Dall’eccellenza alla crisi, questa azienda pronta a licenziare oltre 200 operai in Italia

Violetta Silvestri

21 Febbraio 2025 - 14:21

Un’altra azienda leader dell’industria italiana è alle prese con la crisi e rischia di licenziare oltre 200 operai: cosa succede nello stabilimento di Berco?

Dall’eccellenza alla crisi, questa azienda pronta a licenziare oltre 200 operai in Italia

Scioperi e tensione per i lavoratori dell’ennesima azienda italiana che rischia pesanti licenziamenti: la crisi di Berco continua e il 2025 sembra iniziato all’insegna delle peggiori previsioni.

Davanti ai cancelli dello stabilimento di Copparo, nel ferrarese, la mobilitazione degli operai non si ferma, mentre il comune ha organizzato un tavolo permanente sull’economia del territorio, fortemente scossa dalle notizie che provengono dai vertici di Berco.

La procedura di licenziamento collettivo, infatti, è stata riproposta dalla multinazionale tedesca ThyssenKrupp proprietaria dell’azienda che opera in Italia da decenni nel settore metalmeccanico, precisamente nella produzione di componenti e sistemi sottocarro per macchine movimento terra cingolate.

Lo strappo più eclatante tra vertici aziendali da una parte e associazioni sindacali, rappresentanti istituzionali e dei lavoratori dall’altra è avvenuto il 13 febbraio scorso, quando la dirigenza del gruppo ha disertato l’incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy.

La storia di Berco, con il suo sito produttivo principale a Copparo nel ferrarese e uno stabilimento più piccolo a Castelfranco Veneto, provincia di Treviso, rischia di avere un finale drammatico per oltre 200 lavoratori. Cosa succede al gruppo leader nella metalmeccanica italiana?

Perché Berco potrebbe licenziare oltre 200 lavoratori? I motivi della crisi

La riapertura della procedura di licenziamento collettivo di 247 lavoratori è stata una doccia fredda per gli operai di Berco.

Le speranze di un rilancio produttivo senza tagli si sono infrante nel mese di febbraio 2025, quando l’espressa volontà dei vertici aziendali di operare questa profonda riduzione della forza lavoro si è aggiunta alla pesante assenza della dirigenza al tavolo di confronto del 13 febbraio al Minit.

Berco è in crisi e probabilmente proseguirà con un ridimensionamento dell’organico. E il campanello di allarme suona con toni allarmanti per il futuro del territorio. L’azienda è ormai parte della storia sociale ed economica del ferrarese soprattutto, dove ha la sua sede da sempre. L’impresa è considerata un fiore all’occhiello della produzione meccanica in Italia e nei decenni ha forgiato questo territorio.

Dal 1920 vanta il maggiore stabilimento di forgia a livello mondiale. Alcuni macchinari impiegati nella produzione sono considerati unici. Il suo sito di Copparo, inoltre, esporta oltre il 90% di sottocarri e componenti “made in Italy.

Come si è arrivati dall’eccellenza alla crisi? Il 2025 è iniziato senza prospettive concrete di rilancio industriale, ma con la convinzione dei vertici che la procedura di licenziamento collettivo sia necessaria in assenza di un accordo su uscite volontarie. “Berco sta affrontando una significativa crisi strutturale del mercato e l’obiettivo primario è quello di assicurare la permanenza in Italia e recuperare competitività rispetto a uno strutturale incremento dei costi energetici e a una perdita di fatturato prodotto nei territori interessati dalle guerre”, si legge in una nota aziendale.

La ricetta per riuscire in questo intento è prendere decisioni difficili, come il riassetto dell’organico. Tradotto: il licenziamento di 247 lavoratori.

Nella crisi di Berco si intravedono tutti i segnali dell’indebolimento manifatturiero nazionale ed europeo. Come affermato in una intervista sui media locali emiliani del vicepresidente dei Confindustria Emilia Romagna Zaina: “La competitività della manifattura europea non può più basarsi sulla quantità, ma sulla qualità e sulla distintività dei prodotti. Modelli di business obsoleti non funzionano più di fronte a economie emergenti come Cina e India, che operano con vantaggi strutturali difficili da contrastare.”

Intanto, però, i numeri di Berco raccontano anche che a fronte di un -30% di addetti tra il 2014 e il 2023, margini operativi e utili sono stati positivi nel periodo 2021-2023. Da qui si potrebbe ripartire con un piano industriale serio e volto a salvare produzione lavoro.

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