Crisi del grano, il prezzo è in calo: cosa cambia con la firma dell’accordo tra Russia e Ucraina

Claudia Mustillo

22/07/2022

La firma dell’accordo per l’esportazione del grano fermo nei porti ucraini avrà conseguenze importanti anche per l’economia italiana. Intanto il prezzo del grano è già in calo.

Crisi del grano, il prezzo è in calo: cosa cambia con la firma dell’accordo tra Russia e Ucraina

Oggi potrebbe arrivare la svolta nella crisi del grano: si firmerà, alle 15:30, a Istanbul l’accordo sui corridoi nel Mar Nero per l’esportazione di cereali dai porti dell’Ucraina. È la prima intesa tra Mosca e Kiev dall’inizio della guerra.

Ad annunciare ufficialmente la firma dell’accordo è stato l’ufficio del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, mediatore dell’intesa che sarà sottoscritta dalle delegazioni russa e ucraina, sullo Stretto del Bosforo. Sarà presente anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.

L’intesa tra Russia e Ucraina per l’esportazione del grano potrebbe allontanare rapidamente lo spettro della carestia globale, sbloccando le esportazioni di oltre 20 milioni di tonnellate di grano al momento bloccate nei porti ucraini. Intanto il prezzo del grano è già in calo: le quotazioni del grano duro scendono dell’1,39% a 849,25 dollari per contratto da
5mila staia; il grano tenero cede l’1,61% a 793,25 dollari.

Ancora non sono noti i dettagli dell’accordo per l’esportazione del grano, ma nell’incontro della scorsa settimana sempre a Istanbul, era stato concordato un piano provvisorio che prevede controlli congiunti delle navi in partenza e in arrivo nei porti del Mar Nero oltre a un meccanismo per garantire la sicurezza delle rotte di trasferimento. Verrebbe, inoltre, istituito a Istanbul un centro di coordinamento per la spedizione delle esportazioni con la supervisione dei funzionari delle Nazioni Unite.

Cosa cambia con la firma dell’accordo sul grano

L’accordo era nell’aria da giorni. Almeno da quando, dopo l’incontro a Teheran con Erdogan, il presidente russo Vladimir Putin aveva parlato di «progressi sull’esportazione di grano ucraino».

L’allarme per la carestia globale, con la firma di oggi, potrebbe ridursi. La ripartenza delle esportazioni attraverso il Mar Nero consentirà il passaggio di almeno 20 milioni di tonnellate di grano ucraino ferme nei porti. Coldiretti fa sapere che l’export del grano può salvare dalla carestia tutti i paesi, circa 53, dove la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione: "Tra i più dipendenti dalle esportazioni cerealicole russe e ucraine ci sono l’Egitto, che importa il 70% dei cereali dai porti del Mar Nero, il Libano con circa il 75% e lo Yemen con poco meno del 50% e la situazione non è molto diversa in Libia, Tunisia, Giordania e Marocco’’. Ci sono, poi, nazioni come l’Uganda dove l’importazione di grano supera il 90%.

L’Ucraina, prima dello scoppio della guerra, copriva il 10% degli interscambi mondiali di grano, con la Russia si arrivava al 3’% del commercio internazionale. E il blocco delle esportazioni sta avendo importanti conseguenze anche sull’Europa e l’Italia.

La situazione del grano in Italia

In Italia la situazione del grano non è tra le migliori e non solo per il blocco delle esportazioni. Il problema, spiega Coldiretti, è che la produzione è in calo fino al 35%-40% nelle aree come la Puglia a causa della siccità. La guerra, poi, ha fatto sì che coltivare grano è costato agli agricoltori fino a 600 euro in più ad ettaro, colpa dell’impennata dei costi di produzione.

L’Italia, infatti, è un Paese deficitario e importa addirittura il 62% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti, il 35% del grano duro per la pasta e il 46% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame. L’Italia guarda, quindi, interessata alla firma dell’intesa sull’esportazione del grano ucraino.

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