Davvero non può guidare chi ha fumato una “canna” una settimana prima?

Ilena D’Errico

15/12/2024

Facciamo chiarezza sul Codice della strada appena riformato. È vero che chi assunto stupefacenti una settimana prima non può guidare? Cosa cambia per l’assunzione di farmaci sotto controllo medico?

Davvero non può guidare chi ha fumato una “canna” una settimana prima?

Il nuovo Codice della strada è ormai entrato in vigore, con novità che non smettono di far discutere. La parte relativa all’assunzione di sostanze stupefacenti o comunque psicotrope sta generando parecchia confusione. Diversi conducenti, forti di convinzioni errate, rischiano di subire sanzioni salatissime per le nuove regole. La “tolleranza zero” rassicurante per alcuni, convinti che si traduca in maggiore sicurezza stradale, preoccupa altri.

Le sanzioni previste per alcune condotte e i relativi metodi di accertamento, in particolar modo relativamente all’uso di droghe e farmaci, destano delle perplessità dal punto di vista giuridico. Dato che l’argomento è uno dei più dibattuti in questi giorni, è però facile imbattersi in fake news o interpretazioni errate. Cerchiamo quindi di chiarire uno dei dubbi più frequenti dei conducenti: davvero non può guidare chi ha fumato una “canna” una settimana prima?

Davvero non può guidare chi ha fumato una “canna” una settimana prima?

La discussa novità del Codice della strada riguardante gli stupefacenti riguarda soprattutto l’impiego del test salivare e l’accertamento della presenza di sostanze stupefacenti, senza riguardo alle quantità o allo stato di alterazione psico-fisica. Quest’ultima era prima il fondamento essenziale dell’illecito, ma con la riforma non viene nemmeno menzionata.

Ciò non significa, come molti erroneamente pensano, che la guida sotto l’effetto di stupefacenti fosse punita in modo più morbido, né che fosse tollerata in alcuni casi. Semplicemente, la priorità era data agli effetti apprezzabili sulle capacità di guida del conducente, inevitabilmente legati al quantitativo e al tempo dell’assunzione.

Con la scomparsa dello stato di alterazione il conducente viene sanzionato anche quando non mostra nessun tipo di disagio che può compromettere una guida sicura. Qualcuno obietta che ciò non è un grande problema, trovando corretto il divieto assoluto di mettersi alla guida sotto l’effetto di droghe.

Anche accogliendo questa interpretazione in nome della sicurezza stradale, resta però uno scoglio insormontabile: non sono previsti quantitativi da rilevare nel test, che per l’appunto può essere di tipo salivare. In automatico, il conducente è punito indipendentemente dal tempo trascorso dall’assunzione, anche quando non mostra ormai alcun tipo di effetto psicofisico.

La presenza di sostanze stupefacenti ancora in circolo nell’organismo non è sinonimo di alterazione e non perché si possa far riferimento alle caratteristiche individuali del conducente. Dal punto di vista medico, gli effetti a breve termine legati all’assunzione di droghe svaniscono prima che la quantità totale di sostanza assunta sia smaltita dal corpo.

Rispondiamo però al quesito iniziale: “davvero non può guidare chi ha fumato una “canna” una settimana prima?” In effetti, ciò potrebbe accadere. I report dei centri sanitari che trattano le dipendenze parlano di una permanenza del THC, la sostanza psicotropa contenuta nelle “canne” di hashish e marjiuana, di circa 14 ore nella saliva. Il lasso di tempo può estendersi anche a 3 giorni a seconda dell’abitualità del consumo e delle caratteristiche individuali del consumatore. Come tempi massimi, la presenza di THC può durare fino a 3 giorni per i consumatori occasionali e fino a 6 giorni per i consumatori abituali.

Si tratta di quantitativi trascurabili, ma sufficienti per far scattare la multa e il ritiro della patente, ma anche il reato. Nella peggiore delle ipotesi, quindi, potrebbe essere sanzionato anche chi ha fumato una settimana prima di mettersi alla guida. Prendendo in considerazione le percentuali di errore dei test, questa eventualità non appare così remota. Di certo, anche se con scarse probabilità, si tratta di un’eventualità preoccupante, anche perché per paradosso potrebbe non essere punito parimenti il consumo di droghe pesanti.

Qualcuno obietta che l’uso di sostanze stupefacenti a scopo di intrattenimento è comunque vietato, ma ciò non è sufficiente a spiegare la severità delle norme. Particolarmente importante il caso di chi assume cannabis terapeutica sotto prescrizione medica o comunque farmaci che potrebbero alterare il test salivare, per esempio alcuni ansiolitici.

A discapito delle false notizie che circolano sul web, non esiste nessuna scriminante. In nessuna parte del testo c’è scritto che l’uso medico, seppur comprovato, è tollerato. Almeno per il momento, quindi, anche i malati rischiano sanzioni durissime se si mettono alla guida, pur nell’ipotesi in cui sia del tutto sicura.

La questione è in realtà più semplice di quanto appare. Terapie croniche che inibiscono la guida impediscono il conseguimento o il rinnovo della patente. Quando ciò non è necessario, i pazienti possono guidare, eventualmente rispettando le indicazioni mediche riguardo al tempo dall’assunzione.

Pare che il ministro Salvini stia lavorando a un correttivo, per evitare di penalizzare i cittadini che hanno seri problemi di salute. Naturalmente, si auspica un intervento celere, perché altrimenti queste persone sarebbero penalizzate anziché tutelate. Il problema, tuttavia, resta. Per quale motivo un determinato certificato medico dovrebbe derogare la norma? Il Codice della strada non serve a punire condotte in linea generale, ma soltanto in riferimento alla materia stradale e sempre nel rispetto dei principi costituzionali.

La presenza di uno stato di alterazione è pericolosa per la guida indipendentemente dalla causa e pertanto il conducente consapevole deve essere sanzionato. In assenza di effetti, tuttavia, perché un certo quantitativo di sostanze dovrebbe essere più o meno rischioso a seconda della sua provenienza? Per il momento, comunque, sono tutti punibili allo stesso modo: il processo penale per il reato - punito con l’arresto da 6 mesi a 1 anno e l’ammenda fino a 6.000 euro - e la revoca della patente con inibizione per almeno 3 mesi.

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