Dazi su Canada, Messico, Cina sono entrati in vigore oggi: la guerra commerciale di Trump entra nel vivo con nuove ripercussioni.
Il giorno dei dazi di Trump è arrivato: oggi, martedì 4 marzo entrano in vigore le nuove tariffe del 25% sulle importazioni dal Messico e dal Canada, insieme al raddoppio dei dazi sui prodotti cinesi, adesso arrivati al 20%.
Si apre, dunque, un nuovo e pericoloso capitolo della guerra commerciale fortemente voluta dal tycoon tornato la potere alla Casa Bianca ed estesa oltre i confini cinesi, finora principale bersaglio della politica commerciale statunitense (anche con la precedente amministrazione).
La strategia USA a colpi di tariffe contro Paesi considerati nemici o negligenti si è allargata e rischia di innescare una guerra del commercio di portata globale. L’UE dovrebbe essere tra le prossime vittime delle misure tariffarie.
Intanto i dazi appena entrati in vigore, che potrebbero compromettere quasi 2.200 miliardi di dollari di scambi commerciali annuali bilaterali con gli Stati Uniti, sono scattati poche ore dopo che Trump aveva dichiarato che Cina, Messico e Canada non erano riusciti a fare abbastanza per arginare il flusso del mortale oppioide Fentanil e dei suoi precursori chimici negli Stati Uniti.
La Cina ha già risposto alla mossa di Trump con misure di ritorsione. Canada e Messico, che da 30 anni godono di un rapporto commerciale praticamente privo di dazi doganali con gli Stati Uniti, si erano già detti pronti a reagire immediatamente. La guerra commerciale è qui per restare. Cosa succede adesso?
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Dazi in vigore per Cina, Canada, Messico: cosa sta succedendo?
Gli Stati Uniti hanno imposto tariffe del 25% su quasi tutti i beni importati da Messico e Canada a partire dal 4 marzo, dopo aver impiegato un mese per negoziare una possibile sospensione. Sono stati imposte anche tariffe del 10% sui prodotti energetici canadesi.
Gli Stati Uniti hanno inoltre attivato dazi del 10% sulle importazioni dalla Cina, in aggiunta a quelle già in vigore, portandole al 20%. E le tariffe del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio entreranno in vigore il 12 marzo.
La Cina ha risposto immediatamente, annunciando che avrebbe imposto dazi aggiuntivi fino al 15% sulle importazioni di prodotti agricoli chiave degli Stati Uniti, tra cui pollo, maiale, soia e manzo. Dovrebbero entrare in vigore il 10 marzo. Pechino ha anche imposto controlli sulle esportazioni e altre restrizioni a circa altre due dozzine di aziende statunitensi.
Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha affermato che la sua nazione avrebbe risposto con tariffe del 25% su circa 107 miliardi di dollari di beni statunitensi nel corso di tre settimane, se le imposte USA fossero rimaste in vigore. In precedenza aveva dichiarato che il Canada avrebbe preso di mira la birra, il vino, gli elettrodomestici americani e il succo d’arancia della Florida.
Secondo quanto affermato dal ministero dell’economia del Paese, si prevede che la presidente messicana Claudia Sheinbaum annuncerà la sua risposta durante una conferenza stampa a Città del Messico in mattinata. Il clima generale è di una guerra di tutti contro tutti.
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Cosa aspettarsi con la guerra dei dazi in corso?
C’è preoccupazione tra analisti, mercati, investitori.
Canada e Messico hanno esportato negli Stati Uniti beni per un valore di oltre 900 miliardi di dollari nel 2024, tra cui grandi quantità di auto e ricambi, beni agricoli e altri prodotti di consumo e industriali. Ciò equivaleva a circa il 28% delle importazioni totali di beni degli Stati Uniti lo scorso anno.
Le case automobilistiche statunitensi hanno avvertito che i dazi elevati avrebbero interrotto le catene di approvvigionamento da loro sviluppate in Canada e Messico negli ultimi 30 anni e hanno esortato Trump a esentare tutte le importazioni di auto o componenti di auto che rispettano i rigorosi requisiti stabiliti nell’accordo USA-Messico-Canada, negoziato durante il suo primo mandato.
Le tariffe sui prodotti messicani e canadesi potrebbero avere ripercussioni molto profonde su un’economia nordamericana fortemente integrata, che dipende dalle spedizioni transfrontaliere per costruire automobili e macchinari, raffinare l’energia e trasformare prodotti agricoli.
“L’odierna decisione sconsiderata dell’amministrazione statunitense sta spingendo il Canada e gli Stati Uniti verso recessioni, perdite di posti di lavoro e disastri economici”, ha affermato in una nota Candace Laing, CEO della Camera di commercio canadese.
Non solo. Gli agricoltori statunitensi sono stati duramente colpiti dalle guerre commerciali del primo mandato di Trump, costate loro circa 27 miliardi di dollari in mancate vendite all’esportazione e hanno ceduto quote del mercato cinese al Brasile.
Frederique Carrier, responsabile della strategia di investimento presso RBC Wealth Management, ha avvertito a CNBC che le guerre commerciali comportano il “rischio di ritorsioni e di escalation”.
Il clima è tesissimo anche con Pechino. È inevitabile che i rapporti tra Cina e Stati Uniti siano fonte di disaccordi, ma la Cina non accetterà pressioni o minacce, ha dichiarato martedì mattina ai giornalisti Lou Qinjian, portavoce della terza sessione della 14a Assemblea nazionale del popolo.
Tuttavia, la tensione potrebbe anche acuirsi. Da quando è entrato in carica a gennaio, Trump ha mantenuto un ritmo serrato di misure tariffarie, tra cui il ripristino totale dei dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio, che entreranno in vigore il 12 marzo, annullando le esenzioni precedenti.
Si prevede che il programma “America First”, volto a ridefinire le relazioni commerciali a favore degli Stati Uniti, sarà al centro del suo discorso di martedì sera alla sessione congiunta del Congresso.
Tutto ciò si aggiunge ai suoi piani di aumentare le «tariffe reciproche» per adeguarle alle imposte degli altri paesi e compensare le loro altre barriere commerciali, una mossa che potrebbe colpire duramente l’Unione Europea.
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