Che fine ha fatto (e farà) Prigozhin, signore della guerra a capo del gruppo di mercenari Wagner che ha osato sfidare Putin? E cosa prevede, esattamente, il suo accordo con Mosca pur di evitare una guerra civile?
Ed ora, che fine ha fatto Prigozhin, colui che ha «osato» sfidare Putin in un tentativo lampo di colpo di Stato? Cosa prevede l’accordo tra Putin e Prigozhin che ha fatto evitare il peggio?
Il leader russo è noto come uno che perdona un tradimento. Eppure, per non incorrere in costosi spargimenti di sangue, Vladimir Putin e Yevgeny Prigozhin hanno trovato un accordo, anche se una vera riconciliazione appare impossibile. Il perdono a Mosca è solo per i deboli.
Nel corso del finesettimana - in cui il mondo ha conosciuto Prigozhin, anticonformista signore della guerra e leader del gruppo di mercenari Wagner - è successo di tutto: un ammutinamento armato contro Putin, le minacce di una violenta rappresaglia e infine un accordo, capace di bloccare sul nascere la guerra civile e la marcia su Mosca e che sembrerebbe prevedere un’amnistia e un esilio in Bielorussia.
Che fine ha fatto (e farà) Prigozhin
Un esilio in Bielorussia difficilmente sarà in grado di porre fine alla vicenda. Il capo del Wagner, per come funzionano le cose nel regno putiniano, dovrà pagare un conto salato per il suo tentativo rivoluzionario, esattamente come Putin è chiamato a tener fede alle minacce riversate sulla TV nazionale sabato in ogni modo possibile, pur di evitare di apparire anche solo per un istante debole e intaccare il suo dominio sulla Russia che ormai dura da 23 anni.
Debole è già apparso il suo esercito, incapace di bloccare la marcia di Prigozhin, dando il là ad una presa di coscienza per cui la Russia non sarebbe in grado di autogarantirsi una stabilità contemporaneamente alla guerra contro l’Ucraina.
La situazione è apparsa così grave da spingere il leader russo ad andare in TV e tenere un discorso alla nazione - cosa che ha fatto solo due volte durante la guerra in corso - per avvisare al pubblico che avrebbe represso brutalmente la rivolta di Prigozhin, descrivendola come un «tradimento interno».
Da allora è calato il silenzio. E, sopra ogni cosa, non ha mantenuto la promessa, permettendo a Prigozhin di chiudere un accordo attraverso la mediazione del bielorusso Alexander Lukashenko che gli permetterebbe di lasciare liberamente la Russia per l’esilio.
Il leader russo non ama i tradimenti e, si sa, è solito dividere chi gli si oppone in due categorie: nemici e traditori. Gran parte dell’opposizione russa è stata uccisa o è in carcere. La marcia di Prigozhin ha contribuito a scatenare parte della rabbia repressa della popolazione russa che - anche senza opporsi alla guerra e senza alcuna simpatia per gli ucraini - ha iniziato a riversare un certo malcontento contro lélite del Paese e le continue ingiustizie quotidiane. Come potrebbe Putin passare oltre a una tale conseguenza?
Cosa prevede l’accordo tra Putin e Prigozhin
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov sabato ha annunciato il raggiungimento di accordo per cui Prigozhin partirà in esilio in Bielorussia in cambio della caduta da ogni accusa dopo il colpo di Stato fallito.
L’annuncio, riportato dall’agenzia di stampa Tass, è arrivato poco dopo che il signore della guerra, amareggiato, aveva comandato ai suoi uomini di ritirarsi da Mosca per evitare il conflitto civile.
I dettagli sono ancora ignoti, e probabilmente rimarranno tali per sempre, ma a una prima occhiata l’accordo sembra ridicolo. Chi lo conosce descrive Prigozhin come un amante dei rischi e non uno che accetta di buon grado di andare in esilio in Bielorussia mentre il suo esercito mercenario viene smantellato. Non è chiaro perché avrebbe dovuto accettare delle garanzie da Lukashenko, politico astuto e che agisce sotto forti pressioni dalla Russia. E da quando Putin ad un assassinio o a un imprigionamento a vita preferisce che un potenziale rivale viva in Paese vicino?
© RIPRODUZIONE RISERVATA