capire bene cosa succede, deve essere fatta una breve sintesi sui crediti incagliati.
Fino al mese di febbraio 2023 per coloro che effettuavano lavori di ristrutturazione edilizia utilizzando Superbonus, bonus ristrutturazione, bonus barriere architettoniche, ecobonus, vi era la possibilità di non anticipare le spese, o quote della spesa, ma di utilizzare lo sconto in fattura e la cessione del credito.

In molti casi però una volta ceduti i crediti, ad esempio all’impresa edile, il cessionario (cioè chi ha acquistato il credito) si è ritrovato senza sufficiente capienza fiscale e con difficoltà a trovare un cessionario. In alcuni casi si tratta si tratta di crediti bloccati o sequestrati per irregolarità.
Ci sono quindi molti soggetti che a oggi hanno crediti fiscali, di fatto non utilizzabili, che hanno generato pesanti difficoltà economiche anche con rischio di fallimento.

Al fine di determinare l’esatto ammontare dei crediti incagliati presenti nei portafogli di imprese e cittadini, il Governo ha avviato una campagna di censimento. C’era tempo fino al 2 gennaio 2024 per comunicare all’Agenzia delle Entrate i crediti in proprio possesso e non collocabili sul mercato.

L’articolo 25 del decreto Asset stabilisce che il cessionario che ha nel cassetto fiscale crediti diversi da quelli “scaduti” perché sono trascorsi i termini, ma che siano bloccati per altri motivi, deve comunicare il loro ammontare alle Entrate.

Fatta questa premessa sui crediti incagliati, vediamo chi ha proposto la class action per i crediti incagliati e quali soggetto sono interessati.

Class action crediti incagliati avverso Poste Italiane

CANDE è un’associazione nazionale nata a tutela delle piccole e medie imprese, tecnici, professionisti e i cittadini, la sigla è acronimo di Class Action Nazionale dell’Edilizia. L’azione legale nei confronti di Poste Italiane è stata presentata presso il Tribunale Civile di Roma. Nella citazione si chiede, previa verifica di inadempimenti contrattuali ed extracontrattuali, il risarcimento del danno per:

  • perdita dell’occasione di guadagno;
  • lesione del diritto all’immagine, reputazione commerciale e rispettabilità;
  • interessi di mora sui mancati investimenti (lucro cessante).

Nella Class action si sostiene che Poste Italiane abbia arbitrariamente interrotto senza giustificato motivo e senza preavviso la funzionalità della piattaforma per la cessione del credito.

Il presidente Cande, ing. Igor La Spada, ha inizialmente intrapreso un tentativo di mediazione attraverso una lettera indirizzata all’attenzione dell’AD di Poste Italiane SpA, dott. Matteo Del Fante, nella stessa si chiede conto della scelta arbitraria di Poste Italiane di ridurre il plafond disponibile per la cessione del credito da 5 milioni di euro a 500 mila euro, per arrivare poi alla chiusura definitiva della piattaforma.

Da questa scelta infatti sarebbero state tradite le aspettative delle imprese che avevano pianificato le varie operazioni di cessione del credito facendo affidamento sul plafond iniziale.
Ne sono derivate forti difficoltà economiche che si ripercuotono sulle famiglie che avevano già iniziato i lavori e che sono poi state impossibilitate a terminarli a causa delle modifiche delle norme in corso d’opera.

Da cosa sono nati i crediti incagliati da Superbonus e bonus edilizi?

In realtà deve essere ricordato che le modifiche delle norme sono state frutto di scelte del Governo che a un certo punto ha manifestato l’esigenza di disporre maggiori controlli sui lavori effettuati.

Nel cambio delle norme sono state previste anche maggiori responsabilità ricadenti su coloro che acquistavano i crediti che dovevano, tra l’altro, verificare la congruità delle spese dichiarate con i lavori effettuati.
Il cambio di norme, quello visto è solo un esempio, ha ovviamente messo in difficoltà banche e istituti di credito che stavano operando in questo settore.

Cande ha dichiarato che la class action mira

a sviscerare ogni violazione di diritto che vede soccombere tutti quei contribuenti che hanno riposto fiducia nelle leggi dello Stato.

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