La recessione della Germania graverà anche sull’economia italiana, frenando la crescita del Made in Italy. Ecco quali sono i settori a rischio e perché.
La crisi in Germania si ripercuoterà inevitabilmente sull’economia italiana: è solo questione di tempo.
Nei mesi precedenti la Germania aveva dato i primi segnali di rallentamento e dopo due trimestri negativi, a maggio l’ufficio federale di statistica Destatis evidenziava i numeri della recessione, registrando un calo del Pil del -0,3% e secondo il Fondo monetario internazionale, Berlino quest’anno potrebbe essere l’unico membro del G7 con un Pil in contrazione.
Da forza trainante e locomotiva dell’economia europea la Germania sembra precipitare in ultima posizione diventando il fanalino d’Europa, facendo peggio dell’Italia. Infatti, come riporta anche Sky Tg24, il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al rialzo anche le stime di crescita della nostra penisola, il cui Pil è in rialzo del +1,1%. Ma presto tutto ciò potrebbe cambiare.
È ormai risaputo che tra economia italiana e tedesca vige un rapporto di interdipendenza. Ciò vuol dire che non molto in là l’Italia potrebbe risentire della recessione tedesca, influenzando il nostro Pil. È quindi opportuno capire quali saranno i settori colpiti dalla crisi tedesca e quali le conseguenze per il Made in Italy. Di seguito tutto quello che è necessario sapere a riguardo.
Crisi economica in Germania, quali settori a rischio in Italia e perché?
Con la Germania in recessione, ben presto anche l’Italia potrebbe subire un’improvvisa frenata al suo Made in Italy. Numerosi sono i settori a rischio. Questo perché il rapporto tra economia italiana e tedesca è di interdipendenza, basti pensare che la Germania è la principale destinazione dell’export italiano da 77,5 miliardi nel 2022, rappresentando oltre il 12% del totale.
Non è un caso quindi che il Pil italiano, pur rimanendo positivo abbia iniziato a flettersi. Da aprile, infatti, i flussi verso la Germania hanno iniziato a diminuire rispetto al 2022. Un calo non drastico o drammatico nei valori, ma superiore nei volumi, considerando il rialzo dei prezzi.
E se al momento in alcuni settori si registra una controtendenza, come in quello automobilistico - dove gli acquisti dall’Italia sono aumentati del 12%, in quanto si stima che circa il 20% di ogni vettura tedesca sia italiana - questa crescita avrà vita breve. Il settore automobilistico e quelli legati ad esso dovrebbero presto uniformarsi alla frenata del Made in Germany. Tra i settori a rischio, insieme a quello delle autovetture troviamo quindi:
- Metallurgia;
- macchinari industriali;
- chimica.
Ma questi sono solo alcuni dei settori che negli anni si sono lasciati trainare dalla locomotiva tedesca. Ma non solo.
Altri settori che risentiranno della recessione tedesca, come quello ortofrutticolo, e a parlarne è stato anche Giacomo Suglia, presidente di Apeo, l’associazione produttori ed esportatori ortofrutticoli, e vicepresidente di Fruitimprese, il quale ha spiegato che in Germania si consuma oltre un terzo dell’ortofrutta italiana esportata. La frenata tedesca rappresenta quindi un altro pericolo per un settore già flagellato dal cambiamento climatico.
I settori a rischio, quindi, sono tutti quelli in cui le aziende si sono affidate al traino tedesco, ricetta vincente negli ultimi anni, ma che ora rischiano di subire un improvviso contraccolpo, ripercuotendosi sull’economia e il Pil italiano
Germania in recessione, quali sono le conseguenze per Pil e Made in Italy?
Le conseguenze della recessione in Germania in Italia si faranno sentire ben presto. E se sono a rischio i settori in cui la Germania era prima meta dell’export, non sono esclusi quelli in cui è l’Italia ad essere meta dell’export tedesco.
A risentirne della crisi tedesca saranno quindi anche le imprese “vetrina” del Made in Italy, dagli alimentari all’abbigliamento. Quest’estate l’effetto si è visto anche sul turismo. Come riporta anche Repubblica, infatti, i lidi del Nordest, “che d’estate diventa un Land tedesco”, ha visto calare gli arrivi.
Ed è questo uno dei motivi per il quale la stagione estiva, dalla quale grazie al turismo ci si aspettava un sostegno tangibile al Pil italiano, si è rivelata deludente.
Questo potrebbe essere solo il primo segnale di come la crisi economica tedesca influenzerà l’andamento dei mercati italiani. Se la Germania non tornerà al proprio ruolo di forza trainante, ci sarà il rischio che l’Italia fatichi a ripartire realmente.
L’unico modo per evitare questo effetto domino è quello di diversificare il più possibile i mercati e i paesi dell’export italiano, così come alcune aziende aprendosi agli Stati Uniti risentiranno meno della crisi tedesca, assorbendo meglio l’urto.
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