Svelato il motivo per cui Silvio Berlusconi e Forza Italia avrebbero votato contro Draghi: sembra che Salvini gli abbia promesso la presidenza del Senato. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Silvio Berlusconi come presidente del Senato. Sarebbe questa la moneta di scambio con la quale il leader della Lega Matteo Salvini avrebbe convinto Forza Italia e il suo leader a non votare la fiducia al Governo Draghi, sancendo definitivamente la caduta del governo. D’altra parte, lo stesso presidente di FI ha annunciato nei giorni scorsi il suo “ritorno in campo” in vista della campagna elettorale.
È tempo quindi per Silvio Berlusconi di pensare al programma elettorale, con l’aumento delle pensioni e l’impegno a piantare “almeno un milione di alberi su tutto il territorio nazionale”. Ma oltre al programma il leader di FI deve pensare alla coalizione di centrodestra - anche se di centro ormai c’è ben poco. È infatti di due giorni fa - 22 luglio - l’incontrato con Giorgia Meloni a Villa Grande, dove i due leader sono convenuti sull’organizzare un vertice di coalizione con Matteo Salvini da tenersi “i primi giorni della prossima settimana”.
Un incontro definito “positivo” da entrambi i leader, ma come ribadito da Giorgia Meloni a Il Corriere della Sera ciò che è fondamentale è “darsi regole”, segno evidente che la leader di Fratelli d’Italia pretende chiarezza sulla premiership. Dato l’avvicinarsi della campagna elettorale ecco tutto quello che c’è da sapere sul perché Berlusconi ha votato contro Draghi e quale sarà il piano del centrodestra.
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Perché Berlusconi ha votato contro Draghi
Sul perché Forza Italia avrebbe votato contro Draghi sembrano non esserci più dubbi. Matteo Salvini avrebbe promesso al leader Silvio Berlusconi la presidenza di Palazzo Madama.
Al momento sulla candidatura come presidente del Senato Berlusconi non si è ancora espresso, ma a confermare l’indiscrezione è stato il braccio destro di Berlusconi Antonio Tajani, che il Ppe vorrebbe come presidente del Consiglio. Intercettato dai giornalisti a Palazzo Montecitorio il coordinatore nazionale di Forza Italia si sarebbe così espresso: “Berlusconi sta come un grillo, si candiderà certamente al Senato. Lui si esalta in campagna elettorale”. Una candidatura che prospetta un ritorno del leader di FI dopo l’estromissione dal Parlamento nel 2013 per effetto dell’interdizione dai pubblici uffici prevista dalla legge Severino. Eppure, al momento della caduta di Draghi Silvio Berlusconi non era presente.
Stando a Repubblica l’obiettivo di una crisi era stata evocata nel vertice di centrodestra di martedì scorso ma Berlusconi non pensava accadesse realmente. Eppure, mercoledì il leader di FI viene “sostanzialmente estromesso dalla conduzione delle operazioni”. Irraggiungibile sia da Draghi che dal centralino del Quirinale, resta il dubbio che Berlusconi abbia deciso di negarsi oppure che l’addetto alle comunicazioni non lo abbia avvertito.
Di fatto il vero artefice dell’operazione del centro destra resta Salvini insieme agli alleati Forza Italia, che promettono a Berlusconi la presidenza del Senato. Il paradosso di questa crisi di governo è che sia stata orchestrata dalle forze al governo e non dall’opposizione. Come sottolineato da Repubblica, Meloni si è sempre dimostrata a cauta, fino a pochi giorni prima della caduta, sullo scenario di crisi e di un voto a settembre, improvvisamente concretizzatosi. Sembrerebbe quindi che Fratelli d’Italia sia maggiormente consapevole della difficoltà di approvare la legge di Bilancio in tempi di guerra e crisi energetica.
Berlusconi alla presidenza del Senato: qual è il piano del centrodestra
Dopo mesi di incomprensioni sembra che l’avvicinarsi della campagna elettorale faccia bene all’alleanza del centrodestra. Dopo l’incontro a Villa Grande tra Berlusconi e Meloni, i due leader di FI e FdI hanno convenuto a fissare un vertice di colazione con il leader della Lega Matteo Salvini entro la prossima settimana.
Eppure, la coalizione ha più di un nodo da dover sciogliere. Il primo è quello della spartizione delle candidature nei collegi uninominali previsti dal Rosatellum: Lega e FI propongono una suddivisione equa in tre assegnando il 33% a ogni partito, mentre Giorgia Meloni chiede che la divisione sia calcolata in base ai sondaggi; infatti, al momento FdI viene dato per favorito. Il vero nodo di divisione è quindi ancora una volta la premiership.
Ma la questione sarebbe rinviata a dopo le elezioni, almeno per il braccio destro di Berlusconi, Tajani. Al momento non risulta che si sia discusso di candidature o liste, assicurano le fonti di FdI, tutto sarebbe rinviato ai prossimi giorni quando al tavolo della colazione sarà presente anche Salvini.
Eppure, la candidatura di Berlusconi alla presidenza del Senato non sembra essere messa in discussione e come ribadito dal leader di Forza Italia alla leader di FdI: “Alla Presidenza del Senato ci tengo, Giorgia”.
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