I verbali Bce di giugno hanno mostrato tutta la complessità del momento per Lagarde e gli altri membri. Discussioni e incertezze si sono palesate su inflazione e necessità della linea da falco.
Verbali Bce riunione di giugno confermano il momento assai delicato per le sorti dell’inflazione e della crescita in Eurozona.
A pochi giorni dal prossimo incontro, fissato a Francoforte, che molto probabilmente fisserà un altro aumento di 25 punti base per il costo del denaro, le minute della Banca centrale europea hanno messo in evidenza che i funzionari hanno discusso, non senza diversità di vedute, sul peso dell’inflazione e sulla necessità di essere ancora aggressivi con i tassi.
In conclusione, è prevalsa la linea abbastanza da falco, con l’imperativo di seguire i dati e farsi guidare da essi, anche per un eventuale cambio di passo.
Quali dubbi sono emersi dai verbali Bce?
Verbali Bce: tutti i dubbi su inflazione e tassi
Poche certezze e consapevolezza che il momento è cruciale e complesso: questa una estrema sintesi delle minute della Banca centrale europea sull’incontro di giugno.
La riunione ha prodotto non solo un altro rialzo dei tassi, ma anche un preannuncio de facto di un rialzo di luglio. La revisione al rialzo delle previsioni di inflazione della Bce per il 2024 e una prospettiva di crescita ancora ottimistica sono state le ragioni principali del persistere della linea dura. Tuttavia, a emergere sono state anche delle perplessità tra i membri, a volte in disaccordo, su come valutare le prospettive di inflazione e, quindi, di politica monetaria.
Sull’inflazione, in particolare, si sono palesate le seguenti riflessioni come riportato da un’analisi di ING:
- L’inflazione core come indicatore anticipatore. Qui, la maggioranza della BCE sembra nutrire qualche dubbio, non solo mettendo in discussione il ruolo dell’inflazione core come indicatore anticipatore, ma caratterizzandola come indicatore ritardato;
- Qualche dubbio sull’ultima revisione al rialzo dell’inflazione. Alcuni membri hanno messo in dubbio la revisione al rialzo “alla luce degli ultimi dati più incoraggianti e rispetto ai cambiamenti nelle ipotesi alla base delle proiezioni di giugno”;
- Abbassare l’inflazione è più facile che portarla al 2%. “È stato anche affermato che ridurre l’inflazione da numeri molto alti a livelli più moderati fosse più facile che raggiungere un pieno ritorno all’obiettivo del 2% a medio termine. In questo contesto, è stato osservato che un previsto ritorno dell’inflazione al 2% verso la fine del 2025 potrebbe essere considerato troppo tardi”
Le indicazioni sul futuro sono state così esposte: “...è stato osservato che, mentre il Consiglio direttivo potrebbe aver bisogno di continuare con ulteriori misure sui tassi di interesse, dovrebbe anche essere pronto a interrompere l’aumento dei tassi se richiesto dai dati e dal giudizio”.
Sulla decisione di giugno, i verbali hanno anche evidenziato che: “Un consenso molto ampio ha sostenuto l’aumento dei tassi di 25 punti base proposto da Lane, mentre inizialmente è stata anche espressa una preferenza per l’aumento dei tassi di interesse di riferimento della BCE di 50 punti base in considerazione del rischio che l’inflazione elevata diventi più persistente. L’accento è stato posto sul merito di attenersi a un approccio dipendente dai dati, riunione per riunione, in un ambiente incerto, in particolare poiché i tassi si stavano avvicinando a un possibile livello di picco.”
La discussione sul grado di aggressività, quindi, c’è stata a quanto si legge nelle minute Bce. Il compito della banca centrale si sta facendo difficile, con un impatto della stretta creditizia su investimenti, mutui, prestiti che inizia a mostrarsi.
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