In circolazione da ben 75 anni, un’importante fetta di appassionati di musica non possono ancora rinunciare a lui: ma il disco in vinile richiede grande cura.
La musica rappresenta una delle più antiche, profonde e viscerali passioni dell’uomo, anche se il modo di fruirne è cambiato infinite volte nel corso degli anni: con lo sviluppo tecnologico, queste modalità si sono moltiplicate. Eppure c’è un sistema vecchio quasi 75 anni che non va mai via di moda. E che proprio in questo periodo ha avuto un nuovo boom di popolarità: il disco in vinile. Ma perché così tanti appassionati continuano a preferirlo? Le risposte sono molteplici.
La storia e il successo del disco in vinile
Il disco in vinile, o a microsolco, esiste dal 1948. Fu la Columbia Records a introdurlo su larga scala, sostituendo i 78 giri in gommalacca. Una notevole innovazione tecnologica, superata però nel corso del tempo (a livello di praticità e non solo) dalle onnipresenti musicassette a nastro, dallo Stereo8 e poi ovviamente dai CD. Ma anche con l’esplosione della musica digitale, dei lettori mp3, dell’iPod e poi dello streaming e di piattaforme come Spotify. I motivi per cui scegliere il disco, però, non sono certo pochi.
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Si parla molto di un «suono più caldo», «più vellutato» e «più autentico». Ma si tratta solo di una leggenda metropolitana o è la verità? Ebbene, una spiegazione scientifica esiste. La musica digitale, soprattutto negli ultimi anni, ha inseguito una perfezione sonora frutto di massimizzazioni e compressione dei suoni che punta a trarre il massimo da tutte le frequenze. Per le proprie specifiche caratteristiche, invece, il disco in vinile permette una sola combinazione. I bassi sono morbidi, i medi sono dolci e gli alti sono aperti. Questa è e resta la modalità di ascolto più vicina possibile a un’esperienza dal vivo.
Perché è il miglior modo per ascoltare musica
Cambia completamente anche l’esperienza, la fruizione stessa della musica. Le playlist digitali permettono infatti di saltare intere tracce musicali, ascoltare e riascoltare uno specifico passaggio della nostra canzone preferita, accendere e spegnere con un solo clic. Il disco in vinile prevede invece un suo specifico rituale, calmo e metodico, dall’estrazione dalla custodia, al posizionamento sul giradischi e dell’ago. Un procedimento che rende l’ascolto molto più prolungato e consapevole. Chi fruisce della musica in questo modo, raramente lo fa per crearsi un mero sottofondo. Si crea invece un momento più lungo e consapevole, che rende anche più importante e profonda l’assimilazione di ogni singolo brano.
Avere a che fare con musica «fisica», infine, regala un senso di partecipazione. Si diventa anche protagonisti di ciò che si sta ascoltando. Il disco di vinile suona alla perfezione, infatti, solo se lo curiamo alla perfezione. Ogni granello di polvere può cambiare il suono. Ogni salto di puntina crea una traccia nuova, e che nessuno a parte te ha mai sentito. Una disattenzione può creare un graffio, che potrebbe rovinare per sempre il prodotto. Che, proprio per questo, ha un costo non irrilevante. E per lo stesso motivo potrebbe avere un valore di mercato altissimo.
Come utilizzare il disco in vinile per non rovinarlo
Come fare quindi a trattare un disco di vinile con tutta la cura necessaria? Innanzitutto, maneggiandolo con cura. Il suo primo nemico, a dispetto di ciò che si può credere, non è la polvere, bensì le ditate. Perciò anche solo la sua estrazione dalla custodia è da effettuarsi toccandolo il meno possibile. Quando ciò avviene, però, è fondamentale non pulirlo con acqua e sapone (lo rovinerà per sempre), con spazzolini da denti (che anche se morbidissimi possono graffiarlo, o «spalmare» la polvere invece di rimuoverla) o panni di lana. Questi ultimi sono sì efficaci contro gli aloni, ma producono elettricità statica che attira ancora più polvere.
Quindi la soluzione più pratica e immediata è un panno antistatico, ideale contro la polvere e di una morbidezza tale da evitare il rischio di graffi.
Se però il disco in vinile è molto sporco, perché non utilizzato da molto tempo (o magari è di seconda mano, acquistato in qualche mercato o rivendita), è ancora meglio scegliere le spazzole con manico antistatico e setole in fibra di carbonio, realizzate appositamente con questo scopo
Perfetto anche il rimedio «dei nostri nonni», che conservavano spazzole di velluto che garantivano sia la pulizia che la sicurezza.
Molto più moderno, invece, il ricorso a rulli con gomma adesiva: nulla è altrettanto efficace contro la sporcizia.
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