Negli ultimi anni gli stipendi dei dipendenti pubblici sono cresciuti, in media, del 21,1%. Eppure ci sono stati dei settori in cui il potere d’acquisto della retribuzione è persino diminuito.
In questi giorni è ripreso il dibattito rispetto al rinnovo del contratto del pubblico impiego che, in base alle risorse a disposizione, dovrebbe garantire un aumento di stipendio medio pari 107,00€. Una cifra importante che tuttavia non riguarderà tutti i settori della Pubblica Amministrazione: ci sono dei comparti che - così come già successo negli ultimi anni - saranno maggiormente penalizzati, andando a beneficiare di un aumento inferiore.
Ad esempio, per gli insegnanti si parla di un incremento medio di 87,00€ ed effettivamente il comparto scuola è tra quelli ad essere rimasti più indietro negli anni. Come ci spiega Il Sole 24 Ore, infatti, dal 2005 le buste paga dei dipendenti sono salite del 21,1%, ma ci sono dei comparti - come appunto la scuola - che non sono cresciuti come avrebbero dovuto.
Dipendenti pubblici: di quanto sono cresciuti gli stipendi
Come anticipato, in più di dieci anni gli stipendi della Pubblica Amministrazione sono cresciuti del 21,1%. Può sembrare eccessivo, ma va detto che le retribuzioni non hanno fatto altro che seguire l’andamento dell’inflazione: al netto dell’incremento dei prezzi (più 19,8% dal 2005), infatti, ne risulta che gli stipendi dei dipendenti pubblici sono aumentati di “appena” l’1,3%.
Inoltre, se guardiamo agli stipendi effettivamente percepiti ne risulta che ci sono stati comparti più penalizzati rispetto ad altri: paradossalmente, si tratta proprio di quei settori in prima linea durante la pandemia, quali sanità, scuola ed enti locali.
Guardando alla crescita degli stipendi per coloro che lavorano negli uffici “centrali” della Pubblica Amministrazione, ad esempio per la Presidenza del Consiglio, ne risulta che per insegnanti, medici, infermieri e dipendenti degli enti locali, i rinnovi del contratto non sono stati così vantaggiosi come si potrebbe credere ad una prima e approssimativa analisi.
Le cifre sono pubbliche, in quanto disponibili nelle banche dati dell’ARAN (l’organo che rappresenta il datore di lavoro pubblico nella fase di contrattazione).
Per avere un’idea chiara di chi ha guadagnato di più in questi anni, bisogna approfondire l’impatto dei rinnovi sulle dinamiche reali degli stipendi, considerando tutte quelle variabili che incidono sulla contrattazione decentrata (si pensi, ad esempio, agli straordinari).
Nel dettaglio, analizzando gli effetti dei rinnovi sullo stipendio effettivamente percepito dai dipendenti pubblici, ne risulta che nella sanità c’è stato un incremento del 17,6%, persino inferiore all’andamento dell’indice dei prezzi. Peggio della Sanità fa solamente l’Alta formazione artistica e musicale.
Sulla stessa linea le Regioni e gli Enti locali, cresciuti di base del 17,9%, mentre nelle Regioni di Statuto speciale si arriva al 24,4%. Sotto l’andamento dell’inflazione anche gli stipendi del personale della scuola, cresciuti di appena il 18,4%; guardando a questi dati, quindi, ne risulta che gli stipendi di insegnanti, così come del personale ATA, hanno perso potere d’acquisto.
Molto meglio è andata ai dipendenti degli uffici centrali della Pubblica Amministrazione. Più ci si avvicina al vertice, infatti, e maggiore è l’impatto dei rinnovi sugli stipendi: ad esempio, per i dipendenti di Palazzo Chigi c’è stato un incremento del 67,5% con le retribuzioni che oggi ammontano a 66.348,00€ medi.
Va detto, comunque, che su questo calcolo incide anche la propensione al turnover per le varie amministrazioni. Ad esempio, tra il 2005 e il 2018, periodo in cui il blocco del turnover ha comportato la perdita di circa un milione di posti nel pubblico impiego, la sanità ha perso solamente il 5% del proprio organico, con un turnover quindi vicino al 100%.
Molto peggio è andata agli enti territoriali (-24,4%), ai Ministeri (-25,9%) e agli enti pubblici non economici (-34,4%).
Questo dato inevitabilmente influisce sul calcolo degli stipendi medi, in quanto un maggior numero di nuovi ingressi - con uno stipendio più basso rispetto a chi ha più anni di carriera - contribuisce ad abbassare la retribuzione media del comparto.
Stipendi Pubblica Amministrazione: anche i giovani penalizzati
Negli ultimi anni la carriera nella Pubblica Amministrazione si è rivelata meno “conveniente” rispetto al passato, specialmente per i giovani. Questi, infatti, hanno pagato i vincoli rigidi al turnover e questo ha fatto sì che quei pochi che sono riusciti ad entrare si sono dovuti “accontentare” di una prospettiva di carriera molto scarsa, in quanto le progressioni di carriera sono state bloccate e per quel che riguarda gli stipendi non c’è stata la crescita tanto sperata.
Un fattore, questo, di cui si dovrà tener conto con il rinnovo del contratto, valorizzando coloro che essendo entrati tra il 2005 e il 2021 non hanno beneficiato di un trattamento economico adeguato.
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