Negli appuntamenti delle elezioni regionali 2024 il centrodestra potrebbe presentarsi diviso: tra Meloni e Salvini sarebbe in atto uno scontro che potrebbe far tremare il governo.
Cosa farà il centrodestra alle elezioni regionali 2024? Oltre alle europee e all’immancabile tornata delle amministrative, quest’anno in Italia si voterà anche per eleggere un nuovo presidente in ben cinque Regioni.
Il primo appuntamento del 2024 con le elezioni regionali sarà quello del 25 febbraio in Sardegna, mentre in Abruzzo le urne si apriranno il 10 marzo; scontato l’accorpamento del voto in Piemonte con le europee che si terranno il prossimo 9 giugno - data a cui potrebbe accodarsi anche la Basilicata -, con l’Umbria che in autunno andrà a chiudere questa lunga serie di appuntamenti elettorali.
Si tratta di cinque Regioni tutte amministrate dal centrodestra e con dei presidenti al loro primo mandato: in passato la coalizione ha riconfermato sempre gli uscenti tranne in casi particolari, vedi le ultime regionali in Molise, ma nel 2024 la musica potrebbe cambiare.
Stando a voci sempre più insistenti Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che non si sono mai amati per usare un eufemismo ma da anni sono alleati obtorto collo visto che la coalizione unita è maggioranza in buona parte del Paese, sarebbero ormai sempre più distanti per quanto riguarda la scelta dei candidati alle regionali.
Centrodestra diviso alle elezioni regionali 2024?
Il casus belli ufficiale è rappresentato dalla Sardegna, con Matteo Salvini che ha confermato la fiducia al presidente in carica Christian Solinas - leader del Partito Sardo d’Azione che è un alleato della Lega - mentre Fratelli d’Italia e Forza Italia spingono per puntare sul sindaco di Cagliari Paolo Truzzu.
Il tempo nell’Isola però sta iniziando a stringere e un accordo ancora non è all’orizzonte, con l’ipotesi di una spaccatura di conseguenza sempre più probabile: per fortuna del centrodestra in Sardegna anche il centrosinistra sarà diviso viste le candidature della pentastellata Alessandra Todde - sostenuta anche dal Pd - e dell’ex presidente Renato Soru alla guida di una serie di liste civiche.
Il caso della Sardegna però potrebbe condizionare a mo’ effetto domino tutte le altre elezioni regionali. La reazione di Matteo Salvini alla rottura di FdI sulla figura di Christian Solinas non si è fatta attendere, con la Lega che ha preso tempo sulla ricandidatura di Marco Marsilio (FdI) in Abruzzo.
Ecco che allora Fratelli d’Italia avrebbe messo in dubbio una corsa bis della leghista Donatella Tesei in Umbria e anche i due forzisti Vito Bardi e Alberto Cirio, rispettivamente presidenti di Basilicata e Piemonte, che starebbero iniziando a traballare.
Insomma se a breve non verrà siglata la pace in Sardegna allora ecco che la spaccatura potrebbe condizionare tutte le altre elezioni regionali in programma nel 2024, riflettendosi poi inevitabilmente anche nelle amministrative dove si voterà in comuni importanti come Firenze, Bari e Cagliari.
È guerra tra Meloni e Salvini?
Il problema di fondo che si celerebbe dietro questa lite per le elezioni regionali sembrerebbe essere matematico: Fratelli d’Italia che per gli ultimi sondaggi politici sarebbe di poco sotto al 30% a livello nazionale, su cinque Regioni non vuole lasciarne due alla Lega e altrettante a Forza Italia tenendo per sé solo l’Abruzzo.
Se queste sono le premesse, il 2024 potrebbe essere un anno particolarmente delicato per il governo che sarà chiamato ad affrontare molte sfide assai delicate: dal Pnrr agli sbarchi record dei migranti, fino all’inflazione e al ritorno del Patto di Stabilità.
In più ci sono le delicatissime elezioni europee di giugno, dove Matteo Salvini e Giorgia Meloni si contendono lo stesso elettorato: la crescita di Fratelli d’Italia infatti è avvenuta tutta a discapito della Lega che, in precedenza, aveva vampirizzato Forza Italia e la parte più a destra del Movimento 5 Stelle.
Queste fibrillazioni per le elezioni regionali, se dovessero portare a una rottura nel centrodestra, andrebbero inevitabilmente ad agitare le acque del governo con un rimpasto in estate che potrebbe essere lo scenario più conciliante.
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