Continuano a crescere i finanziamenti alle imprese italiane erogati con strumenti di digital lending: nel 2022 sono stati di oltre 4,5 miliardi di euro.
Il digital lending è l’erogazione diretta di finanziamenti da parte di soggetti non bancari, tipicamente le realtà del fintech, alle imprese in modo che queste possano finanziare i loro progetti di business.
Si tratta di un sistema di finanza alternativa che propone un metodo innovativo, rapido inclusivo per accedere ai finanziamenti.
Con il digital lending, infatti, le fintech riescono a rispondere alle esigenze del mercato in tempi rapidi e con un attento controllo del rischio.
Lo fanno sia attraverso iniziative autonome, sia con collaborazioni che sono di supporto alle forme tradizionali di finanziamento, cioè con accordi stipulati con le banche.
Digital lending, 4,5 miliardi di euro finanziamenti alle Pmi
I numeri dei finanziamenti di digital lending operati dalle fintech italiane confermano il ruolo sempre più centrale della finanza alternativa a supporto delle Pmi: nel 2022 sono stati erogati oltre 4,5 miliardi di euro alle Pmi italiane.
Il dato proviene da un’analisi condotta da ItaliaFintech, l’associazione degli operatori italiani del fintech sui dati dei propri associati attivi nel finanziamento a medio e lungo termine di imprese in Italia.
ItaliaFintech, infatti, è un’associazione imprenditoriale che riunisce le realtà del fintech nazionali e internazionali presenti in Italia e che nel 2020 ha co-fondato l’associazione europea per il fintech EDFA – European Digital Finance Association e dialoga con le istituzioni e il regolatore (Banca d’Italia, Consob e ministeri) per le tematiche fintech.
Secondo i dati raccolti, i finanziamenti erogati dal settore fintech nel quadriennio che va dal 2019 al 2022. hanno raggiunto i 9,9 miliardi di euro.
Si tratta di un volume di crescita importante, considerando che prima della pandemia il digital lending italiano valeva 373 milioni di euro. Quindi il CAGR del quadriennio è stato dell’86,5%.
In totale grazie al digital lending oltre 28mila Pmi hanno potuto accedere a finanziamenti da parte delle fintech, con un importo medio erogato che nel 2022 si è attestato sui 400mila euro.
Essendo lo stesso valore del 2019, significa che si sono moltiplicate le aziende che fanno ricorso al digital lending.
I risultati evidenziano che la tecnologia favorisce i prestiti alle Pmi integrando alla valutazione del merito di credito, l’utilizzo di fonti alternative di dati e scoring ESG.
A commento ItaliaFintech fa notare come alla notevole crescita del digital lending si affianchi il tema della customer experience per le Pmi, che grazie alla connessione di piattaforme digitali migliorano la velocità di condivisione dei dati e i tempi di risposta ed erogazione dei finanziamenti.
In modo complementare ai finanziamenti tradizionali, anche con il digital lending il settore fintech continua a guadagnare fiducia tra gli investitori facilitando il loro investimento diretto nell’economia.
Il digital lending è uno strumento inclusivo
Un documento della Banca d’Italia dello scorso giugno sulle piattaforme fintech di prestito e di raccolta di finanziamenti nel mondo e in Italia descrive infatti gli operatori del digital lending come piattaforme digitali che favoriscono la concessione di prestiti a imprese e individuo, utilizzando algoritmi per la valutazione del merito di credito dei soggetti che richiedono un finanziamento.
Le transazioni effettuate attraverso le piattaforme fintech hanno registrato una crescita rilevante negli scorsi anni, seppure con dinamiche eterogenee sia a livello di giurisdizione sia di modelli di business: secondo la Banca d’Italia proprio con riguardo ai segmenti di mercato quelli del digital lending hanno il maggior grado di istituzionalizzazione, con quote superiori al 50%.
La Banca d’Italia sottolinea come le piattaforme di finanza alternativa possono configurarsi come una soluzione per aumentare l’inclusione finanziaria dei soggetti attualmente non serviti dai circuiti bancari tradizionali, e questo accade in particolare nei mercati emergenti.
I dati del Cambridge Centre for Alternative Finance, istituto preso come punto di riferimento dalla Banca d’Italia, confermano la tendenza a un ricorso più intenso alle piattaforme fintech da parte di soggetti unbanked (definiti come utenti che non hanno accesso ad alcun servizio bancario tradizionale) o underbanked (che hanno accesso ad alcuni servizi bancari di base) nelle aree del mondo meno sviluppate.
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Ma è rilevante anche la quota di utenti europei con scarso accesso ai servizi finanziari tradizionali, pari complessivamente al 38% (di cui 11 unbanked e 27 underbanked), a ulteriore conferma del potenziale di inclusione finanziaria delle piattaforme fintech.
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