Il commissario europeo per l’industria, Thierry Breton, ha sollecitato l’Ue ad adottare un’economia di guerra per sostenere l’Ucraina. Ecco quali sono le proposte e quali sono i rischi.
L’Unione europea dovrebbe adottare una modello di economia di guerra per sostenere l’Ucraina contro la Russia.
È questa la conclusione a cui è giunto il commissario europeo per l’industria, Thierry Breton, il quale ha spiegato al Financial Times che questa è l’unica soluzione per l’Europa per espandere la propria produzione di armi e munizioni.
Infatti, negli ultimi giorni l’Ucraina ha recapitato a Bruxelles un lettera del ministro della difesa ucraino Oleksiy Reznikov, nella quale si chiede all’Ue di poter ricevere 250.000 proiettili di artiglieria al mese, in modo da poter far fronte a una “carenza critica”. Secondo Kiev tale quantitativo sarebbe necessario per contrastare le forze russe e per ovviare al problema dei rifornimenti.
Certamente tale richiesta e la sollecitazione di Breton ad assumere un’economia di guerra vede diverse proposte su come aiutare l’Ucraina, ma è naturale domandarsi cosa possa cambiare e quali sono i rischi per l’Europa. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Economia di guerra necessaria, più armi all’Ucraina: cosa prevede la richiesta dell’Ue
Le parole del commissario Breton non lasciano margine di interpretazione: l’Ue dovrebbe adottare un’economia di guerra. Non sembra essere un’opzione ma una necessità:
Credo sia giunto il momento che l‘industria europea della difesa passi a un modello di economia di guerra per soddisfare le nostre esigenze di produzione e affrontare la realtà di un conflitto ad alta intensità, a cominciare dalla questione delle munizioni
E mentre la guerra russo-ucraina entra nel secondo anno, aumentano le pressioni su Kiev e - di conseguenza - aumentano le richieste all’Ue. Infatti, stando alla lettera di Reznikov, l’artiglieria gioca un “ruolo cruciale nell’eliminare il potere militare del nemico”, ma il numero limitato di munizioni impedisce al Paese di usare l’intero set per debellare e respingere l’esercito russo. Ecco, quindi, che sono state avanzate diverse proposte su come aiutare l’Ucraina.
L’Estonia ha proposto che l’Ue spenda 4 miliardi per fornire a Kiev 1 milione di proiettili. Tutt’altro il piano dell’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri, Josep Borrell, che prevede una spesa di 1 miliardo di euro nei prossimi mesi per rimborsare in parte i paesi membri per il costo delle munizioni donate - benché per alcuni non sia stato un vero e proprio sforzo né economico né bellico.
In ogni caso il piano di Borrell prevede comunque un’espansione dell’industria degli armamenti dell’Ue. Infatti, al momento l’Alto rappresentante starebbe lavorando con Breton a un progetto che vedrebbe l’utilizzo di 500 milioni di euro per ampliare la produzione di armi, espandendo gli stabilimenti.
Ue, economia di guerra necessaria, più armi all’Ucraina: quali sono i rischi
Le proposte dell’Ue per espandere la propria industria bellica ci sono, così come i singoli progetti da parte di aziende nei Paesi membri che potrebbero influenzare le decisioni dell’intera comunità europea.
È questo il caso della Germania, dove l’azienda tedesca Rheinmetall, che ha fornito a Kiev due sistemi missilistici antiaerei Skynex e i proiettili per i mezzi corazzati Gepard, ha affermato di essere pronta a investire nella produzione di carri armati direttamente sul suolo ucraino. Un investimento di 200 milioni di euro dovrebbe garantire uno stabilimento in Ucraina capace di produrre “400 Panther all’anno”. Eppure, non sembra che si sita riflettendo sulle possibili conseguenze.
Un aumento del coinvolgimento dell’Europa nella produzione e invio armi, adottando un assetto bellico da un punto di vista economico, porterebbe a un aumento delle tensioni con la Russia, la quale ha più volte minacciato gravi ripercussioni, accennando di tanto in tanto al proprio arsenale nucleare. Senza contare che l’aumento della presenza di navi russe nel Mediterraneo ha già catturato l’attenzione dell’Ue. I rischi purtroppo sono sempre gli stesi: un solo incidente potrebbe per far sì che la guerra si estenda all’Europa.
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