Dal 1° gennaio aumentano i costi da sostenere a causa dell’adeguamento all’inflazione. Vediamo l’incremento a cui si va incontro.
Dal 1° gennaio 2025 ci sono brutte notizie per gli italiani, la rivalutazione di inizio anno non porterà solo aumenti per le prestazioni percepite (come l’assegno unico o le pensioni), ma anche aumenti sulle spese che si devono sostenere. La perequazione, infatti, serve a non far perdere potere di acquisto a determinati importi e proprio per questo motivo si adeguano prestazioni previdenziali, assistenziali e bonus all’inflazione.
Allo stesso tempo però, anche altri importi rischiano di perdere potere di acquisto a causa dell’incremento dei prezzi e ci riferiamo ad affitto e all’assegno di mantenimento che si versa per i figli e per il coniuge. Di quanto aumentano le spese? Facciamo due conti.
Dal 1° gennaio cattive notizie per gli italiani
La rivalutazione di gennaio 2025 si farà allo 0,8%. Se da un lato questa non è una buona notizia per chi percepisce trattamenti previdenziali e assistenziali perché vedrà crescere di poco l’importo percepito, lo è per chi, invece, deve pagare somme che sono soggette alla rivalutazione, come l’assegno di mantenimento e l’affitto.
Da specificare, però, che sia il canone di locazione che l’assegno di mantenimento non si adegueranno, nel 2025, allo 0,8% ma alla differenza dell’indice Foi relativa al mese in cui la somma è stata pagata per la prima volta. Per l’affitto, quindi, fa fede la data di stipula del contratto di locazione, per l’assegno di mantenimento la data della sentenza di separazione o divorzio o del provvedimento specifico del Giudice al riguardo.
Se, ad esempio, il contratto di locazione è stato stipulato il 1° aprile per la rivalutazione del canone di locazione di dovrà prendere a riferimento la variazione annuale (o biennale) dell’inflazione dello scorso anno rispetto a quest’anno nel mese che precede l’inizio del nuovo anno di contratto (nel caso dell’esempio, quindi, quella di marzo). Lo stesso vale per l’assegno di mantenimento, ma riferito al mese del provvedimento o della sentenza.
Di fatto non è possibile conoscere a priori la percentuale di rivalutazione del canone di locazione o dell’assegno di mantenimento perché la variazione sarà conosciuta solo a ridosso della scadenza.
Quanto si pagherà in più?
Prendendo come esempio eventuali canoni di locazione che si rinnovano, per assurdo, il 1° gennaio 2025 e per sentenze di separazione o per provvedimenti di mantenimento datati gennaio 2025, la percentuale di riferimento è l’indice Foi di dicembre (che ancora non è stato reso noto). Ma supponiamo che tale indice si attesti allo 0,8% (come è probabile), di quanto aumenterebbe il contratto di locazione o l’assegno di mantenimento?
Per ogni 1.000 euro di spesa l’aggravio annuale sarebbe di 96 euro, 8 euro in più ogni mese.
Facciamo esempi concreti
Supponiamo che un papà separato abbia dovuto lasciare la casa coniugale alla ex moglie con cui convivono i due figli e per questo sia stato costretto a prendere un appartamento in affitto abbastanza grande per accogliere anche i figli quando sono presso di lui.
Ipotizziamo che paghi un canone di locazione di 750 euro al mese e che versi un assegno di mantenimento di 600 euro per i due figli e di altri 250 euro per l’ex coniuge. Di quanto aumenterebbero le sue spese mensili e che aggravio annuo avrebbe?
Il canone di locazione passerebbe da 750 euro a 756 euro. L’aumento annuo del canone i locazione è pari a 72 euro.
L’assegno di mantenimento per i figli passerebbe da 600 euro al mese a 604,8 euro al mese con un aumento annuo di 57,6 euro al mese. Infine, l’assegno per l’ex coniuge passerebbe da 250 a 252 euro al mese con un aumento annuo di 24 euro. Per questo ipotetico soggetto, quindi, la rivalutazione all’inflazione costerebbe 153,6 euro.
Da considerare che nelle grandi città i canoni di affitto di una casa media sono aumentati a dismisura e difficilmente si attestano sotto i 1.000 euro, è facilmente intuibile che per chi ha un contratto di locazione soggetto a rivalutazione la spesa non è certo poco (alla luce anche del fatto che l’anno successivo si rivaluta la somma già rivalutata e non quella iniziale, è chiaro che il canone di affitto mensile è soggetto a una crescita costante).
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