DeepSeek ruba i dati dei suoi utenti e li invia alla Cina. L’allarme giunge dagli esperti di cybersecurity. Ecco cosa ha scoperto l’inchiesta dell’Abc News e la risposta degli Stati Uniti.
DeepSeek invia i dati sensibili dei suoi utenti al governo cinese. È questo l’allarme lanciato dall’ABC News.
Il nuovo strumento di intelligenza artificiale generativa, sviluppato in Cina e salito rapidamente alla ribalta mondiale, sarebbe in grado di trasmettere le informazioni sensibili degli utenti direttamente alle autorità di Pechino. Questo è quanto è emerso dall’inchiesta condotta dall’emittente americana: DeepSeek conterrebbe un codice nascosto che permette il trasferimento di dati a CMPassport.com, il registro online di China Mobile, una compagnia di telecomunicazioni controllata dallo Stato cinese.
L’accusa ha destato forte preoccupazione tra gli esperti di sicurezza informatica, che vedono in DeepSeek una minaccia potenziale per la privacy e la sicurezza nazionale dei Paesi occidentali. Il fatto che la piattaforma possa registrare automaticamente gli utenti in Cina senza il loro consenso esplicito solleva interrogativi sull’uso dei dati e sulle possibili implicazioni geopolitiche. Le reazioni non si sono fatte attendere: diversi governi e agenzie hanno già adottato misure restrittive per limitare l’uso dell’applicazione. Vediamo insieme come DeepSeek violerebbe la privacy dei suoi utenti e come sta reagendo l’Occidente.
DeepSeek è sicuro? Il codice nascosto e il trasferimento dei dati
Le indagini condotte dagli esperti di sicurezza informatica hanno rivelato che DeepSeek contiene un codice segreto capace di trasmettere i dati degli utenti al sito CMPassport.com, gestito da China Mobile e controllato dal governo cinese. Ivan Tsarynny, CEO di Feroot Security, ha dichiarato ad ABC News che la piattaforma stabilisce collegamenti diretti con server cinesi, una pratica mai riscontrata prima con questa portata.
L’allarme nasce dal fatto che chiunque si registri o acceda a DeepSeek potrebbe inconsapevolmente creare un profilo in Cina, rendendo i propri dati personali accessibili alle autorità di Pechino. Queste informazioni includono non solo i dati identificativi, ma anche il comportamento online, le ricerche effettuate e le interazioni con l’intelligenza artificiale. Ciò significa che il governo cinese potrebbe monitorare in tempo reale le attività degli utenti occidentali senza che questi ne siano consapevoli.
La scoperta di questa vulnerabilità ha sollevato preoccupazioni a livello globale, in particolare negli Stati Uniti, dove le aziende tecnologiche sono soggette a rigide normative sulla protezione dei dati.
DeepSeek contro i Paesi del “blocco”: la risposta Usa
Di fronte alla minaccia rappresentata da DeepSeek, diversi Paesi hanno deciso di adottare misure preventive per proteggere la privacy dei cittadini e la sicurezza nazionale. Nel cosiddetto “Blocco” (Occidentale), Corea del Sud, Taiwan e Stati Uniti hanno già introdotto restrizioni per l’uso della piattaforma, seguendo un approccio simile a quello adottato per TikTok.
In Corea del Sud, l’uso di DeepSeek è stato vietato su alcuni dispositivi governativi, mentre le autorità per la privacy hanno richiesto spiegazioni ufficiali alla società cinese. Anche Taiwan ha imposto un divieto totale all’applicazione, citando rischi per la sicurezza nazionale. Negli Stati Uniti, il governatore del Texas ha proibito l’uso di tutte le app cinesi sui dispositivi governativi, una decisione seguita dal Pentagono, dalla NASA e dal Ministero della Difesa.
Parallelamente, al Congresso degli Stati Uniti sta per essere presentata una proposta di legge bipartisan per vietare l’uso di DeepSeek sui dispositivi federali. L’iniziativa, sostenuta dai deputati Darin LaHood e Josh Gottheimer, si ispira alla strategia adottata per bloccare TikTok, mirando a impedire che il governo cinese possa accedere a informazioni sensibili attraverso strumenti digitali. “Dovrebbe essere una priorità nazionale proteggere i dati dei nostri cittadini e del nostro governo da interferenze straniere”, ha dichiarato Gottheimer al Wall Street Journal.
La crescente tensione tra Cina e Occidente nel campo della tecnologia dimostra come l’intelligenza artificiale non sia solo una questione di innovazione, ma anche di geopolitica. Il caso DeepSeek potrebbe segnare un nuovo capitolo nella guerra tecnologica tra Washington e Pechino, con implicazioni che vanno ben oltre la semplice privacy degli utenti.
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