I motivi della vittoria di Alessandra Todde alle elezioni regionali in Sardegna e le conseguenze sul governo Meloni viste le tensioni tra la premier e Matteo Salvini.
Se Silvio Berlusconi fosse ancora vivo Alessandra Todde non avrebbe vinto le elezioni regionali in Sardegna. Può suonare strano, ma con ogni probabilità il centrodestra ha risentito della mancanza del leader e fondatore di Forza Italia, capace in passato di compattare sempre la coalizione alle urne mettendo da parte le varie diatribe e antipatie personali per arrivare allo scopo finale: vincere.
Le elezioni regionali Sardegna 2024 così possono essere spiegate con un dato: il candidato del centrodestra Paolo Truzzu ha ricevuto quasi il 4% dei voti in meno rispetto a quello delle sue liste, preferenze che invece per il 3% sono andate ad Alessandra Todde.
Se consideriamo che la candidata di Movimento 5 Stelle, Pd, Alleanza Verdi-Sinistra e altre liste civiche di centrosinistra, ha vinto le elezioni per 3.000 voti al termine di un serrato testa a testa, appare evidente come il voto disgiunto abbia condannato il centrodestra tanto che è iniziata già la caccia al “traditore”.
In più Paolo Truzzu, sindaco uscente di Cagliari, è crollato nella sua città dove Alessandra Todde è andata oltre il 50% con i cagliaritani che sono stati determinanti nella sconfitta del loro ex primo cittadino, segno di come il candidato meloniano negli ultimi cinque anni con ogni probabilità non abbia amministrato molto bene.
Perché Alessandra Todde ha vinto le elezioni in Sardegna
Pensare che Alessandra Todde abbia vinto le elezioni regionali in Sardegna solo per le colpe del centrodestra però è altamente riduttivo, visto che sono stati molti i meriti della candidata e della coalizione che l’ha sostenuta.
Non bisogna dimenticare poi che la pentastellata è stata più forte della spaccatura - non di certo una novità - in seno al centrosinistra, con Azione e Italia Viva che hanno preferito andare in coalizione con Rifondazione Comunista sostenendo l’ex presidente Renato Soru pur di non appoggiare la candidata del Movimento 5 Stelle.
Del resto l’8% preso da Soru avrebbe potuto pesare molto di più rispetto al 4% del voto disgiunto sfavorevole a Truzzu.
Alle elezioni regionali in Abruzzo che si terranno a marzo andrà in scena invece il tanto evocato “campo largo”: tutto il centrosinistra allargato ai 5 Stelle correrà insieme sostenendo Luciano D’Amico contro il presidente uscente Marco Marsilio, per un ritorno all’epoca del bipolarismo visti i soli due candidati in campo.
In Sardegna Pd e M5s sono stati bravi a trovare una candidata credibile come Todde - isolana doc - sostenendola con convinzione e senza tatticismi: la vittoria in Sardegna così potrebbe essere l’inizio di un’alleanza organica tra i giallorossi.
Governo Meloni in crisi dopo la Sardegna?
Antonio Tajani è certo: la sconfitta alle elezioni regionali in Sardegna non produrrà contraccolpi per quanto riguarda il governo. Tra le fila della maggioranza però non sembrerebbero mancare veleni e scambi di accuse.
Tutte le attenzioni così sono rivolte verso Giorgia Meloni e Matteo Salvini. La prima avrebbe la responsabilità di aver scelto un candidato che è crollato nella sua Cagliari, mentre sul secondo - in particolare sugli alleati del Partito Sardo d’Azione dell’ex presidente Christian Solinas impallinato dai meloniani - pende il sospetto di aver fatto poco per arginare il voto disgiunto fatale a Paolo Truzzu.
Come riportato da diversi quotidiani, nella serata di ieri ci sarebbe stato un acceso confronto tra Meloni e Salvini, con la premier infuriata con il suo ministro accusato di “tradimento” tanto che il leader della Lega avrebbe abbandonato il Consiglio dei ministri.
Il rischio adesso è quello di perdere anche le elezioni regionali in Abruzzo dopo quelle in Sardegna, con una sorta di effetto domino che potrebbe condizionare la scelta dei candidati in Piemonte, Basilicata e Umbria, le altre Regioni al voto in questo 2024.
Nonostante le rassicurazioni di Tajani, il voto in Sardegna potrebbe avere delle ripercussioni sull’azione del governo: tornano così in ballo le questioni non solo del terzo mandato per i presidenti di Regione, ma anche dell’Autonomia e del premierato.
C’è anche chi è pronto a scommettere su una possibile crisi di governo dopo le elezioni europee, con Giorgia Meloni tentata di scaricare Matteo Salvini e di presentarsi in anticipo alle urne per chiedere i “pieni poteri” insieme a Forza Italia e ai centristi.
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