Cosa fare se il datore di lavoro nega la fruizione di un permesso? Ecco cosa dice la normativa.
Hai richiesto un giorno di permesso ma il datore di lavoro si è rifiutato di concederlo: chi ha ragione?
C’è una differenza sostanziale tra le ferie e i permessi retribuiti che la normativa riconosce al lavoratore in determinate circostanze, come ad esempio per dedicare del tempo allo studio oppure per l’assistenza di un familiare con grave disabilità (legge 104 del 2024).
Come più volte abbiamo avuto modo di sottolineare, infatti, è il datore di lavoro ad avere l’ultima parola sulle ferie, potendosi rifiutare di concederle in presenza di oggettivi problemi organizzativi dell’azienda. Il datore di lavoro ha tuttavia l’obbligo di prevedere una soluzione che possa permettere ai dipendenti di godere delle ferie nel rispetto di quanto indicato dalla normativa, fermo restando che eventuali giorni non goduti non possono essere retribuiti (se non alla fine del rapporto di lavoro).
A tal proposito, è lecito chiedersi se lo stesso vale anche per permessi, come pure per i congedi, ossia se il datore di lavoro può negare di concedere un giorno di permesso su richiesta del lavoratore. La risposta, come anticipato, è diversa da quella data per le ferie, come tra l’altro ribadito qualche anno fa da una sentenza pronunciata dal Giudice del Lavoro di Avellino, la n. 688 del 6 novembre 2018, con la quale è stata fatta chiarezza su come ogni azienda deve comportarsi in presenza di una richiesta di permesso retribuito avanzata dal lavoratore.
Quali sono i permessi retribuiti
La nostra normativa riconosce diverse tipologie di permessi retribuiti, in alcuni casi demandando ai Contratti collettivi la definizione delle regole.
I permessi retribuiti più importanti sono appunto quelli conosciuti come ROL (sigla che sta per “Riduzione dell’orario di lavoro”) di cui il lavoratore matura un certo numero di ore per ogni mese di lavoro. L’ammontare complessivo delle ore di permesso maturate viene indicato solitamente in busta paga, vicino alle ferie (che in genere sono però indicate in giorni visto che non possono essere frazionate in ore).
Ci sono poi altre forme di permesso che vengono riconosciute in presenza di alcune circostanze:
- i permessi riconosciuti dalla legge n. 104 ai lavoratori disabili oppure ai familiari di chi ha una grave disabilità e necessita di assistenza;
- i permessi studio per i lavoratori che allo stesso tempo sono anche studenti;
- i permessi per lutto in caso di morte di un familiare;
A questi poi si aggiungono anche i congedi, alcuni obbligatori come quelli di maternità e paternità, altri facoltativi come quello parentale.
Il datore di lavoro può opporsi alla richiesta di un permesso?
Come anticipato, per quanto le ferie rappresentino un diritto imprescindibile per il lavoratore dipendente, il datore di lavoro può anche opporsi alla richiesta avanzata al fine di tutelare le esigenze aziendali o di servizio.
Pensiamo ad esempio a un lavoratore che chiede ferie in un periodo in cui talmente tanto lavoro da necessitare dell’organico al completo, oppure nel caso in cui le vacanze siano già state autorizzate ad altri lavoratori e quindi si rischia di restare senza dipendenti in azienda.
A questo punto però verrebbe da pensare che le stesse regole si applichino anche per i permessi, con il datore di lavoro che quindi può opporsi. Ma in realtà non è così in quanto i permessi retribuiti non possono essere negati, come ribadito dalla sentenza in oggetto.
Secondo il Giudice del Lavoro di Avellino, infatti, un rifiuto del datore rappresenterebbe una violazione del contratto di lavoro e pertanto non è ammissibile. Non è in alcun modo possibile giustificare il proprio rifiuto, neppure in presenza di problemi organizzativi: non è infatti obbligo del lavoratore doversi preoccupare di una tale circostanza, il quale quindi può in qualsiasi momento ricorrere alle ore che ha maturato.
Lo stesso vale per i congedi obbligatori, come pure eventualmente per quelli facoltativi come può essere il congedo parentale.
Cosa deve fare il lavoratore
L’unico obbligo per il lavoratore è quello di comunicare la necessità di prendere una o più ore, o comunque un giorno intero, di permesso con congruo preavviso. Bisogna quindi avvisare l’azienda per tempo, in modo che questa possa organizzarsi.
Ricordiamo poi che la richiesta di permesso deve essere giustificata (eccetto nel caso dei Rol) nel caso in cui la normativa lo richieda. Ad esempio, al rientro da un permesso per lutto bisognerà consegnare il certificato di morte (o in alternativa un’autodichiarazione).
A tal proposito, nel solo caso di permessi per motivi personali (se previsti dal Ccnl), il datore di lavoro potrebbe richiedere di conoscere in anticipo la ragione per cui se ne usufruisce, potendo valutare se concederlo o meno.
Cosa fare se il datore di lavoro si oppone ai permessi?
Detto questo, godere di un permesso retribuito rappresenta un diritto del lavoratore e come tale viene tutelato nelle opportune sedi.
Quindi, nel caso in cui l’azienda non vi permetta di fruire dei permessi, o comunque li utilizzi come forma di ricatto (“se non fai questo non ti permetto di assentarti”), potete rivolgervi all’Ispettorato territoriale del lavoro oppure a un sindacato, fermo restando che in prima istanza è sempre consigliato cercare un accordo diretto con il datore di lavoro.
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