La riunione Bce del 21 lugio sta lasciando strascichi di discussioni: analisti ed esperti restano piuttosto scettici, soprattutto per lo strumento anti-spread. Una panoramica di impressioni.
L’ultima mossa della Bce è sotto i riflettori e continua a suscitare riflessioni su quanto davvero possa sostenere l’economia vacillante dell’Eurozona.
La Banca centrale europea ha rafforzato la sua posizione anti-inflazionistica con un rialzo di 50 punti base dei tassi di interesse e ha annunciato un nuovo strumento anti-frammentazione , ma gli analisti non sono convinti che queste misure affronteranno la miriade di sfide economiche.
L’aumento di 50 punti base al tasso chiave di giovedì è stato accolto favorevolmente dal mercato e dai commentatori, visto che l’inflazione ha raggiunto un livello record e la Bce è rimasta indietro rispetto ai suoi pari nell’avviare il processo di stretta monetaria.
Tuttavia, la mossa aggressiva arriva in un contesto di rallentamento della crescita e rischia di far precipitare l’economia in recessione: cosa prevedono gli analisti? Tutti i dubbi sulla politica monetaria dell’Eurozona in una riflessione su Cnbc.
La Bce sotto esame: le incertezze sul TPI
La realtà cruda dei dati parla chiaramente sull’Eurozona: un’inaspettata contrazione delle letture del PMI (indice dei gestori degli acquisti) di luglio servirà solo a rafforzare le preoccupazioni sul futuro economico. Capital Economics ha affermato che i nuovi dati suggeriscono che “la zona euro è sull’orlo della recessione a causa del crollo della domanda e dell’aumento dei costi”.
Intanto, la Bce ha anche lanciato il Transmission Protection Instrument (TPI), uno strumento anti-frammentazione volto a sostenere le nazioni con ingenti oneri di debito e alti oneri finanziari, come l’Italia, e limitare le discrepanze tra gli Stati membri della zona euro. Tuttavia, la natura nebulosa dell’applicazione del nuovo strumento, e il suo ruolo nella funzione contemporanea della politica monetaria, hanno sollevato più domande che risposte per molti analisti.
Clemens Fuest, presidente dell’Istituto tedesco per la ricerca economica Ifo, ha dichiarato di aver accolto con favore l’aumento sorprendentemente ampio del tasso di interesse chiave, ma ha criticato lo sforzo per limitare i divari tra i costi finanziari delle diverse nazioni.
“I differenziali dei tassi di interesse fanno parte di un mercato dei capitali che funziona e dove si riflettono diversi livelli di rischio e gli investitori privati devono essere convinti ad assumersi tali rischi...C’è il pericolo che la Bce stia oltrepassando il limite per finanziare i Governi qui, mettendo a repentaglio la sua indipendenza e stabilendo incentivi sbagliati per la politica fiscale ed economica”, ha affermato Fuest.
Se i singoli Stati membri entrano in difficoltà finanziarie, non è compito della Bce intervenire, ma piuttosto quello dei governi dell’area dell’euro e del fondo di salvataggio dell’ESM (European Stability Mechanism). Il dibattito si riscalda di nuovo in Europa.
Lo scetticismo di Fuest è stato ripreso da Shweta Singh, economista senior di Cardano, che ha affermato in una nota che il TPI è “soggetto a molte ambiguità costruttive in stile Bce”.
“I criteri di ammissibilità, attivazione e cessazione sono tutti soggetti a giudizio e discrezionalità del General Counsel. La tempistica dell’annuncio del TPI ha coinciso con l’allargamento degli spread dei BTP-Bund sulla scia dell’accresciuta instabilità politica in Italia e solleva alcune domande interessanti”, ha affermato Singh.
Tipo: la Bce agirà quando gli spread si allargano a causa di preoccupazioni politiche, come è il caso ora in Italia, e come il Consiglio direttivo definirebbe un allargamento “ingiustificato” degli spread?
In ogni caso, secondo l’esperto è più probabile che il TPI affronti il sintomo (spread più ampi, premi di rischio più elevati) piuttosto che la causa (differenze alla base di competitività, potenziale di crescita, livelli di debito, governance di bilancio) e possa avere un debole impatto mantenendo gli spread più bassi più a lungo.
Non solo critiche: la Bce può impattare positivamente
L’economista europeo senior di BNP Paribas Spyros Andreopoulos ha dichiarato che il TPI “ci sembra credibile a medio termine, sulla base della combinazione di discrezione della Bce e nessun limite ex ant.”
Tuttavia, la soglia per l’attivazione è probabilmente alta, suggerendo che i mercati potrebbero ancora testare la BCE a breve termine.
Anche l’economista capo dell’area euro di UBS Dean Turner e il capo del credito Thomas Wacker hanno riconosciuto la mancanza di dettagli, ma hanno affermato che “l’ampio profilo del TPI sembra aver acquistato abbastanza credibilità alla Bce agli occhi degli investitori”.
Il vero test arriverà quando le condizioni si deterioreranno al punto che si dovrà utilizzare il TPI, secondo UBS.
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