L’intervento dello Stato ha storicamente favorito settori meno competitivi ed efficienti, che beneficiano del sostegno politico piuttosto che di una reale capacità di innovazione e crescita.
Il piano di rilancio proposto da Mario Draghi, che prevede investimenti annuali per 800 miliardi di euro, solleva questioni cruciali per il futuro dell’economia europea ma anche per il pensiero liberale.
La perdita di competitività del continente è innegabile, come dimostrato dall’assenza di aziende europee leader in settori strategici a livello globale rispetto a trent’anni fa.
Il piano di Draghi mira a colmare questo divario attraverso investimenti nell’innovazione, nella decarbonizzazione sostenibile e nella riduzione delle dipendenze da fornitori di materie prime e tecnologie strategiche.
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