Si avvicinano le elezioni europee ma ancora c’è da capire cosa farà il frammentato mondo della sinistra italiana: senza un listone, appare impossibile per ciascuna forza politica superare la soglia di sbarramento del 4%.
Sigmund Freud circa un secolo fa ammise che, nonostante trent’anni di ricerche, una domanda a cui non è riuscito a dare risposta è “cosa vogliono le donne”. Al giorno d’oggi, un altro quesito che sembrerebbe essere una sciarada è “cosa vuole fare la sinistra in Italia”.
Un interrogativo che alle prossime elezioni europee di fine maggio potrebbe diventare uno psicodramma: con la soglia di sbarramento che è del 4%, senza un progetto unitario nessuna forza politica dell’area sembrerebbe avere la forza di poter oltrepassare l’asticella.
Il buon senso quindi vorrebbe che si mettessero da parte dissapori e veti incrociati per dar vita a un fronte comune. A pochi giorni dalla presentazione dei simboli, tutto sembrerebbe essere in alto mare.
Dopo il binario morto in cui parrebbe essere finito il progetto Coalizione Civica di Luigi De Magistris, adesso sono i Verdi (appena mollati da Italia in Comune che andrà con +Europa alle elezioni europee) a lanciare un appello per cercare di trovare un accordo.
Elezioni europee: cosa fa la sinistra?
La legge elettorale delle elezioni europee è di stampo puramente proporzionale con una soglia di sbarramento a livello nazionale del 4%. A differenza delle politiche, non si possono fare coalizioni ma soltanto unirsi in un’unica lista.
Gli ultimi sondaggi politici danno l’insieme dei tre partiti che componevano Liberi e Uguali (Articolo 1-MDP, Sinistra Italia e Possibile) al 2,3%, Potere al Popolo al 2,2% e i Verdi considerati però insieme a Italia in Comune all’1%.
Nel 2014 alle europee venne fatta lista L’Altra Europa con Tsipras che vedeva insieme l’allora SEL, Rifondazione, Verdi e altri movimenti. Prendendo il 4,03%, il listone riuscì per un soffio a oltrepassare la soglia di sbarramento ed eleggere tre eurodeputati.
Dopo le divisioni delle scorse elezioni politiche, con Liberi e Uguali che ha preso il 3,4% superando così la soglia che era però del 3%, adesso la situazione sembrerebbe essere ancora più frammentata.
Articolo 1-MDP alle elezioni amministrative, il primo turno si terrà in concomitanza delle europee, ha stretto accordi un po’ ovunque con il PD. Visto il nuovo corso dem di Zingaretti, c’è stato un riavvicinamento ma gli scissionisti non possono rientrare dalla porta e, di conseguenza, non si dovrebbero presentare alle europee per cercare di far rientro alla chetichella dalla finestra.
I Verdi avevano praticamente un accordo con Italia in Comune del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, ma questi poi hanno preferito andare con +Europa. Adesso gli ambientalisti hanno lanciato un appello alle forze di sinistra per creare un soggetto unitario.
Idea che non sembrerebbe dispiacere a Sinistra Italiana, Rifondazione e Possibile di Pippo Civati, forze che avevano già dato il loro parere positivo anche a quella Coalizione Civica pensata da Luigi De Magistris: del progetto del sindaco di Napoli però ormai si sono perse le tracce.
Potere al Popolo invece, dopo la rottura con Rifondazione, non sembrerebbe avere intenzione di aderire a questo listone così come il Partito Comunista. Favorevole invece al progetto dei Verdi Diem25, il movimento che segue l’ex ministro greco Varoufakis.
Il sentore alla fine è che una lista unitaria si farà ma, senza l’appoggio di Potere al Popolo e in mancanza di un vero progetto politico, sarà ugualmente difficile oltrepassare il 4% con l’Italia che così potrebbe non avere propri rappresentarsi a Strasburgo tra i Verdi e la Sinistra Europea.
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