La Cina in riapertura può impattare sui prezzi in Europa: perché? L’ultimo avvertimento di Lagarde sull’inflazione riguarda l’effetto dragone. Il mercato energetico sarà sempre più in competizione.
La decisione della Cina di riaprire la sua economia aumenterà l’inflazione in Europa mentre entrambi competono per più energia: con questa dichiarazione Lagarde ha aggiunto gravità allo scenario della zona euro in preda a prezzi ancora elevati.
Che il dragone sia un ago della bilancia per l’economia globale è noto, tanto che le restrizioni Covid severe e prolungate avevano fatto temere il peggio nuovamente per le catene di approvvigionamento mondiali.
Di certo, l’eliminazione delle misure per la pandemia nella secondo potenza economica mondiale hanno dato ottimismo, ma tra i tanti effetti che può innescare si teme quello di una pressione al rialzo sull’inflazione. Soprattutto per l’energia e per l’Europa.
Prezzi energetici più alti in Europa? La spinta è la Cina
“La riapertura della Cina è qualcosa che sarà positivo soprattutto per la Cina...per il resto del mondo, ma avremo una pressione inflazionistica su molti di noi, semplicemente perché il livello di energia consumato dalla Cina lo scorso anno è stato certamente inferiore a quello che consumeranno quest’anno, la quantità di Gnl [gas naturale liquefatto] che [loro] acquisteranno dal resto del mondo sarà superiore a quella che abbiamo visto e non c’è molta capacità di riserva in termini di petrolio e gas”: con questa riflessione Lagarde ha lanciato un avvertimento, soprattutto all’Europa affamata di energia non russa.
Il punto è che la domanda aggiuntiva del dragone creerà una pressione traducibile con un aumento dei prezzi. L’Agenzia internazionale dell’energia ha avvertito che le aziende europee potrebbero dover affrontare costi più elevati quando cercano di acquistare gas naturale quest’anno, poiché ci sarà più concorrenza per la merce. Un concetto economico semplice, ma con risvolti rischiosi per il nostro continente.
L’allerta sul mercato energetico in fermento era stata già lanciata. Questo non solo perché il rientro a pieno titolo nelle dinamiche economiche e produttive di Pechino ravviva la domanda mondiale (di energia, ma anche di materie prime vitali).
Il momento è storico anche per l’offerta di beni energetici: con le sanzioni in corso contro la Russia, l’Europa ha eliminato una fonte alla quale attingere. A breve, il 5 febbraio, anche il diesel russo sarà sanzionato. Con la conseguenza che più importatori, anche gli europei, si rivolgeranno agli stessi mercati.
Un mix di maggiore domanda e minore offerta che spingerà i prezzi nel 2023. Con la Cina in riapertura a giocare di nuovo da protagonista.
leggi anche
L’ultimo allarme sul gas viene dal Qatar
© RIPRODUZIONE RISERVATA