Disturbo della quiete pubblica, quando è reato, cosa si rischia e denuncia

Ilena D’Errico

25 Agosto 2024 - 00:10

Come funziona il reato di disturbo della quiete pubblica: quando si configura, cosa si rischia e regole per la denuncia.

Disturbo della quiete pubblica, quando è reato, cosa si rischia e denuncia

Essere disturbati dai rumori tanto da non poter dormire serenamente o svolgere in tranquillità le faccende quotidiane non è certo cosa da poco. In questi casi è importante tutelare il proprio diritto alla salute chiedendo più accortezza ai vicini o agendo legalmente se la richiesta bonaria non è andata a buon fine. Oltre alla cessazione delle condotte moleste le persone offese hanno spesso diritto anche a un risarcimento per i danni subiti.

Oltre alla materia civile, però, il comportamento di chi fa rumore eccessivo e disturba gli altri può attenere anche alla materia penale. Si tratta del reato di disturbo della quiete pubblica, tanto citato nel parlare comune anche se in pochi ne conoscono davvero il significato. Come se non bastasse, c’è stato anche un importante cambiamento riguardo a questo illecito dovuto alla riforma Cartabia. Ecco cosa c’è da sapere.

Cos’è il reato di disturbo della quiete pubblica

Il reato che comunemente chiamiamo “disturbo della quiete pubblica” si trova nell’articolo 659 del Codice penale, dove prende il nome di “disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone”. La definizione ufficiale è utile a comprendere in modo immediato quali condotte include questo reato, per l’appunto quelle che impediscono alle persone circostanti di svolgere serenamente le normali attività quotidiane o di dormire.

Il mezzo del disturbo è il rumore, che può avvenire tramite schiamazzi, strumenti sonori, segnalazioni acustiche (inclusi clacson e antifurti), musica e strepiti di animali. Il reato è infatti integrato anche in caso di condotta omissiva, che si configura quando un soggetto non impedisce o limita il rumore pur avendo la possibilità di farlo. Altrimenti ci sono le condotte commissive, che consistono proprio nel causare direttamente il rumore in questione.

Come funziona la denuncia

Il reato di disturbo della quiete pubblica nasce in origine come reato procedibile d’ufficio, chiunque poteva sporgere denuncia per porlo all’attenzione delle autorità, ma è proprio su questo aspetto che è intervenuta la riforma Cartabia. Oggi questo reato è procedibile soltanto a querela della persona offesa, quindi chi è infastidito dalla condotta rumorosa deve recarsi presso le forze dell’ordine chiedendo di procedere contro il colpevole, altrimenti il reato non potrà essere accertato né punito.

Soltanto la vittima può sporgere la querela, peraltro entro un termine di 90 giorni. Fanno eccezione i casi in cui il reato riguarda spettacoli e ritrovi pubblici oppure le vittime sono persone incapaci, ipotesi in cui resta procedibile d’ufficio e chiunque può denunciarlo. Le persone offese possono in ogni caso costituirsi parti civili per richiedere un risarcimento danni per i pregiudizi patiti.

Cosa si rischia

Chi viene condannato per il reato di disturbo della quiete pubblica rischia l’arresto fino a 3 mesi o l’ammenda fino a 309 euro. Se il colpevole esercita un’attività professionale rumorosa e viola le prescrizioni della legge in merito riceve un’ammenda maggiorata: da 103 a 516 euro.

Se il danno non è rilevante il giudice potrebbe archiviare il procedimento per la particolare tenuità del fatto, intimando ovviamente di adeguarsi alla legge. Al di là delle conseguenze penali, come premesso chi commette questo reato può comunque essere tenuto al risarcimento del danno nei confronti delle persone offese.

Quando è disturbo della quiete pubblica e quando non lo è

Non tutte le condotte rumorose pongono in essere il reato di disturbo della quiete pubblica, che si caratterizza per la possibilità di ledere un’indefinita quantità di persone. Non è indispensabile che le persone offese siano effettivamente molte, ma è sufficiente che la condotta attuata sia idonea a turbare la quiete e l’ordine pubblico. Per questo motivo, si parla di reato di pericolo presunto.

L’idoneità della condotta rumorosa a disturbare un numero indeterminato di persone viene valutata secondo parametri soggettivi, quali il gruppo sociale, le circostanze ambientali, le consuetudini, senza ovviamente tralasciare i parametri oggettivi. Il medesimo rumore con pari intensità ha un effetto diverso se proveniente da un tranquillo complesso abitato in villaggio anziché in centro città, così come la notte di Capodanno la tolleranza si alza, sia per intensità che orari.

I limiti previsti dalla legge

La valutazione della soglia di normale tollerabilità è spesso complessa, ma in questo caso specifico è possibile affidarsi ad alcuni limiti fissati dalla legge. La soglia di tollerabilità media per i rumori è fissata a 3,5 decibel in linea generale, che possono aumentare o diminuire leggermente a seconda delle circostanze specifiche. Per esempio, la tollerabilità scende nelle ore di norma destinate al riposo e sale nelle occasioni speciali adibite ai festeggiamenti.

La prova del superamento del limite acustico deve però essere resa tramite le misurazioni dell’Arpa, ma non è da sola sufficiente a dimostrare il reato. Si ribadisce, infatti, che la condotta molesta deve avere il potenziale di infastidire un grande numero di persone e non soltanto il vicino di casa (che può in ogni caso agire in sede civile per un risarcimento).

Anche le ordinanze e i regolamenti comunali offrono linee guida rilevanti da questo punto di vista, soprattutto per quanto riguarda l’attività di bar e locali notturni. In genere, è consentito fare rumore:

  • dalle ore 8 alle ore 13;
  • dalle ore 16 fino alle ore 21.

Nel caso in cui i rumori provengano da un esercizio commerciale, come ad esempio un bar notturno, ci sono poi diversi fattori da valutare. In primo luogo, alcune attività, come la musica dal vivo di notte, necessitano del permesso comunale. Oltretutto, i titolari dei locali sono responsabili almeno per quanto riguarda le aree interne, mentre le pertinenze sono di responsabilità condivisa con il comune.

Casi studio: esempi di reato

Veniamo ora a qualche esempio pratico utile a capire come funziona questo reato, partendo dalle situazioni di vita quotidiana che più infastidiscono i cittadini. La vicina del piano superiore che cammina la sera tardi con i tacchi di norma non commette reato, perché la sua condotta non è idonea a infastidire più persone, limitandosi a molestare chi abita sotto (che può comunque difendersi).

Se un vicino lascia i cani sul balcone ad abbaiare continuamente, invece, è assai probabile che si configuri un reato. Sicuramente di notte, ma anche durante la giornata, specialmente se si tratta di una zona tendenzialmente silenziosa. I clienti del bar che restano fuori a chiacchierare non commettono reato, finché non usano toni troppo alti in orari non appropriati.

Le probabilità di commettere un reato crescono esponenzialmente durante le feste private, che con musica elevata e schiamazzi provenienti da un grande numero di invitati possono facilmente infastidire tanti cittadini, soprattutto se si prolungano nella serata. Al contrario nelle feste di paese o nelle occasioni speciali la soglia di tollerabilità si alza per effetto della consuetudine e della normalità attribuita socialmente a determinati comportamenti.

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