Emergenza Coronavirus, regole più severe da oggi: ma per il personale ATA non ci sono novità.
Emergenza Coronavirus e Scuola: cosa cambia - soprattutto per il personale ATA - con il DPCM dell’11 marzo 2020 con il quale sono state introdotte nuove restrizioni per contrastare l’emergenza Coronavirus?
Come noto il personale ATA si è detto più volte contrario alla decisione del Governo di sospendere le lezioni anziché chiudere completamente le scuole, in quanto in questo modo collaboratori scolastici (seppur per un numero limitato) e assistenti amministrativi sono comunque chiamati a presentarsi a lavoro.
Ebbene, adesso che il Governo ha attuato nuove disposizioni in merito ci si chiede se per il personale ATA l’obbligo di presentarsi a scuola vale comunque oppure no; proviamo a fare chiarezza in merito.
Emergenza Coronavirus: gli ATA devono comunque andare a scuola?
Nella serata di ieri il Presidente del Consiglio ha annunciato le novità contenute dal DPCM dell’11 marzo 2020, comunicando la chiusura di diverse attività commerciali (qui la lista).
Il Decreto, però, non introduce nuove norme per le istituzioni scolastiche: nonostante alcune fake news circolare in queste ore, quindi, le scuole restano aperte con la sola sospensione delle attività didattiche che varrà fino al prossimo 3 aprile.
Ciò significa che Dirigente Scolastico e personale ATA dovranno comunque andare a scuola, con la possibilità però di servirsi dello smart working nelle situazioni in cui ciò è compatibile con le mansioni svolte. Inoltre, si invitano i Dirigenti Scolastici ad attivare dei contingenti minimi, così da evitare lo spostamento fisico - e l’assemblamento nei locali della scuola - di molte persone, così da ridurre le occasioni di contagio.
Le Pubbliche Amministrazioni restano quindi operative, ma dovranno individuare le attività indifferibili da rendere in presenza e quelle che invece si potranno anche svolgere in modalità di lavoro agile.
Quello di agevolare lo smart working, quindi, è solo un invito - e non un obbligo - per il Dirigente Scolastico. Così come lo è l’utilizzo dei contingenti minimi per i collaboratori scolastici, per il quale dovrà esserci un numero di personale utile per svolgere le “ulteriori prestazioni necessarie non correlate alla presenza di allievi”.
Emergenza Coronavirus, sindacati: poca chiarezza nei confronti degli ATA
Ad intervenire sulla questione personale ATA è stato anche Pino Turi, segretario confederale della UIL Scuola. Questo ha dato una spiegazione sul motivo di tante polemiche da parte del personale ATA:
“Nessuno ha dato spiegazione del motivo per cui il personale ATA è a scuola mentre tutto l’edificio è vuoto. Si sentono discriminati”.
In un periodo in cui la tutela della salute è così di primaria importanza nessuno ha avuto interesse a spiegare al personale ATA il motivo per cui la propria presenza è così fondamentale. D’altronde, Turi ha ricordato che è compito delle amministrazioni verificare e garantire la salubrità dei luoghi di lavoro, oltre ad impedire che le infezioni possano riversarsi sulla popolazione. E visto questo principio - con le scuole che non tutte sono in grado di garantire ciò - è ovvio che se un lavoratore va a lavorare e sa di potersi ammalare non è tranquillo.
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