Ecco dove si può fumare in Italia in base ai divieti in vigore nel 2025 e le regole per le sigarette elettroniche.
Dove si può fumare in Italia, e dove invece è vietato?
Il fumo passivo di sigaretta, tradizionale o elettronica che sia, è ormai pienamente riconosciuto come pericoloso ed estremamente nocivo. Per questo motivo sono previsti numerosi divieti in Italia volti a tutelare la collettività, anche se resi poco efficaci da una situazione a dir poco frammentata e disomogenea.
Le regole valide a livello nazionale sono poche e circoscritte, mentre buona parte delle altre misure è disposta dagli enti locali o direttamente da gestori ed esercenti di luoghi aperti al pubblico.
Ecco cosa c’è da sapere, con le differenze tra sigarette normali ed elettroniche.
Le regole per le sigarette normali
A livello nazionale, il principale punto di riferimento per la regolamentazione del fumo di sigaretta e la tutela della salute è ancora la legge Sirchia del 2003. Quest’ultima vieta il fumo di sigarette tradizionali in tutti i luoghi chiusi pubblici o aperti al pubblico.
Non si può quindi fumare in bar, ristoranti, uffici postali e così via, a meno che siano disposte delle aree apposite per i fumatori ben isolate dal resto dei cittadini. Per quanto riguarda i luoghi all’aperto, invece, è vietato fumare sigarette nelle pertinenze di istituti scolastici e di cura.
Nel cortile della scuola o dell’ospedale, per esempio, è vietato fumare, così come presso le case di riposo e le case di cura pediatriche. Fatta questa eccezione, il fumo di sigaretta è tendenzialmente consentito nei luoghi all’aperto, anche quando parte di strutture (per esempio, sul balcone di un hotel, nel dehor di un bar e così via).
A livello generale, quindi, si può fumare nei luoghi all’aperto che non sono pertinenza di scuole od ospedali e nei luoghi privati con il consenso del proprietario. Oltre a queste regole valide su tutto il territorio nazionale, tuttavia, ci sono i regolamenti e le ordinanze previsti dagli enti locali e le decisioni di gestori e proprietari che possono limitare ulteriormente il fumo di sigaretta.
La maggior parte di questi divieti è facilmente intuibile con il buon senso, per quanto sia necessaria la segnalazione con gli appositi cartelli, come il divieto di fumo nei parchi destinati ai bambini e alle fermate dell’autobus. In altri casi, vengono previste disposizioni molto più specifiche anche in termini di distanze dalle altre persone, soprattutto le categorie più esposte ai rischi del fumo passivo come donne in gravidanza, bambini e soggetti malati.
A Torino, per esempio, dove è consentito il fumo all’aperto bisogna tenere una distanza di almeno 5 metri da altre persone non fumatrici, mentre a Milano il limite si estende a un minimo di 10 metri e il fumo è ammesso soltanto in zone isolate.
Per non sbagliare, bisogna quindi controllare le regole specifiche e la presenza di eventuali cartelli. Il fumo delle sigarette è sempre ammesso in casa propria e anche in auto (se non ci sono minori o donne incinte), oltre che nei luoghi all’aperto dove non vigono divieti appositi.
Dove si possono fumare le sigarette elettroniche
Le sigarette elettroniche sono oggi estremamente diffuse, ma manca una regolamentazione specifica riguardante la tutela della salute e l’esposizione al fumo passivo. L’unico vero e proprio divieto valido su tutto il territorio italiano proviene dal decreto legge n. 104/2013 che vieta le sigarette elettroniche di qualsiasi genere nelle pertinenze e all’interno degli istituti di istruzione/formazione e nei centri per l’impiego e di formazione professionale.
Il fumo delle sigarette elettroniche è vietato anche in ospedali e altri luoghi di cura.
Nel rispetto delle finalità educative di questi luoghi è quindi previsto un divieto generale, riguardante tutte le tipologie di sigarette elettroniche, anche quelle prive di nicotina. Altrimenti, bisogna rifarsi ai regolamenti specifici e alle ordinanze comunali.
Si è di fronte a una vera e propria lacuna normativa, visto che l’assenza di combustione delle sigarette elettroniche limita le sostanze nocive disperse nell’aria ma non azzera affatto la tossicità dei vapori. Di fatto, le sigarette elettroniche con liquido e i prodotti a tabacco riscaldato sono espressamente vietati in molti locali, pur in assenza di disposizioni omogenee. Su mezzi di trasporto, bar e ristoranti, per esempio, il divieto dipende invece dalla decisione degli esercenti e dei gestori.
Un altro aspetto che complica la regolamentazione è la diversa tipologia di prodotti sul mercato, che si scontra con una normativa sempre un passo indietro. La legge Sirchia si applica infatti ai soli prodotti a combustione del tabacco, mentre le disposizioni per le sigarette elettroniche (e-cig) non sempre sono applicabili ai prodotti da tabacco riscaldato, visto che non vengono citate espressamente dal decreto. Per fumare sigarette elettroniche (o prodotti analoghi) bisogna quindi tenere conto di eventuali divieti specifici, non potendo contare su regole omogenee.
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