Il differenziale tra domanda e offerta sta comprimendo i margini di profitto per le aziende di estrusione. Ecco cosa sta succedendo.
Il 2025 si preannuncia come un anno turbolento per i trader di alluminio, con il mercato globale costretto a navigare attraverso una serie di tempeste geopolitiche che minacciano di ridefinire equilibri e prezzi.
Al centro dell’attenzione c’è il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti e la prospettiva di nuove tariffe sulle importazioni di alluminio da Canada e Messico, principali fornitori del metallo leggero. Trump ha già minacciato un aumento del 25% delle tariffe, replicando una strategia già sperimentata durante la sua prima amministrazione.
Nel 2018, una tariffa del 10% sull’alluminio fu imposta, successivamente rimossa e poi reintrodotta. Il Canada, principale partner commerciale in questo settore, ha rappresentato il 79% delle importazioni statunitensi di alluminio primario nei primi undici mesi del 2024, con un volume totale di circa 2,7 milioni di tonnellate. Il Messico ha un ruolo chiave nell’esportazione di rottami e leghe di alluminio, contribuendo con oltre 500.000 tonnellate annue. [...]
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