Certificazione anti-COVID19 limita l’export dei prodotti italiani? La Commissione l’ha vietata, ma alcuni Paesi la vogliono
Di Maio contro il bollino “virus free” che alcuni Paesi partner avrebbero richiesto contro il Made in Italy. L’Italia, Paese europeo più colpito dall’epidemia di coronavirus e da conseguente crisi economica, rischia di trovarsi ancora più in ginocchio a causa degli embarghi contro le sue esportazioni di prodotti.
L’Italia è visto da mesi come un territorio in cui il contagio è più frequente, e quindi anche i suoi prodotti sono finiti nel mirino.
Di Maio contro bollino coronavirus free
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha ribadito oggi al Consiglio Affari Esteri dell’Unione europea che è “inaccettabile” qualsiasi tipo di “bollino ‘virus free’ ai danni dei prodotti Made in Italy.
Di Maio, pertanto, ha detto che “tutte le misure restrittive” che sono state adottate da alcuni Paesi esteri “sulle importazioni dei nostri beni devono essere rimosse”. Non c’è alcuna prova scientifica, ad oggi, che il coronavirus possa essere trasmesso attraverso il cibo.
Non hanno aiutato l’Italia alcuni media stranieri, come la mappa della Cnn in cui si identificava il nostro Paese come l’epicentro dell’epidemia o l’ormai tristemente famosa pizza COVID-19 della TV francese.
Coronavirus, gli embarghi nei confronti dell’Italia
Taiwan è stato fra i primi Paesi a limitare le importazioni di carne di maiale dall’Italia, ma soprattutto come risposta al divieto di viaggio che aveva imposto il governo Conte. A seguire sono arrivati divieti all’arrivo di prodotti e persone anche dall’Austria e dalla Slovenia.
Il ministro degli Esteri ha detto che il governo risponderà “a chiunque ha intenzione di colpire la nostra economia, le nostre imprese e le nostre eccellenze”.
Il mese scorso sia Assolombardia che Confagricoltura avevano rilevato che alcuni Stati membri dell’Unione europea avevano preso “decisioni unilaterali” nei confronti delle importazioni italiane.
La Commissione Ue, in seguito, ha approvato delle linee guida per il coordinamento europeo in materia di controlli e chiusure delle frontiere in modo da salvaguardare l’attività della filiera agroalimentare. L’organo esecutivo dell’Unione aveva quindi “ribadito che nessuna certificazione aggiuntiva deve essere richiesta e imposta sui prodotti agroalimentari”.
Ma qualche resistenza, secondo il ministro Di Maio, c’è ancora.
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