Il prezzo delle uova negli Stati Uniti è schizzato alle stelle a causa dell’epidemia di influenza aviaria: Washington così ha chiesto aiuto all’Italia e ad altri Paesi, cosa sta succedendo?
Gli USA hanno un grave problema con le uova - uno degli ingredienti base della cucina d’Oltreoceano basti pensare ai pancake -, tanto da aver chiesto aiuto a diversi Paesi tra cui anche l’Italia, il tutto mentre Donald Trump ha deciso di gabellare il Vecchio Continente con dei dazi al 25% su acciaio e alluminio.
Negli Stati Uniti è stato stimato che ogni giorno vengono consumate qualcosa come 226 milioni di uova, per un totale annuo che si aggira intorno a 82,5 miliardi di uova pari a 250 unità l’anno per ogni cittadino americano.
L’impennata dei prezzi delle uova di conseguenza è un ben problema per Washington. Il costo di una confezione da dodici infatti è schizzato adesso a 6,85 dollari - con punte anche superiori agli 8 dollari -, mentre a gennaio 2022 era di 1,9 dollari e a inizio 2025 di 5 dollari.
Donald Trump aveva promesso di abbassare i prezzi delle uova nel suo primo giorno in carica, ma a febbraio, il primo mese completo della sua amministrazione, i prezzi sono aumentati del 59% su base annua.
Il motivo di questo aumento del costo delle uova negli USA è da attribuire principalmente all’epidemia di influenza aviaria - 20 milioni di galline ovaiole sono state abbattute solo negli ultimi tre mesi del 2024 -, oltre all’inflazione che ha aumentato le spese per la produzione.
Negli States il 98% dei polli si trova in allevamenti intensivi, una situazione che favorisce il contagio e la diffusione dell’influenza aviaria, ormai un’autentica piaga.
Una sorta di crisi delle uova, con il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti che ha deciso di prendere carta e penna e di chiedere aiuto all’Europa nonostante la legge vieti negli USA questo tipo di importazioni in quanto potenzialmente portatrici di malattie.
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La crisi delle uova negli Stati Uniti
Quello delle uova sta iniziando a essere un problema molto serio per gli Stati Uniti e anche per Donald Trump, visto che il presidente aveva promesso di abbassare i prezzi che invece non hanno interrotto la loro corsa al rialzo infrangendo record su record.
Giusto per rendere l’idea della situazione negli USA, alcuni ristoranti hanno imposto supplementi di prezzo per i piatti a base di uova, ma ci sono anche carenze sugli scaffali dei supermercati.
Il mese scorso il segretario all’agricoltura degli Stati Uniti, Brooke Rollins, ha annunciato un piano da 1 miliardo di dollari per combattere l’influenza aviaria, con uno dei punti che è quello di ricercare uova da importare.
L’obiettivo sarebbe quello di importare nei prossimi mesi 100 milioni di uova, non il massimo per un Paese che negli ultimi tempi ha minacciato - e ufficializzato - dazi a mezzo mondo.
Per Trump infatti questa crisi è un doppio problema. Per prima cosa quasi tutti comprano uova, con l’aumento dei prezzi che di conseguenza sta colpendo i consumatori di tutte le fasce di reddito; in più si tratterebbe di un chiaro segnale di vulnerabilità economica in un periodo dove la Casa Bianca sta provando a gonfiare il petto al cospetto delle altre superpotenze
L’Italia esporterà uova negli Stati Uniti?
Alcune settimane fa il Dipartimento dell’Agricoltura a stelle e strisce ha inviato richieste formali ai paesi produttori di uova, chiedendo informazioni sulla loro capacità e volontà di esportare nel mercato americano.
Un primo risultato già c’è stato: a febbraio la Turchia ha dichiarato di aver iniziato a esportare circa 15.000 tonnellate di uova negli Stati Uniti, con anche il Brasile che sarebbe stato contattato dal Dipartimento. Tutto questo però non basta.
Gli Stati Uniti così si sarebbero rivolti soprattutto all’Europa e, paradossalmente, anche alla Danimarca, un Paese con cui i rapporti in questo momento non sono idilliaci vista la vicenda della Groenlandia che Trump vorrebbe comprare da Copenaghen.
Per alcune associazioni del settore con sede in Danimarca, in Europa non ci sarebbe eccedenza di uova essendoci carenza un po’ ovunque su scala globale perché il consumo è in aumento e molti sono stati colpiti dall’influenza aviaria.
Anche l’Italia è stata contattata per mezzo di una richiesta esplorativa, ma anche da noi non ci sarebbe un grande margine per esportare le uova visto che la produzione serve principalmente a soddisfare il mercato interno.
In questo scenario, il paradosso è che sarebbe in aumento l’esportazione illegale verso gli USA di uova dal Messico, dove il costo delle uova è di molto inferiore rispetto agli Stati Uniti: il muro anti-migranti non sembrerebbe aver funzionato in questa circostanza.
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