Grazie ad un’inflazione a livelli «normali», ed in contrasto con quella che è l’impostazione da “falco” delle maggiori banche centrali, la Bank of Japan continua a favorire la crescita dell’economia. Di conseguenza, il dollaroyen scambia su livelli che non si vedevano da 20 anni.
Dollaroyen (Usd/Jpy) a livelli che non si vedevano da 20 anni. Mentre tutte le maggiori banche centrali come la Federal Reserve, la Bank of England, la Reserve Bank of Australia e, da ultima, la Banca centrale europea, stanno normalizzando in maniera particolarmente brusca le rispettive politiche monetarie, incrementando il costo del denaro e arrestando lo shopping di titoli sui mercati, c’è una banca centrale sembrerebbe non aver fretta di cambiare rotta.
Si tratta ovviamente della Bank of Japan (BoJ), che ha più volte ribadito di voler mantenere il costo del denaro sui minimi storici e di voler confermare le politiche espansive.
UsdJpy, grafico mensile. Fonte: TradingView
La BoJ punta sulla crescita dell’economia
Forte di un’inflazione che dopo diversi anni sottozero ad aprile si è attestata al 2,5% (livello maggiore dall’ottobre 2014), un dato decisamente lontano dai livelli europei e statunitensi (dove l’andamento dei prezzi alla produzione spinge diversi commentatori a pronosticare la doppia cifra), il governatore della BoJ, Haruhiko Kuroda negli ultimi giorni non ha perso occasione per ribadire, al contrario degli altri banchieri centrali, di essere concentrato sulla crescita dell’economia.
“In questo momento siamo focalizzati sul mantenimento di un contesto macroeconomico favorevole per più tempo possibile e su una crescita salariale significativa dal prossimo anno fiscale", ha detto il chairman nel corso di un’audizione.
Parole in netto contrasto con quelle che siamo abituati a sentire dai suoi colleghi: per quanto riguarda la Fed, nel meeting del 15 giugno un incremento di 50 punti base del tasso benchmark è valutato probabile, stando al CME FedWatch Tool, al 97,5%.
Non a caso il decennale Usa rende il 3,031% mentre il corrispondente titolo made in Japan, su cui la BoJ ha posto un tetto al rendimento allo 0,25%, vede lo “yield” attestarsi allo 0,247%. Di conseguenza, sui mercati globali è di nuovo tempo di carry trade: la strategia che prevede prendere a prestito denaro nei Paesi dove i tassi d’interesse sono bassi (Giappone) e reinvestire i fondi dove sono maggiori (Usa).
Dollaroyen ai massimi dal 2002
Questo “spread”, in genere chiamato decoupling, tra le politiche monetarie sta spingendo al rialzo il cambio dollaroyen (Usd/Jpy): nell’ultima settimana ha segnato un +2,3%, in tre mesi è cresciuto di oltre il 15% e rispetto ad un anno fa vale il 22% in più.
UsdJpy, grafico giornaliero. Fonte: TradingView
Giovedì l’incrocio tra il biglietto vede e la divisa nipponica è salito fino a 134,55 ¥, il livello maggiore dal 2002. Nel caso di superamento della soglia dei 135 ¥, i prossimi obiettivi sono fissati a 136,89, top dall’ottobre del 1998, ed a 139,9 ¥, massimo dal settembre 1998.
Nel caso in cui la corsa non dovesse arrestarsi, focus sul massimo storico fatto segnare a 147,67 ¥ ad agosto 1998.
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