Criptovalute non dichiarate: cosa si rischia? Sanzioni e come fare

Claudia Cervi

3 Giugno 2023 - 08:00

La normativa fiscale sulle criptovalute è cambiata nel 2023: ecco cosa si rischia se non vengono dichiarate e come mettersi in regola e adempiere agli obblighi fiscali per evitare sanzioni.

Criptovalute non dichiarate: cosa si rischia? Sanzioni e come fare

Le criptovalute hanno rivoluzionato il concetto di denaro e le transazioni finanziarie, suscitando l’interesse di molti per la promessa di guadagni e libertà finanziaria. Tuttavia, è fondamentale ricordare che i vantaggi dell’anonimato e della decentralizzazione non possono essere usati come scusa per detenere criptovalute non dichiarate alle autorità fiscali.

Mentre molte persone sono tentate dall’idea di mantenere le proprie criptovalute nascoste, è essenziale comprendere le implicazioni legali e fiscali di questa decisione. I governi di tutto il mondo stanno intensificando i loro sforzi per regolamentare queste nuove forme di asset finanziari, come sottolineato anche dalla recente legge di Bilancio 2023, e la mancata dichiarazione potrebbe comportare conseguenze finanziarie indesiderate.

In questo articolo, esamineremo approfonditamente i rischi connessi alla detenzione di criptovalute non dichiarate e le sanzioni previste dalla legge. Inoltre, forniremo consigli pratici su come adempiere agli obblighi fiscali e mettersi in regola con le autorità competenti, al fine di evitare spiacevoli conseguenze finanziarie.

Tassazione delle criptovalute

La tassazione delle criptovalute è finalmente stata regolamentata con la legge di Bilancio 2023 e il provvedimento dell’Unione europea sulle cripto-attività (MiCA), colmando un vuoto normativo che durato anni. Questo sviluppo rappresenta un passo fondamentale per i possessori di criptovalute, poiché fornisce linee guida chiare e specifiche normative sulla tassazione di questi asset finanziari.

Per dichiarare correttamente le criptovalute ai fini fiscali, è essenziale utilizzare il modello Redditi Persone Fisiche (PF) e compilarlo in modo accurato e dettagliato. Il modello PF prevede due sezioni specifiche dedicate alle criptovalute.

Compilazione della dichiarazione dei redditi

Nel quadro RT del modello PF, è necessario inserire i «redditi diversi» generati dalle criptovalute, insieme ad altri tipi di investimenti come azioni, obbligazioni e derivati. È importante indicare le plusvalenze o minusvalenze realizzate durante il periodo di riferimento. Questa sezione consente alle autorità fiscali di calcolare l’imposta da applicare in base ai profitti o alle perdite generati dalle criptovalute e dagli altri strumenti finanziari. Ricordiamo che la nuova normativa fiscale prevede la tassazione (al 26%) delle plusvalenze derivanti dalla vendita di cripto attività in cambio di valuta fiat solo se superiori ai 2.000 euro.

Nel quadro RW del modello PF, è obbligatorio indicare il valore delle criptovalute per fini di monitoraggio fiscale. Questa sezione deve essere compilata anche se il valore complessivo delle cripto attività detenute non supera i 15.000 euro e anche se non si è effettuata alcuna conversione in valuta fiat o prelievo. Questa misura garantisce maggiore trasparenza nel settore delle criptovalute e consente alle autorità di monitorare e controllare l’utilizzo di queste risorse finanziarie digitali.

Compilare correttamente entrambe le sezioni nella dichiarazione dei redditi è di fondamentale importanza per adempiere agli obblighi fiscali relativi alle criptovalute.

Chi avesse presentato la dichiarazione dei redditi tramite sostituto d’imposta, con il modello 730, può dichiarare le criptovalute integrando la dichiarazione con i quadri RT e RW del modello redditi PF da inviare entro il 30 novembre dell’anno successivo a quello di chiusura del periodo di imposta.

Imposta di bollo per le criptovalute

Infine, chi detiene criptovalute e asset simili deve versare annualmente un’impresa di bollo pari al 2 per mille del valore detenuto. La prima scadenza per il pagamento di questa imposta è prevista per giugno 2024.

Cosa fare nel caso di criptovalute non dichiarate

Nel caso in cui le criptovalute non siano state dichiarate alle autorità fiscali, è importante agire per tempo per mettersi in regola ed evitare sanzioni più severe in futuro.

La legge di Bilancio 2023 ha introdotto una sanzione ridotta per coloro che non hanno dichiarato le criptovalute negli anni passati, mediante il pagamento di un’imposta sostitutiva:

  • i soggetti che non hanno realizzato redditi derivanti dalle cripto attività in periodi precedenti, ma hanno solo omesso la dichiarazione del quadro RW, possono regolarizzare la propria posizione presentando un’apposita istanza. Nell’istanza, sarà necessario indicare le attività detenute al termine di ogni periodo di imposta e corrispondere una sanzione pari allo 0,5% del valore delle attività non dichiarate per ciascun anno.
  • per coloro che invece hanno ottenuto redditi dalle cripto attività in periodi precedenti, la regolarizzazione avviene attraverso la presentazione dell’apposita istanza e il pagamento di un’imposta sostitutiva del 3,5% del valore delle attività detenute al termine di ogni anno o al momento del realizzo. In aggiunta, è necessario versare un’ulteriore somma pari allo 0,5% del valore delle attività per ciascun anno, a titolo di sanzioni e interessi per l’omessa indicazione.

Per procedere con la regolarizzazione fiscale, è consigliabile presentare l’istanza di emersione e corrispondere gli importi dovuti nel rispetto dei termini e delle modalità previste dalla normativa fiscale.

Sanzioni per mancata dichiarazione delle criptovalute

La corretta dichiarazione delle criptovalute nel quadro RW, relativo alle attività finanziarie detenute all’estero, è un obbligo fiscale fondamentale. Nel caso in cui un contribuente non adempia a tale obbligo, sono previste sanzioni in base alla normativa vigente.

Secondo l’articolo 5 del Decreto Legge 167/90, la sanzione per la mancata dichiarazione delle criptovalute nel quadro RW può variare dal 3% al 15% dell’ammontare degli importi non dichiarati. Tale percentuale dipende dalla gravità della violazione e dalla quantità di criptovalute non dichiarate. Pertanto, se un contribuente non ha segnalato correttamente le proprie criptovalute detenute all’estero, può essere soggetto a questa sanzione in base al valore complessivo dell’importo non dichiarato.

È importante notare che la sanzione può aumentare significativamente se il wallet non dichiarato è detenuto in uno Stato incluso nella black list. In questo caso, la sanzione può raddoppiare e salire nel range del 6% - 30%. La presenza del wallet in un Paese presente nella black list viene infatti considerata come un’aggravante e comporta conseguenze più severe fino alla reclusione (se il reddito generato è superiore a 50.000 euro).

In generale, se l’Agenzia delle Entrate scopre che un contribuente possiede una somma non giustificata, potrebbe trattarla come reddito non dichiarato e pretendere che sia soggetta a tassazione.

Conclusioni

  • Il possesso di criptovalute comporta l’obbligo di dichiararle nel quadro RW della dichiarazione dei redditi e - sopra i 2000 euro - anche nel quadro RT per le plus/minusvalenze.
  • Non dichiarare correttamente le criptovalute può comportare sanzioni fiscali significative.

È essenziale informarsi sulle norme fiscali e adempiere agli obblighi dichiarativi per evitare conseguenze finanziarie indesiderate. In caso di dubbi o situazioni non ancora regolarizzate, è consigliabile rivolgersi a un consulente fiscale per ottenere assistenza specifica.

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