Il divieto di utilizzo dei cellulari nelle scuole solleva preoccupazioni tra gli insegnanti

Giorgia Bonamoneta

24 Agosto 2024 - 15:14

Non si possono usare i cellulari a scuola. La circolare del ministero è chiara, ma i docenti, i genitori e gli studenti hanno diversi dubbi. Dove finisce l’uso educativo del mezzo digitale?

Il divieto di utilizzo dei cellulari nelle scuole solleva preoccupazioni tra gli insegnanti

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha emanato una direttiva che vieta l’uso dei cellulari nelle scuole fino alle medie, inclusi i dispositivi utilizzati per scopi didattici.

La decisione, che segna un ritorno a metodi educativi più “tradizionali”, ha suscitato un dibattito acceso tra educatori, genitori e studenti. Mentre alcuni appoggiano il provvedimento come un modo per migliorare la concentrazione e l’apprendimento, altri temono che possa limitare l’innovazione didattica e ridurre l’autonomia degli studenti. E poi, è bene ricordare, che i b non fanno altro che spingere all’evasione della regola, mentre un uso consapevole, ordinato dagli insegnati in alcuni momenti, è invece educativo e formativo.

Il divieto di cellulari in classe: una misura necessaria?

La circolare firmata dal Ministro Valditara vieta l’uso dei cellulari per qualsiasi scopo nelle scuole dell’infanzia, elementari e medie, salvo eccezioni previste dai piani educativi personalizzati per alunni con disabilità. La decisione è stata motivata dalla preoccupazione per l’impatto negativo che l’uso eccessivo dei dispositivi elettronici potrebbe avere sullo sviluppo cognitivo e sull’apprendimento. Il ministro ha citato il Rapporto Unesco 2023, che evidenzia come l’uso degli smartphone in classe possa ridurre il livello di attenzione degli studenti, in particolare durante le lezioni di matematica.

Nonostante le motivazioni dietro il divieto siano chiare, il provvedimento ha sollevato diverse critiche e preoccupazioni tra gli insegnanti. Alcuni, come Cristiano Corsini, docente di Pedagogia sperimentale all’Università Roma Tre, ritengono che il divieto sia una misura troppo semplicistica per affrontare una questione complessa come l’educazione digitale. Corsini sostiene che è necessario un approccio più maturo e articolato al digitale, piuttosto che un divieto netto, che rischia di essere percepito come una crociata contro la tecnologia.

Le opinioni degli insegnanti: un dibattito aperto

Tra i docenti che sostengono l’importanza di un uso educativo dei dispositivi digitali, il professor Andrea Raciti, docente di sostegno e formatore sulle competenze digitali, ha espresso un’opinione diversa rispetto alla linea del Ministero. “Vietare a scuola l’uso didattico dello smartphone sarebbe un po’ come se, dopo aver comprato uno scooter a un ragazzino, gli negassimo poi la possibilità di comprendere il significato dei segnali stradali e di imparare a guidare in maniera prudente e consapevole”, ha affermato Raciti.

Secondo Raciti, lo smartphone è uno strumento “neutro” che può diventare pericoloso se usato irresponsabilmente. Per questo crede che la scuola dovrebbe raccogliere la sfida e trasformarla in un’opportunità educativa. “Sono convinto che le Linee guida sull’educazione alla cittadinanza a cui sta lavorando il Ministero dell’Istruzione e del Merito non porranno un divieto categorico sull’uso dello smartphone a fini didattici e che si lascerà agli insegnanti uno certo spazio di discrezionalità in cui agire in tal senso”, ha aggiunto.

Raciti ha anche sottolineato l’importanza di un approccio educativo che integri l’uso dei dispositivi digitali in modo responsabile e consapevole. Per esempio:

La scuola deve insegnare agli studenti l’utilizzo consapevole delle nuove tecnologie e dei social, non essere delegata solo a vietare. Il divieto di utilizzo dello smartphone a scopi esclusivamente didattici non risolverebbe il problema dell’abuso, ma rischierebbe di perdere un’opportunità educativa fondamentale.

Si sperimenta scuola senza cellulari

Una posizione opposta e un esempio concreto di applicazione rigorosa del divieto viene dall’Istituto Barsanti di Firenze, che è diventato la prima scuola italiana completamente priva di cellulari. In questa scuola, non solo gli studenti, ma anche gli insegnanti, il personale scolastico e i visitatori esterni devono rispettare il divieto.

Gli studenti sono tenuti a riporre i loro cellulari in un cassetto chiuso a chiave fino all’uscita e chi viene trovato in possesso del dispositivo riceve una nota disciplinare. Il preside dell’Istituto, Marco Menicatti, vede questa iniziativa come un modo per stimolare l’autonomia e la responsabilità degli studenti, recuperando competenze di base che, a suo avviso, si stanno perdendo a causa dell’eccessiva dipendenza dalla tecnologia.

Anche la Corte d’Appello di Milano si è espressa sul tema, stabilendo che l’uso del cellulare durante le lezioni costituisce una violazione disciplinare anche per i docenti, sottolineando l’importanza di mantenere un modello educativo esemplare.

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