La separazione è un passaggio doloroso per chi vuole rompere il legame matrimoniale, ma conseguirla significa perdere lo status di ’coniuge’? Vediamolo insieme anche alla luce della riforma Cartabia.
Negli ultimi anni i numeri delle separazioni e dei divorzi confermano un trend già noto: proseguire e consolidare nel tempo una relazione matrimoniale non è facile. Secondo i dati del rapporto Istat ‘Matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi’ riferito al 2021, infatti, le separazioni sono pari a 97.913, registrando un +22,5% rispetto all’anno precedente (in cui però la pandemia e le restrizioni impedivano o rendevano più difficoltose non poche attività) e i divorzi sono in un numero pari a 83.192, con un +24,8% rispetto al 2020.
Non dimentichiamo poi che dal primo marzo scorso in Italia divorzi e separazioni sono più veloci perché sono entrate in vigore le norme di cui alla riforma dell’ex Ministro della Giustizia Cartabia. Oggi chi intende porre fine all’unione matrimoniale, può farlo grazie a pratiche più snelle e veloci e potrà contare su una serie di novità in tema di processi, convivenza e figli che intendono aiutare i coniugi in crisi insanabile a rendere più rapido lo scioglimento del legame.
Ebbene, di seguito chiariremo un quesito che non poche persone continuano a porsi: con la separazione si resta marito e moglie oppure no? Tra gli effetti della separazione vi è dunque anche quello della perdita dello stato civile di coniugato oppure detto stato si conserva fino al divorzio? Lo scopriremo insieme nel corso dell’articolo, in cui contestualmente accenneremo anche alle novità della citata riforma e ricorderemo la differenza tra separazione e divorzio. I dettagli.
Effetti della separazione: si resta marito e moglie oppure no?
Separazione e divorzio tra regole tradizionali e novità della riforma Cartabia
Chi intende chiudere una storia matrimoniale, penserà subito ad ottenere il divorzio ma, a ben vedere, esso è la tappa successiva rispetto alla separazione: «scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio» è il nome tecnico che la legge dà al divorzio e, proprio per questo, la domanda di cui sopra sorge spontanea: questo significa che con la separazione si rimane marito e moglie? Appare comprensibile chiederselo perché come è noto, prima di poter tornare, a tutti gli effetti, single è necessario appunto compiere due passaggi chiave - appunto separazione e divorzio.
Vero è però che la riforma Cartabia ha semplificato l’iter di scioglimento del matrimonio ed, oggi, dopo il suo varo sono diverse - come accennato - le novità per chi inizierà un processo di separazione e di divorzio. Tra le altre, con un unico atto sarà possibile richiedere separazione e divorzio giudiziale.
Tuttavia permane, in qualche modo, una duplicità di procedimento - iter di separazione e di divorzio non si sovrappongono - e, a ben vedere, ci si potrebbe anche domandare del perché esista un percorso per la separazione e uno per il divorzio. Ebbene, non dimentichiamo che il nostro ordinamento, per quanto abbia sempre affermato di essere laico, è da sempre ancorato ai dogmi cattolici. Ecco perché ha sempre evidenziato una certa ritrosia, che si manifesta anche nella duplicazione di regole e procedimenti, verso lo scioglimento del matrimonio.
Tuttavia, come abbiamo detto, la riforma Cartabia ha lanciato un rito unico per separazioni, divorzi e gli altri giudizi civili che attengono a famiglie e minori. In buona sostanza oggi separarsi e divorziare è più facile e veloce.
Tempi più rapidi e domanda di divorzio nella causa di separazione
Allo scopo di diminuire i tempi (che dovrebbero calare a 8 - 12 mesi) per lo scioglimento dell’unione matrimoniale e il ritorno allo status di ’single’, la riforma Cartabia ha dunque previsto una nuova procedura unificata per le separazioni, i divorzi e gli altri giudizi civili che attengono famiglie e minori (ad eccezione delle adozioni).
Di fatto il rito di separazione e divorzio è divenuto unico, con l’eliminazione della cosiddetta l’udienza presidenziale. Pertanto le coppie che vorranno separarsi, dal primo marzo 2023 possono fare riferimento agli avvocati specializzati in materia di separazione e divorzio, che raccoglieranno immediatamente gli elementi per chiedere la separazione. Il magistrato valuterà poi se vi sono gli estremi per emettere una sentenza di separazione già alla prima udienza.
Ciò che preme ricordare qui è che la riforma prevede inoltre che nella causa di separazione possa anche essere già inclusa la domanda di divorzio - e questo consentirà di non dover fare due cause. Ricordiamo che la separazione comporta la cessazione dei doveri di coabitazione e di fedeltà, mentre il divorzio è quell’istituto giuridico che decreta la fine di un matrimonio.
La separazione non è abolita dalla riforma Cartabia
Ricapitolando:
- in tribunale la separazione e il divorzio si possono chiedere insieme, con un solo atto, con l’assistenza di un avvocato, preferibilmente un avvocato divorzista;
- non occorre più un ricorso per domandare la separazione, e poi un secondo ricorso separato per domandare il divorzio perché ora si possono chiedere insieme. Pertanto onde avere direttamente il divorzio immediato sarà sufficiente fare una domanda cumulativa in un unico ricorso.
Attenzione però: questo non significa che la separazione viene abolita, perché continua ad esserci. Ecco perché la domanda iniziale che ci siamo posti continua ad aver senso e non abbiamo oggi un “divorzio senza separazione”: più semplicemente i tempi per conseguire prima la separazione e poi il divorzio breve si sono velocizzati.
Insomma, è importante parlare della riforma Cartabia per rispondere alla domanda relativa agli effetti della separazione e capire se si resta - o meno - marito e moglie. Questo perché, come detto sopra, il divorzio potrà essere conseguito anche durante la causa di separazione ed, anzi, trattato contestualmente alla separazione nello stesso procedimento e dallo stesso giudice. Per il divorzio basterà infatti che vi sia stata la separazione e che siano trascorsi 6 o 12 mesi dalla separazione stessa, a seconda che la separazione sia stata pronunciata a seguito di un giudizio consensuale o giudiziale. Nel periodo in oggetto i coniugi non devono ovviamente essersi riconciliati.
Si resta marito e moglie dopo la separazione?
Abbiamo appena usato la parola ’coniugi’ non a caso: infatti, anche dopo il varo della riforma Cartabia, da questo punto di vista non vi sono novità. Da separati si è ancora formalmente ’sposati’ e dunque ’coniugi’ o ’marito e moglie’: la separazione non scioglie il matrimonio, ma piuttosto libera marito e moglie da alcuni importanti obblighi legati al matrimonio - pensiamo a quello della convivenza e a quello della fedeltà. Ma soltanto con il provvedimento di divorzio si consegue lo scioglimento definitivo del matrimonio.
In altre parole da separati si è ancora sposati per la legge italiana, ma si attenuano alcuni doveri matrimoniali. E questo vale anche dopo le novità della riforma Cartabia e anche se i coniugi hanno iniziato a vivere separatamente, ovvero in abitazioni diverse e anche frequentando un partner diverso.
D’altronde, come è noto, non basta separarsi per potersi sposare una seconda volta. E anche questa considerazione conferma che la separazione non scioglie il matrimonio e non fa perdere dunque lo status di ’coniuge’.
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