Dopo la sentenza antitrust della scorsa settimana, Google potrebbe ricevere sanzioni molto elevate anche se non puramente monetarie.
La scorsa settimana, una sentenza storica ha dichiarato che Google è un monopolista e ha avviato una procedura per sanzionarlo. Google probabilmente farà ricorso contro la decisione del Dipartimento di Giustizia, il che significa che ci vorranno mesi o anni per raggiungere una sentenza definitiva.
Il giudice Amit P. Mehta ha programmato un’udienza il 6 settembre per discutere i prossimi passi. Il Dipartimento di Giustizia ha tempo fino al 4 settembre per elaborare una proposta.
La sentenza ha ritenuto Google responsabile per aver utilizzato la sua posizione monopolistica per indebolire i rivali più piccoli. Google ha pagato miliardi di dollari ad aziende come Apple, Android e Mozilla Firefox per avere Chrome come motore di ricerca predefinito. Secondo la sentenza, questi pagamenti erano illegali.
Google affronterà un’altra sentenza, questa volta relativa al suo segmento pubblicitario, a settembre. Nel 2023, Google ha guadagnato 306 miliardi di dollari dagli annunci, mentre i ricavi dei motori di ricerca ammontavano a 175 miliardi.
Gli utili netti per l’anno fiscale 2023 ammontavano a 73,8 miliardi di dollari.
Si dice che i piccoli concorrenti come DuckDuckGo, un motore di ricerca che afferma di avere impostazioni di privacy migliori di Chrome, siano stati danneggiati dalle azioni di Google. «Per risolvere davvero lo squilibrio competitivo consolidato che il vantaggio predefinito di Google ha loro concesso, sarà necessaria una combinazione di interventi», ha affermato un rappresentante di DuckDuckGo.
Possibili sanzioni
Il Dipartimento di Giustizia non ha ancora rivelato in quale direzione andrà la sua decisione. «Il Dipartimento di Giustizia sta valutando la decisione della corte», ha affermato un portavoce, «al momento non sono state prese decisioni».
Tuttavia, le precedenti sentenze sui grandi giganti della tecnologia indicano le possibili sanzioni che il Dipartimento emetterà.
La più preoccupante per i dirigenti di Google sarà una divisione forzata delle attività dell’azienda. Ciò implicherebbe la separazione di Chrome e Android in aziende diverse, una legata ai motori di ricerca e l’altra al software.
Sebbene una scissione sia l’opzione più estrema, non sarebbe senza precedenti. Nel 2000, una sentenza antitrust simile ha costretto Microsoft a dividere i suoi asset. La decisione è stata poi ribaltata nella sentenza di appello, sebbene altre misure siano state confermate.
Secondo The New York Times, il caso antitrust Microsoft del 2000 ha aiutato le aziende più piccole, tra cui Google all’epoca, a innovare e ad acquisire una posizione di mercato equa.
Altre possibili misure potrebbero costringere Google a cedere la sua attività pubblicitaria o includere dichiarazioni su alternative migliori nel motore di ricerca Chrome. Senza parlare, ovviamente, di possibili sanzioni monetarie, le quali tuttavia sono considerate meno probabili in quanto non causerebbero un danno significativo al gigante.
Oltre a Google, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha avviato una serie di indagini per contestare il predominio delle grandi aziende tecnologiche. Sono state aperte indagini antitrust separate contro Apple e Meta, rispecchiando mosse simili da parte dell’Unione Europea.
Articolo pubblicato su Money.it edizione internazionale il 2024-08-14 11:49:54. Titolo originale: NYT: Google could be forced to split up following DOJ ruling
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