A che punto è la crisi economica globale? La risposta in 4 segnali che sono arrivati in questi giorni dai dati macroeconomici delle maggiori potenze mondiali.
Economia globale sempre più in crisi? I dati emersi in questa settimana offrono un quadro ancora incerto sulla direzione della ripresa mondiale. In 4 punti, una sintesi di cosa è successo negli ultimi giorni, tra dati macro e aspettative di mercato, e perché ci sono sia luci che ombre sulla crescita.
L’inflazione è scesa sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito e questo ha rafforzato la previsione che le banche centrali su entrambe le sponde dell’Atlantico inizieranno a tagliare i tassi di interesse entro la metà del prossimo anno.
Nel frattempo, le aspettative di ripresa in tutta Europa stanno migliorando, ma la ripresa rimane fragile soprattutto nell’Est dell’Unione Europea. Anche il rilancio del Pil in corso in Cina e Giappone è instabile, a causa, tra gli altri fattori, del rallentamento dei consumi.
L’economia globale è davvero in crisi? 4 punti per fotografare la situazione attuale, con un focus sulle principali potenze mondiali.
1. Usa
L’inflazione statunitense ha registrato un generale rallentamento nel mese di ottobre e il dato ha rafforzato le scommesse su un anticipo del taglio dei tassi da parte della Fed, ora stimato già nella prima metà del prossimo anno.
Allerta massima, invece, sul divario nel mercato immobiliare statunitense. I nuovi acquirenti sono infatti schiacciati da tassi ipotecari all’8%, mentre quelli che già hanno comprato un immobile possono beneficiare di prestiti con oneri inferiori al 3%. Una buona notizia: il numero in rapida crescita di americani che possiedono a titolo definitivo la propria casa. La quota di case senza mutuo ha raggiunto un record appena inferiore al 40%.
2. Europa
L’inflazione nel Regno Unito è diminuita al livello più basso degli ultimi due anni e questo dato ha incoraggiato gli investitori a credere che la Bank of Engkand possa diminuire i tassi l’anno prossimo.
Secondo le nuove previsioni dell’Unione Europea, l’Eurozona e le sue maggiori economie eviteranno la recessione grazie al ritorno della crescita alla fine dell’anno, aiutata dal rallentamento dell’inflazione e da un mercato del lavoro robusto. Si prevede che anche la Germania, che ha avuto risultati peggiori rispetto ai suoi pari in un prolungato crollo del settore manifatturiero, eviterà una recessione.
La ripresa sarà comunque più modesta, in generale per il 2024, rispetto alle precedenti stime, come mostra il grafico Ispi per le maggiori economie:
Interessante notare che l’Italia è l’unica nazione a vedere migliorata la previsione di crescita per il 2024. In netto peggioramento la Germania.
Le maggiori economie dell’Est dell’Unione Europea sono viste riprendersi anche se in modo fragile. Il quadro rimane offuscato più che mai in questa area, con l’inflazione in lenta attenuazione nei prossimi mesi. Anche il settore manifatturiero vacilla a causa del calo della domanda nell’area dell’euro.
3. Cina e Giappone
L’economia giapponese ha invertito la rotta nel corso dell’estate. La ripresa del Paese rimane fragile e questo richiama la necessità di un sostegno continuo da parte della Banca del Giappone e del governo.
Il prodotto interno lordo è diminuito a un tasso annuo del 2,1% nel terzo trimestre, in gran parte a causa del calo della spesa delle imprese, della mancata ripresa della domanda dei consumatori e dell’aumento delle importazioni.
In Cina, i consumi sono rallentati e la fiducia delle imprese private ha perso slancio nel mese di ottobre, secondo sondaggi indipendenti e dati alternativi che suggeriscono che la ripresa economica rimane in difficoltà.
4. Argentina
Tra i Paesi emergenti, spicca la situazione economica dell’Argentina, alle prese anche con la delicata tornata elettorale per scegliere il presidente.
Un grafico elaborato da Ispi mette in chiaro la drammatica esplosione dell’inflazione:
I prezzi al consumo nella nazione latinoamericana lo scorso mese sono aumentati al ritmo più veloce da 30 anni, quando il Paese cercava di uscire dall’iperinflazione. La nazione è sull’orlo del default.
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