Vladimir Putin ha accusato l’Ucraina dell’attacco al ponte in Crimea ma deve ancora decidere come vendicarsi: i falchi non escludono l’utilizzo di armi tattiche nucleari, bombardata Kiev con un missile che è finito non lontano dall’ufficio di Zelensky.
Crimea, quale sarà la risposta di Vladimir Putin? L’attacco al ponte di Kerch potrebbe rappresentare una sorta di spartiacque per la guerra in corso, con diverse città ucraine che sono state bombardate nelle ultime ore. Colpita anche Kiev con un missile che ha centrato un edificio a due chilometri dall’ufficio di Volodymyr Zelensky.
Ancora tutta da chiarire la dinamica dell’attentato al ponte che, stando alle fonti locali, avrebbe provocato tre morti: un camion proveniente dalla Russia, dopo aver superato i controlli di accesso, è saltato in aria coinvolgendo anche una cisterna e danneggiando lo strategico ponte, ora già parzialmente riaperto.
Che si sia trattato di un attentato “kamikaze” oppure di una bomba piazzata nel camion all’insaputa del conducente ancora non è dato sapere, così come è ignota la mente dell’attentato visto l’immancabile rimpallo di accuse tra Mosca e Kiev.
La responsabilità dell’attacco non è un dettaglio da poco visto che, nel caso fosse stata l’Ucraina, Vladimir Putin non potrebbe far rimanere impunito questo smacco, con i falchi che albergano al Cremlino che sarebbero pronti anche all’utilizzo delle tanto chiacchierate armi tattiche nucleari.
Se invece la matrice dell’attentato fosse interna, si andrebbero a rafforzare le voci di una faida in corso a Mosca con diversi generali che, di fronte all’eventuale ordine di utilizzare armi nucleati, sarebbero pronti a rivoltarsi contro il presidente fino a mettere in atto un autentico colpo di Stato.
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Crimea: le accuse di Putin
In questo scenario, Vladimir Putin non sembrerebbe avere dubbi sulla responsabilità dell’attentato: “I servizi speciali ucraini hanno ordinato, architettato e realizzato l’attacco al ponte di Crimea. Non c’è alcun dubbio, si tratta di un atto terroristico mirato a distruggere le infrastrutture civili critiche della Federazione Russa”.
Per quanto riguarda il ponte Kerch dalle parti di Kiev invece la versione sarebbe ben diversa. “L’Fsb tenta di eliminare la leadership del ministero della Difesa russo, prima del cambio del personale - ha twittato il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak - I servizi sono al tappeto, hanno mancato l’esplosione del ponte di Vladimir Putin. Ora il ministero della Difesa può incolparli per la futura sconfitta nel Sud. Non è ovvio chi ha causato l’esplosione? Il camion è arrivato dalla Federazione Russa”.
In questo rimpallo di accuse, un leitmotiv da quando è scoppiata la guerra, nelle ultime ore sono arrivate delle importanti novità da Oltreoceano: per il New York Times e per il Washington Post, ci sarebbero i servizi segreti ucraini dietro l’attacco al ponte Kerch.
L’attacco al ponte Kerch così potrebbe rappresentare una sorta di bivio per la guerra in Ucraina. Nelle prossime ore Putin riunirà il Consiglio di sicurezza per decidere come reagire all’affronto “vi faremo sapere i risultati”.
La possibile risposta della Russia
Durante il Consiglio di sicurezza dovrebbe essere decisa quale sarà la risposta della Russia all’attacco in Crimea: se Putin dovesse dare retta all’ala più dura, una pioggia di bombe nelle prossime ore potrebbe cadere sull’Ucraina come già accaduto ieri nella città di Zaporizhzhia dove si contano 17 vittime tra i civili.
“Il ponte della Crimea è stato colpito perché non c’è stata risposta per l’attacco terroristico contro il Nord Stream - ha commentato il politologo russo Serghei Markov, ex consigliere al Cremlino - E il Nord Stream è stato fatto esplodere perché non c’è stata risposta per il terrorismo nucleare nella centrale nucleare di Zaporizhzhia. Se non c’è una risposta dura e dolorosa per l’attacco terroristico contro il ponte di Crimea, allora gli attacchi terroristici potrebbero presto arrivare nelle principali città russe”.
La Russia così potrebbe vendicarsi mettendo nel mirino infrastrutture fondamentali per Kiev, come quando è stata colpita la diga della città natale di Zelensky, ma i missili di Mosca potrebbero indirizzarsi anche verso i luoghi di potere ucraini. C’è poi chi come il leader ceceno Ramzan Kadyrov sarebbe propenso all’utilizzo delle armi tattiche nucleari, una posizione questa condivisa da diversi altri falchi.
Probabilmente però la riposta di Vladimir Putin all’attacco al ponte in Crimea non dovrebbe essere messa in atto già nei prossimi giorni anche se, dopo quasi 230 giorni, capire quale strada possa prendere questo conflitto appare essere un’autentica sciarada.
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