Ecco quanto puoi risparmiare senza pagarci le tasse

Patrizia Del Pidio

2 Dicembre 2024 - 12:48

In Italia si pagano le tasse sui risparmi? Vediamo quanto puoi risparmiare senza dover pagare le tasse e come incidono, fiscalmente, i risparmi nella tua vita.

Ecco quanto puoi risparmiare senza pagarci le tasse

Quanto puoi risparmiare senza pagarci le tasse? Anche se non tutti tengono conto della cosa, anche sui risparmi siamo chiamati a pagare le tasse. Si tratta di imposte che, molto spesso, vengono date per scontate, ma che alla fine gravano sul patrimonio andandolo a limare, anno dopo anno.

Anche se i soldi che si risparmiano non finiscono nella dichiarazione dei redditi per essere sottoposti a imposta annualmente, l’imposta sui risparmi è applicata direttamente dalla banca o dall’ufficio postale, in automatico, quando si supera una determinata cifra.

Quanto si può risparmiare senza pagarci le tasse?

Le imposte, come abbiamo accennato, investono anche i risparmi. In Italia non c’è l’obbligo di inserire i risparmi detenuti su conti corrente o libretti deposito, ma su queste somme interviene l’imposta di bollo se i depositi superano i 5.000 euro.

L’imposta di bollo da pagare su ogni deposito che supera i 5.000 euro è pari a 34,20 euro l’anno indipendentemente dall’importo che è presente sul conto corrente o il libretto di risparmio. Di fatto, quindi, chi ha un deposito di 5.001 euro paga la stessa imposta di bollo di chi ne ha uno, per esempio, di 80.000 euro.

Questa, però, è l’unica tassa dovuta per i soldi che si risparmiano. Se, per assurdo, un soggetto decidesse di tenere i propri risparmi in casa, indipendentemente dalla somma, non sarebbe tenuto a pagare alcuna imposta.

Cosa altro si paga sui risparmi?

Se si decide di investire i propri risparmi in deposito titoli, il contratto con cui si autorizza la banca ad amministrare il proprio portafoglio di strumenti finanziari, l’imposta di bollo ha un importo pari allo 0,20%.

A questo va aggiunta, in ogni caso, la tassazione sui rendimenti dei risparmi. Se si hanno i risparmi su un libretto o investiti in buoni fruttiferi, per esempio, sugli interessi maturati dai risparmi si paga una ritenuta fiscale del 26%. La ritenuta in questione, è questo è importantissimo, si applica soltanto sugli interessi maturati e non sulla quota di risparmi.

I risparmi incidono sull’Isee

Un’altra cosa di cui si deve tenere conto è che, se anche i risparmi non sono da inserire nella dichiarazione dei redditi, fanno cumulo sull’Isee. Le giacenze medie di conti correnti, libretti di risparmio o di deposito, infatti, vanno inserite nell’Isee.

Anche se la normativa prevede che dal 2025 i depositi e gli investimentia garanzia statale (titoli di Stato, buoni fruttiferi postali, libretti di risparmio postale) siano esclusi dall’Isee per importi fino a 50.000 euro, tutto ciò che eccede questo importo e tutto ciò che risulta depositato sul conto corrente è considerato per il calcolo dell’Isee.

Per i conti corrente e per i conti deposito non conta, ai fini Isee, solo il saldo al 31 dicembre del secondo anno precedente (per l’Isee 2024 conta il saldo al 31 dicembre 2022), ma anche le giacenza media, ovvero quelle dei singoli saldi giornalieri per l’annualità in questione. Ma quanto incide il saldo e la giacenza sull’Isee? Il patrimonio mobiliare, come quello immobiliare, è considerato per il 20% del suo ammontare e quindi incide sull’Isee solo per un quinto del suo valore.

Il rischio patrimoniale è sempre in agguato

Il rischio che potrebbe colpire qualsiasi risparmio è quello di una patrimoniale, un’imposta straordinaria che colpisce il patrimonio. In Italia non esiste una vera e propria imposta patrimoniale (anche se l’imposta di bollo sulle giacenze lo è, come lo è anche l’Imu o l’imposta di donazione) anche se una patrimoniale straordinaria è tristemente famosa nel nostro Paese. Ci riferiamo a quella applicata nel 1992 dal Governo Amato per raggiungere il pareggio di bilancio permettere alla lira di rimanere sulla scia del sistema monetario europeo.

Nella notte del 10 luglio 1992 fu approvata la patrimoniale straordinaria con prelievo forzoso retroattivo dello 0,6% tutti i depositi degli italiani. La vicenda, anche se sono passati più di 30 anni, rimane tristemente impressa nella memoria collettiva che teme un ripetersi di quanto accaduto in passato (ma va considerato che periodicamente viene riproposta la possibilità di applicare un’imposta sul patrimonio per sanare i conti pubblici).

Il fondo di Garanzia sui depositi

Nonostante tutte le paure che possono avere gli italiani nei confronti dei depositi, questi ultimi sono tutelati da un fondo di garanzia. Molto spesso si può temere che la banca dove si tengono i risparmi possa fallire, ma in Italia operano due sistemi di garanzia e nello specifico:

  • il Fondo Interbancario di tutela dei Depositi costituito dalle banche italiana nel 1987 su base volontaria e poi divenuto obbligatorio per tutte le banche italiane (con l’eccezione di quelle di credito cooperativo) che garantisce coloro che depositano in banca quando uno degli istituti aderenti è sottoposto a liquidazione coatta;
  • il Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo.

I fondi di garanzia in questione garantisce i depositi fino a 100.000 euro per ogni depositante. Se un depositante ha più depositi presso la stessa banca il limite di 100.000 euro è calcolato sul cumulo dei depositi stessi.

Argomenti

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO