La Legge 185/1990 vieta la vendita di armi a paesi che commettono gravi violazioni dei diritti umani, ma solo se tali violazioni sono certificate da organismi internazionali come l’ONU o l’UE.
Il 7 ottobre 2023 ha segnato una drammatica escalation nel conflitto tra Israele e Hamas, culminando in un attacco a sorpresa da parte del gruppo militante palestinese, seguito da una risposta militare israeliana di vasta portata nella Striscia di Gaza.
Questo contesto ha innescato un acceso dibattito politico in Italia, in particolare riguardo alle forniture di armi destinate a Israele. Inizialmente, membri del governo Meloni avevano annunciato la sospensione di tutte le esportazioni di armamenti verso il Paese mediorientale. Tuttavia, l’analisi di dati ufficiali forniti dall’ISTAT ha rivelato che la sospensione riguardava solo le nuove licenze; le consegne legate a licenze già approvate continuavano senza interruzioni.
La regolamentazione delle esportazioni di armamenti italiane è definita dalla Legge 185 del 1990, che stabilisce requisiti e condizioni per il rilascio delle licenze. Queste autorizzazioni, rilasciate dall’Unità per le Autorizzazioni dei Materiali di Armamento (UAMA), hanno una durata minima di diciotto mesi e possono essere prorogate. È fondamentale notare che la legge prevede che le esportazioni non possano avvenire verso paesi coinvolti in conflitti armati non difensivi o che utilizzano la forza in modo sproporzionato, anche se in stato di legittima difesa. [...]
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